JUVE, E’ LA FINE DI UN’EPOCA – IL CASO DELLE PLUSVALENZE SOSPETTE FA CALARE IL SIPARIO SUL CICLO DI ANDREA AGNELLI (CHE NON SARA’ RIMOSSO DA ELKANN FINO A CHE L’INCHIESTA NON SARA’ CONCLUSA) - IL MEA CULPA DI UN DIRIGENTE BIANCONERO VIA WHATSAPP: "SOGNAVAMO DI RAGGIUNGERE IL REAL" - LA GIUSTIZIA SPORTIVA IN CONTINUO CONTATTO CON PROCURA E CONSOB. E C’È ATTESA PER ALCUNE INTERCETTAZIONI: POTREBBERO RISULTARE RILEVANTI

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MASSIMILIANO NEROZZI,STEFANO AGRESTI per il Corriere della Sera

 

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La fine di un'epoca, irripetibile e vincente, con nove scudetti filati, può essere contenuta anche nel messaggio di un dirigente bianconero, spedito via whatsapp nel mezzo dell'ultima estate: «Pensavamo di raggiungere il Real, ma è stato comunque un sogno bellissimo». Era la Juve partita da due settimi posti, capace di riprendersi la serie A e, appunto, sfidare le grandi d'Europa, in due finali di Champions.

 

Finché qualcosa s' era forse inceppato: con quell'impennarsi delle plusvalenze che, incrociate con le cifre dei bilanci, sono state l'incipit dell'inchiesta della Procura di Torino e della guardia di finanza. E continua intanto il lavoro di analisi dei documenti sequestrati da parte dei militari del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle, anche se al momento «la carta famosa» dei presunti compensi arretrati di Ronaldo non è saltata fuori.

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Come nessuna rivelazione pare arrivare dall'audizione dei testimoni: ieri è toccato a Paolo Morganti, segretario organizzativo arrivato alla Juve nel febbraio 2019, per due ore davanti ai pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e all'aggiunto Marco Gianoglio. L'inchiesta penale sarà fondamentale anche per il percorso della giustizia sportiva. La Procura federale ha aperto l'indagine ormai da tempo, ma gli strumenti investigativi non le consentono di andare avanti in modo significativo.

 

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Finora le plusvalenze fittizie sono state punite con una penalizzazione in classifica soltanto in un caso: quando un'inchiesta penale, attraverso le intercettazioni, ha consegnato ai giudici del calcio le prove che Chievo e Cesena si erano accordate per gonfiare le valutazioni di alcuni ragazzi della Primavera. In tutte le altre circostanze ci si è arenati di fronte alla soggettività della quotazione dei giocatori: una linea che il Tribunale federale ha sempre seguito e alla quale non derogherà.

 

Ma Giuseppe Chiné, capo della Procura, conta proprio su questo: l'esito delle indagini dei pm torinesi. È in continuo contatto con loro, è stato informato in anticipo delle perquisizioni, ma ancora non ha ricevuto alcun atto giudiziario. Succederà quando, con l'avviso di fine indagini, ci sarà il deposito degli atti: cosa che a Torino sperano di fare nel giro di un mese. Una situazione differente rispetto a quanto accaduto con i magistrati di Perugia impegnati nel caso del falso esame di Suarez, che hanno trasmesso le carte dopo mesi di attesa, creando anche un po' di tensione tra gli 007 della Federcalcio.

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È diretta anche la linea tra gli organi della Figc e la Consob, che ha già avuto due audizioni - una informale e una formale - con i membri della Covisoc, la Commissione di vigilanza e controllo sulle società. Tra documenti e intercettazioni dell'inchiesta torinese, ci sono elementi che potrebbero tornare utilissimi alla Procura federale. Soprattutto le telefonate intercettate sui telefoni dei dirigenti juventini, alcune «molto brutte» dal punto di vista sportivo, secondo gli investigatori. Potrebbero non avere valenza penale, ma essere rilevanti per la giustizia sportiva, che segue altri principi. Di sicuro i tribunali sportivi sono più rapidi nello svolgimento delle indagini e nell'istruzione dei processi: negli ambienti della Federazione c'è chi è già pronto a una primavera di fuoco.

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