“Galliani fece un sondaggio per avermi sulla panchina del Milan. Lo avrei fatto, mi sarebbe piaciuto”. Coach Dan Peterson, mitologico allenatore di basket, svela al podcast BSMT di Gianluca Gazzoli un retroscena su Berlusconi e sulla possibilità di diventare allenatore dei rossoneri.
“Ero al teatro Manzoni per condurre l’Oscar dello Sport. Prima di andare in onda Adriano Galliani mi disse: ‘Berlusconi vorrebbe parlarti della possibilità di allenare il Milan il prossimo anno’. Io gli ho risposi che non volevo sabotare la mia squadra di basket, l’Olimpia Milano, e di aspettare la fine della stagione. Nel frattempo presero Sacchi, il migliore di tutti. Ogni volta che lo vedo gli dico: 'Che fortuna che hai avuto'".
Dan Peterson è l’uomo che ha portato un pezzo di America in Italia: ci ha fatto innamorare dei giganti Nba con le sue telecronache, ha raccontato l’insediamento di Reagan alla Casa Bianca, la cerimonia dell’Oscar, il wrestling su “Italia 1” (“Abbiamo toccato anche più di 4 milioni di telespettatori): “Indro Montanelli disse: “Dovete scrivere per il lattaio dell’Ohio”. Io nelle telecronache ho cercato di applicare questo modello. Il motto “Mamma butta la pasta”, l’ho mutuato da Bob Elson che diceva “Mamma, metti il caffè sul fuoco”. Non volevo dare lezioni di basket ma coinvolgere le persone e portarle a seguire la pallacanestro”
Il coach statunitense racconta la sua vocazione nata quando venne tagliato dalla squadra al liceo. “Ma non avrei potuto mai fare quello che ho fatto in Italia senza i due anni in Cile, dal ’71-‘73. Non parla, anche perché nessuno glielo ha chiesto, del golpe e della leggenda che lo vorrebbe spia della Cia visto che lasciò Santiago pochi giorni prima del golpe di Pinochet.
Ripercorre gli anni alla Virtus Bologna e l’inizio choc con tre sconfitte (“Ero come Gasperini all’Inter ma io avevo l’avvocato Porelli, che non finirò mai di ringraziare. Disse: Dietro di te c’è il cemento armato”).
Poi gli anni d’oro di Milano e l’epica rimonta contro l’Aris Salonicco: “Al PalaTrussardi vincemmo di 34 punti. Dopo la sconfitta in Grecia, non dissi nulla per una settimana per non trasmettere stress ai miei. Prima della partita, dissi solo: “Voglio vincere anche di un solo punto. Se avete intenzione di rimontare lo svantaggio, non dovete aver fretta. Basta recuperare un punto a minuto. Io ci credevo l’1%.
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Alla fine Bob McAdoo si arrabbiò con me quando parlai di miracolo: “Secondo lui eravamo tutti convinti. Ma io non lo ero..”. Sul ritiro a 51 anni: “E’ stato un errore. Ero molto esaurito. Forse se avessi fatto un mese di vacanza…”
Dan Peterson se la prende poi con “l’esasperazione del tiro da tre che ha rovinato il basket: “Vogliono mettere il tiro da quattro? Io abolirei il tiro da tre. E poi si gioca troppo: farei non 82 partite ma 60. E cambierei anche la durata delle partite: non 48 minuti ma 40”.
Il più grande allenatore del mondo? Jurgen Klopp. Se allena una squadra di basket Usa, la porta in finale Nba. Il più grande di tutti i tempi? Michael Jordan. E poi ricorda Kobe Bryant: “Un atleta americano formato in Italia dove ha imparato i fondamentali. Voleva essere il più grande a tutti i costi. Si allenava tre volte al giorno, alle volte, si alzava alle quattro del mattino. Per essere forte nell’ultimo quarto di gioco. Shaquille O’Neal ha detto che era maniacale. Un anno prima di morire mi vide in Gazzetta e mi disse: “Dan Peterson? Oh, Lipton Ice Tea, per me numero 1…”. Uhm, Uhm. Fe-no-me-na-le…
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