Andrea Sereni per www.corriere.it
Un cognome importante, legato per sempre al pallone. Baggio ma non Roberto, Dino. Tante volte gli hanno chiesto se fosse un parente del Divin Codino, un cugino magari. Non è così, Dino Baggio da Camposampiero, provincia di Padova, è stato uno dei migliori centrocampisti d’Italia negli anni ’90, finalista al Mondiale americano con la Nazionale, ha vinto tanto, Juventus, Parma, è ancora primatista di reti in Coppa Uefa, l’attuale Europa League.
Oggi, 50 anni compiuti lo scorso luglio, è uscito dal mondo del calcio, allontanato da modi che non gli appartengono. Si è dato al teatro, è astemio, segue un regime alimentare vegano dopo essersi affidato a un guru della riflessologia plantare. E non solo questo. Che fine ha fatto il secondo Baggio più importante d’Italia?
L’omonimia con Roberto
Andiamo con ordine, iniziamo proprio dall’omonimia che si è portato dietro per una carriera intera. Quella con Roberto, condividono il cognome. «In tanti ancora mi chiedono se siamo fratelli. Non mi è mai pesato avere un cognome così importante. Anzi. Roby è stato uno dei forti giocatori al mondo, io ero solo contento che mi abbinassero a lui».
Non sono parenti, ma sono ancora amici, anche a distanza di anni dal ritiro: «Lo sento spesso, quando capita ci vediamo, lui è un vero amico. Poi tra gli ex compagni ho buoni rapporti con Benarrivo e con Orlandini».
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Ferito da un coltello lanciato dagli spalti
Con loro era al Parma, dove arriva dopo anni alla Juventus e con cui vince due volta la Coppa Uefa, poi una Coppa Italia e una Supercoppa. Ed è incolpevole protagonista di un curioso episodio. Durante i sedicesimi di finale di Coppa Uefa del 1998, contro il Wisla Cracovia, viene ferito alla testa da un coltello a serramanico tirato in campo da un tifoso polacco: se la cava con cinque punti di sutura e un grande spavento. E a fine stagione il Wisla viene sospeso dalle coppe europee per un anno e il suo Parma vince la competizione (terzo successo per Dino).
Il gesto dei soldi all’arbitro e la maxi multa
Serio e composto in campo, sempre. Tranne un giorno, nel 2000. Parma-Juventus, l’arbitro Farina gli mostra il cartellino rosso. Lui risponde mimando il gesto dei soldi tra le mani, come li stesse contando.
Prende sei giornate di squalifica, una maxi multa da 200 milioni (di lire) e viene escluso dalla Nazionale: «Quel gesto mi è costato carissimo ma lo rifarei ancora un milione di volte», ha raccontato di recente. «Ce l’avevo col sistema non con l’arbitro ma anche facendo quel gesto plateale non è cambiato nulla. Dopo comunque si è visto cos’è successo con Calciopoli».
DINO BAGGIO MARIA TERESA MATTEI
La moglie ex Non è la Rai
Baggio ha sposato l’ex volto di Non è la Rai Maria Teresa Mattei, che per lui lascia Roma e la carriera in televisione. Si conoscono quando Baggio gioca a Parma. «Ho continuato a lavorare a Buona domenica, per mesi ho fatto su e giù da Roma a Parma. Mi pesava, anche perché sapevo che Dino avrebbe potuto cambiare diverse squadre negli anni e non avere una casa fissa.
Non mi piaceva stargli lontano, non credevo in un rapporto a distanza e temevo che alla lunga la nostra storia ne avrebbe risentito. Così quando mi ha chiesto di sposarlo ho deciso di mollare tutto per seguirlo». Abbandona i riflettori senza rimpianti, visto il clima di competitività e invidia che si era instaurato dietro le quinte del programma di Boncompagni.
Con tanto di litigio con una delle più celebri colleghe, Ambra Angiolini: «Ha smesso di salutarmi e ha cominciato a evitarmi. Qualcuna delle ragazze, gelosa del rapporto che avevo con Ambra, aveva messo in giro la voce che ne parlavo male. Non ho mai saputo chi fosse, purtroppo quelle cose accadevano in un ambiente in cui si sgomitava per mettersi in luce». Sono ancora insieme, inseparabili.
Allenatore delle giovanili
Dopo il ritiro dal calcio, nel 2008, per un po’ ha allenato nel settore giovanile del Padova. Poi Montebelluna, dove è rimasto fino a un paio di anni fa. Lascia per un generale disamore verso il pallone e per seguire i suoi figli: «Si sono spostati a Monza. Io ho mollato per stargli vicino —ha raccontato in un’intervista al Corriere dello scorso luglio —. Adesso loro sono a Varese, continuo a seguirli e sono più in autostrada che a casa».
I figli calciatori
Ecco appunto, i suoi due figli calciatori, Leonardo e Alessandro. Il primo, classe 2003, è centrocampista come il papà, mentre il secondo, classe 2002, fa il difensore. «Leonardo è mezzala, centrocampista mentre il secondogenito di Baggio, Alessandro, è esterno destro e difensore destro. Giocano a Varese, in Lombardia. «Il mio impegno ora è di seguire la loro carriera sportiva».
Attore a teatro
Si è anche dato al teatro. Attore, anche se non per molto tempo, scritturato per un fotoromanzo, «La zona VI», insieme alla moglie, in cui interpreta un esponente dell’organizzazione criminale araba al centro di un intrigo internazionale. «È stata una parentesi per beneficenza in paese. Ho fatto tre apparizioni, ma non mi piaceva».
In pista a Misano
La vera passione di Dino Baggio, oggi, quale è? «Correre in pista con le macchine, ogni tanto vado a Misano e guido una Gt3 —ha rivelato—. Mi piacerebbe disputare un campionato di categoria».
Il guru e la medicina alternativa
Dopo il ritiro, per risolvere alcuni problemi fisici, si è affidato a un guru della riflessologia plantare. Una pratica che sostiene che ad ogni parte del piede corrisponda un organo, e che di conseguenza manipolando un punto preciso si vada a «curare» l’organo correlato (cioè riflesso, ecco il perché del nome).
Il guru in questione è Michelangelo Chiecchi —incontrato durante un ritiro estivo in montagna, quando ancora giocava alla Triestina —che si definisce «insegnante di vita naturale». «Nel 2006 ho conosciuto Michelangelo ed è stato grazie al suo sistema di salute naturale che sono riuscito a guarire i dolori che avevo a ginocchio, caviglie e schiena —ha spiegato —. Il regime alimentare proposto da Michelangelo mi ha cambiato la vita perché finalmente posso fare a meno delle medicine».
Non ne prende più, quando ha la febbre si fa una doccia gelata e annusa essenze. Però si è vaccinato contro il Covid. «È l’unica strada per bloccare il virus».
La dieta vegana
Così ha cambiato vita ed è diventato vegano. Non solo: consuma solo prodotti naturali e biologici. Seitan, ravioli di soia, cose del genere. Ai figli concedeva la coca cola vegana e il latte vegetale (riso, avena). Una filosofia che porta avanti da anni, e di cui è convinto.
«La gente purtroppo conosce poco la ricchezza della cucina vegetale e fa fatica ad abbandonare l’idea di eliminare la carne. C’è chi dice che questo tipo di dieta faccia perdere la convivialità ma non è vero. Se mangio fuori mi accontento di un piatto di pasta in bianco o di verdure, se non c’è nient’altro di più appetitoso. La mia priorità è la salute, se devo stare a digiuno, non importa, anche quello non fa mica male».
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