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“Bullshit”. Stronzate, le continua a definire Alexander Zverev. Le accuse di violenza nei confronti della ex compagna (i due hanno un figlio) Brenda Patea sono tutte “bullshit”. Patea accusa la stella del tennis tedesco di violenze domestiche. Non è la prima. Olga Sharipova l’aveva denunciato per averla presa a pugni volte, e per averla quasi soffocata con un cuscino. L’Atp, che con pochissima voglia aveva aperto un’inchiesta l’ha scagionato “per mancanza di prove”.
Ora la verità di Brenda Patea diventa pubblica. La Süddeutsche Zeitung ha i verbali delle accuse in tribunale. E ha parlato con lei di tutte le “bullshit” su come è finita la loro relazione “da sogno” iniziata nell’autunno del 2019. Lui, il campione tedesco di maggior successo dai tempi di Boris Becker. Lei, l’ex partecipante a Germany’s Next Top Model, che guadagna soldi sulle passerelle, nei servizi fotografici e come influencer. E’ durata meno di un anno.
Su richiesta del pubblico ministero, il 2 ottobre il tribunale distrettuale di Tiergarten ha emesso un’ordinanza penale contro Zverev: dovrà pagare 90 rate giornaliere – una multa totale di 450.000 euro – per semplici lesioni personali. Zverev ha presentato ricorso contro il provvedimento penale e respinge le accuse.
“Non voglio essere messa a tacere”, dice dopo anni di silenzio. Nell’ufficio del suo avvocato, Patea descrive il suo ex compagno come un uomo geloso. Lui le prendeva ripetutamente il cellulare, racconta, e a volte bastava un solo like sbagliato su Instagram. La rabbia si trasformava ripetutamente in violenza fisica contro di lei. Brenda Patea, scrive la SZ, non vuole descrivere con parole sue cosa è successo esattamente per non anticipare la dichiarazione che avrebbe dovuto fare in tribunale in un’eventuale udienza. Ma il suo resoconto può essere raccolto dai documenti del tribunale.
L’incidente principale sarebbe avvenuto una notte di metà maggio 2020 in un appartamento preso con Airbnb a Berlino: Zverev avrebbe spinto Patea contro il muro e avrebbe tentato di soffocarla durante una discussione nel corridoio. Successivamente ha avuto dolori alla gola e al collo e difficoltà a deglutire.
I documenti includono appunti di due amici di Patea, ai quali si dice che lei ne abbia parlato poco dopo il presunto crimine. Il giorno successivo Zverev avrebbe ammesso davanti a testimoni di aver “preso” per il collo la sua fidanzata di allora. Patea è stata interrogata per diverse ore per diversi giorni da un rinomato psicologo legale. L’esito positivo del rapporto costituisce una prova fondamentale a favore dell’ordine del tribunale.
La SZ racconta la storia dell’accordo confidenziale mai firmato da Patea. La bozza del contratto, pronto per essere firmato, è composta da nove pagine e regola la sicurezza finanziaria del bambino. Ad esempio, con un pagamento una tantum di 100.000 euro, di un generoso mantenimento e del diritto di vivere in una casa di Zverev. Patea avrebbe anche dovuto raggiungere Zverev sei volte all’anno con il bambino, all’estero, ovunque giocasse a tennis. Se Patea avesse firmato, non le sarebbe stato permesso di parlare delle sue presunte esperienze di violenza.
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Un contratto del genere non è raro negli sport professionistici, scrive la SZ. Tuttavia in Germania gli accordi di riservatezza non sono quasi mai validi quando si tratta di eventi penalmente rilevanti. Secondo una decisione del 1991, la Corte federale di giustizia considera immorali i contratti in cui una delle parti si impegna ad astenersi o a ritirare le accuse penali in cambio di un risarcimento. Patea ha detto di aver contattato Olya Sharypova.“Ho pensato di non essere sola”, ha detto.
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