Gigi Garanzini per “La Stampa”
Gruppo compatto che più compatto non si può. Tre squadre in testa, nove in 4 punti, compresa l'Udinese a quota 13, un'intrusa di lusso. E fin qui può succedere, di rado ma può. Quel che attiene a un mondo paranormale è quanto accaduto negli ultimi due minuti allo Stadium. Pareggio Juve su rigore, sorpasso di Milik e annullamento da Var per offside di posizione. Con tre espulsi e ripetuti focolai di rissa. In capo a una partita che la Juventus ha giocato per la prima metà in maniera inguardabile, anche per ragioni cromatiche, e per la seconda, se non altro, con orgoglio.
Alla fine è uscito il risultato più giusto, anche se non facile da accettare, e prima ancora da capire alla luce della lunga quanto manifesta inferiorità bianconera. Riavvolgendo il nastro, ci aveva provato due volte Miretti in avvio, cercando la porta e trovando Sepe attento, ma si è capito presto che trattavasi di fuoco di paglia. Perché in campo era messa meglio la Salernitana e quando Mazzocchi ha saltato un Cuadrado al lumicino erano in tanti in area pronti a sfruttare l'assist. Segno che avevano capito di poterci credere.
Dire che la Juve ha accusato il colpo è un eufemismo. Ci ha messo venti minuti a creare un'occasione, anzi un gol di Vlahovic viziato da offside, e quando Paredes sulla sinistra ha imitato Cuadrado andando fuori tempo è arrivato il mani di Bremer e il raddoppio di Piatek su rigore. La reazione di pancia della Juve, dopo l'intervallo, ha prodotto il gol di Bremer su gran traversone di un Kostic sino a lì impalpabile.
Il resto lo ha fatto il calo della Salernitana che un po' alla volta ha cominciato a cedere campo. La Juve di qualche stagione fa a quel punto l'avrebbe sbranata. Questa, prima dei due minuti fatali, ha sì creato qualche buona occasione. Ma non ha mai mostrato il piglio di chi vuol fare risentire, una volta per tutte, la voce del padrone. E ha pure dilapidato tesori di energie, fisiche e nervose, a tre giorni dalla partita chiave col Benfica. -
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