LA JUVE ESORCIZZA IL DIAVOLO - 33 GIORNI DOPO LA SCONFITTA IN SUPERCOPPA A DOHA, I BIANCONERI BATTONO IL MILAN E AGGUANTANO LA SEMIFINALE DI COPPA ITALIA COL NAPOLI - LA JUVE PARTE ALLA GRANDE E VA IN GOL CON DYBALA E PJANIC - I ROSSONERI ACCORCIANO LE DISTANZE CON BACCA E SFIORANO LA RIMONTA IN 10 (ESPULSO LOCATELLI) - VIDEO
Emanuele Gamba per la Repubblica
LA Juventus ha regolato pure questo conticino: il Milan l’aveva fatta franca due volte, a San Siro e a Doha, ma non allo Stadium, che resta inattaccabile per lui come per tutti. Al terzo confronto diretto, le distanze tra la più forte d’Italia e i ragazzini rossoneri si sono stagliate con nitidezza, anche se nell’ultima mezzora la squadra di Allegri s’è confusa e ha gestito disordinatamente la fase di massima superiorità, con un gol e un uomo di vantaggio per l’espulsione di Locatelli (secondo giallo per un calcione a Dybala).
Non ha rischiato quasi nulla (l’unico tiro in porta è stato di Kucka, su punizione), ma ha improvvisamente rinnegato quel senso di soverchiante superiorità che aveva ostentato per un’ora, del tutto squilibrata a suo vantaggio.
Allegri s’è un poco arrabbiato, lui si irrita molto quando i suoi non sanno essere padroni di una situazione pure così comoda, ma almeno resta qualche difetto su cui lavorare, per riempire il tempo che manca alla Champions (e alla prima semifinale con il Napoli, che si giocherà a Torino o il 28 febbraio o il 1° marzo). Il Milan ha perso per pura inferiorità, certe imprese sorprendenti si possono replicare due volte ma tre no, è un fatto di natura.
Stavolta ha avuto un po’ di paura, o più probabilmente di soggezione. Non gli è mancato l’orgoglio (è con quello che è rimasto in partita fino all’ultimo) ma un poco di personalità. Di certo, a livello tecnico e fisico il confronto tra le due formazioni è impietoso, soprattutto ora che la Juventus sta entrando in una nuova dimensione.
Allegri non ha toccato di una virgola, se non in difesa, la formula utopia che aveva la lanciato contro la Lazio. È stata una decisione quasi spudorata, ma non vedeva l’ora di dare una svolta a una stagione che rischiava di impantanarsi nella ripetitività. Ciò che ha impressionato, però, non sono stati tanto i fuochi d’artificio che sovente si sprigionano da questa inedita concentrazione di talento, quanto la capacità della squadra di trovare subito equilibri e distanze.
Prima di batterlo con i gol (molto belli), la Juventus ha annichilito il Milan con un pressing esasperato, e di conseguenza esasperante, esercitato a tutto campo e a cui nessuno si è sottratto, impedendo ai rossoneri qualsiasi possibilità di sviluppo della manovra, che difatti si è ridotta ai lanci tagliati da Suso per l’inserimento dall’altra parte di Bonaventura.
Schema arcinoto, prevedibile e difatti previsto: la difesa bianconera s’era fatta ripetutamente infinocchiare a Doha, ma a furia di ripassi ha azzerato pure questo problema. Inoltre, una volta in (doppio) vantaggio, la Juve si è ritratta in blocco e con ordine, anche se il tutto è diventato un gran pasticcio dopo l’espulsione di Locatelli, che di fatto ha tolto logica alle cose.
La Juve aveva scavato il solco con due splendidi gol, un destro di Dybala liberato da colpo di tacco di Cuadrado una punizione al bacio di Pjanic. I bianconeri non hanno mai mollato l’osso anche se le occasioni per arrotondare non sono state moltissime, mentre il Milan ha sfruttato l’unica quando Bacca ha stangato in porta una palla vagante schizzata dai dintorni di Khedira. Lì è cominciata la fase illogica del match (c’è stato anche un buono spunto di Deulofeu), che però non ha intaccato la logica del risultato.