Estratto da la Repubblica
Quella di Cristiano Ronaldo è diventata di culto, ma il mondo è pieno di statue di calciatori bizzarre. Marcelo Gallardo, quando ha visto la sua, è rimasto di ghiaccio. "Mi hai fatto le guance grosse!", ha provato a sviare con la scultrice, […]
Da un anno a questa parte, sembra che non si possa giocare a calcio senza Gallardo. Quando si libera una panchina importante, c'è sempre lui nell'elenco dei papabili. Hanno accostato il suo nome a Paris Saint-Germain, Chelsea, Barcellona, Atlético e Real Madrid. Fra le ultime ci sono Roma e Napoli. […]
Marcelo Gallardo ha fatto la storia del calcio, ma solo in Sudamerica. Ha lasciato il River come l'allenatore più vincente di sempre del club. Quattordici trofei, due Libertadores (la Champions del Sudamerica), una di queste vinta nella "Finale Eterna", quella del 9 dicembre 2018 contro i nemici cittadini del Boca Juniors. Giocata al Bernabéu di Madrid perché era una partita troppo sentita perché si potesse disputare a Buenos Aires senza scontri o feriti.
Gallardo è arrivato nel 2014, chiamato da Enzo Francescoli e Rodolfo D’Onofrio quando del River Plate rimaneva la storica banda rossa su fondo bianco e un progetto sportivo da ricostruire dalle ceneri, dopo la dolorosa retrocessione di tre anni prima. Quando se n'è andato a fine 2022 piangeva un popolo intero, che stava perdendo il suo Napoleón, il suo condottiero. […]
SABELLA E BIELSA, I MENTORI
Uno dei suoi due mentori, l'ex ct argentino Alejandro Sabella, ha detto che "se volete saperne di calcio, dovete spaccare in due la testa di Gallardo: ci troverete un'enciclopedia calcistica illustrata". Il suo secondo ispiratore è Marcelo Bielsa, che l'ha allenato quando vestiva la maglia dell'Argentina. "È uno che ti apre la mente, accende una scintilla in te". Lavorare con lui "è stato maestoso, spettacolare. Come dico sempre, lui mi ha scelto".
GUARDIOLA, IL CALCIO “FLUTTUANTE”, L’INTENSITÀ
Pep Guardiola ha detto che il suo River fosse "incredibile". Dentro ci ha forgiato Julián Álvarez, uno dei suoi pupilli, mentre l’altro campione del mondo Enzo Fernández è uno dei suoi rivali al Chelsea. La sua parola d'ordine è "protagonismo", il suo calcio è fluido o, come dice lui, "fluttuante". Non c'è modulo con cui non abbia giocato, in Argentina a un certo punto si chiedevano se avesse riscoperto l'ancestrale "piramide invertita" per mandare sempre più giocatori in attacco. Era impossibile trovare proposte raffinate come la sua in quel continente.
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[…]Sostiene di non essere amico dei suoi giocatori, ma è uno di quegli allenatori per i quali i suoi uomini farebbero di tutto. Maniacale nel lavoro, è diventata celebre l’esperta di neuropsichiatria che aveva ingaggiato in avenida Figueroa Alcorta, sede del club, e che parlava della sua missione come una fattucchiera: “sono qui per potenziare il cervello di ogni giocatore, portare al massimo possibile i loro limiti mentali”.
Europa, sì, ma quando?
L’Europa ne è rimasta affascinata. Lo corteggia da anni, è pronta a comprargli un biglietto di sola andata da quando lui ha sentito che il progetto River, sua zona di comfort che ha tanto faticato ad abbandonare, fosse finito. Marcelo a The Athletic ha detto che più che una squadra cerca “una sensazione”. “Devi trovare la connessione giusta, il posto dove puoi trasmettere le tue idee. Ho bisogno di un senso di identificazione. Se non lo trovo, non ho problemi a continuare a fare quello che sto facendo”, cioè passare il tempo con la sua famiglia, lontano dal calcio.
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