“MI CHIAMAVANO MAIALINA, MI HANNO FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO, L'UNICA MIA COLPA È ESSERE RIMASTA IN SILENZIO FINO A OGGI ” - DOPO LE DENUNCE DELLE EX FARFALLE NINA CORRADINI E ANNA BASTA, ANCHE L’EX CAMPIONESSA MONDIALE DI RITMICA GIULIA GALTAROSSA ROMPE IL SILENZIO SULLE UMILIAZIONI E GLI ABUSI PSICOLOGICI SUBITI DALLO STAFF DELLA NAZIONALE ITALIANA: “MI DICEVANO CHE AVEVO IL SEDERE GROSSO. UNA VOLTA MI HANNO DATO UNA DIETA E ALLA FINE C'ERA SCRITTO UN MESSAGGIO PER ME: "ABBIAMO UN MAIALINO IN SQUADRA” – “LA FEDERAZIONE STA CERCANDO DI PARARSI. SARÀ COSTRETTA A…”
Da “Repubblica”
Dopo 10 anni l'ex campionessa mondiale di ritmica Giulia Galtarossa rompe il silenzio sulle umiliazioni e sugli abusi psicologi subiti dallo staff della Nazionale italiana. A convincerla le denunce affidate a Repubblica di Nina Corradini e Anna Basta. «Una volta - racconta - le allenatrici fecero schierare tutte le compagne davanti a me, poi una di loro mi chiese di fare un passo indietro e di girarmi di spalle per far vedere quanto fosse grosso il mio sedere».
Oggi Giulia, che con le Farfalle ha vinto due Mondiali, ha 31 anni e non ha dubbi: «Se mi chiedono di riconsegnare le medaglie vinte nella ritmica per riavere la felicità non avrei dubbi: direi di sì. L'esperienza all'Accademia di Desio mi ha rovinato la vita». L'ex atleta di Padova ancora subisce le conseguenze del trattamento ricevuto.
«Appena ho lasciato la ginnastica ho iniziato un percorso in un centro per i disturbi dell'alimentazione: mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata. Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa». Eppure Giulia nel 2012 aveva fatto presente alle allenatrici il proprio disagio: «Ma tutte hanno minimizzato il problema».
A Desio sapevano che lei non stava bene?
«Sì, ho anche pregato le allenatrici di mandarmi via. Loro però hanno fatto leva sul mio senso di colpa, facendomi pesare il fatto che la Federazione avesse fatto degli investimenti su di me. In realtà avevano bisogno solo di una pedina in più. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello, per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L'unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi».
Perché in 10 anni non ha mai denunciato?
«Una parte di me voleva farlo, ma l'altra aveva paura. Ero indecisa fino a poco fa, poi sono venuta a sapere che le allenatrici della Nazionale ancora ieri (lunedì, ndr ) continuavano a dire in giro che i disturbi alimentari non esistono. Sono solo scuse, dicono, perché le ginnaste si sfogano sul cibo quando non arrivano ai risultati. Penso sia troppo».
Quando è entrata in Nazionale?
«A 16 anni, era il 2008. Nel 2009 mi hanno promosso titolare. Nella mia vecchia società si respirava un clima diverso, invece a Desio mi svegliavo ogni mattina con la consapevolezza che mi avrebbero pesato. L'aspetto peggiore erano i commenti che seguivano il controllo.
Sono arrivate a pesarmi anche 4 volte al giorno: era diventato un problema anche bere mezzo litro d'acqua dopo ore di allenamento. Una volta un'assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: "Giulia, tu ti stai mangiando una pera?". Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c'era scritto un messaggio per me: "Abbiamo un maialino in squadra"».
Avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi del 2012.
«Avevano una grande considerazione di me, ma poi la fiducia mi crollava quando mi dicevano che ero "inguardabile" per 2 etti in più. L'ho saputo un anno prima che non avrei partecipato ai Giochi Olimpici. Mi hanno messo fuori dai titolari dopo il Mondiale del 2011 perché avevo 2-3 chili in più».
Dopo qualche mese però è tornata a Desio come assistente nello staff tecnico.
«Io ero nell'aeronautica militare, quando sono stata chiamata erano 3 mesi che non uscivo di casa, avevo preso 25 chili e pesavo 90 chili. Ero depressa, non parlavo con nessuno, mangiavo di notte. Quella chiamata fu la luce, anche perché era un'occasione d'oro per riscattarmi e tornare a credere in me stessa. Però, in quel ruolo, mi sono sempre rifiutata di pesare le ginnaste. Mi sono battuta più volte, invano, fino a quando ho rivissuto delle scene brutte».
Oggi Andrea Abodi, ministro dello sport, incontrerà Malagò e il presidente della Federginnastica.
«La Federazione, per come la penso io, sta cercando di pararsi. Sarà costretta a fare qualcosa e quindi qualcosa succederà. Qualcuno sapeva cosa accadeva realmente, ma altri sono rimasti sconvolti: non sono tutti coinvolti».