rien schuurhuis athletica vaticana

"MI PIACEREBBE ANDARE IN FUGA SUBITO DOPO LA PARTENZA, ATTACCARE, MOSTRARE LA MIA MAGLIA CON I COLORI DEL PAPA" - L'OLANDESE RIEN SCHUURHUIS, IL CAPITANO DELLA SQUADRA DI CICLISMO DELLA ATHLETICA VATICANA, SARÀ IL PRIMO CORRIDORE DELLA CITTÀ DEL VATICANO A GAREGGIARE IN UN MONDIALE DI CICLISMO:  "I MIEI GIRI PARTONO DAL LUNGOTEVERE E ARRIVANO FINO AI LAGHI DI ALBANO E DI BRACCIANO. A VOLTE PORTO CON ME ANCHE I MIEI FIGLI, È IMPORTANTE CHE IMPARINO A MUOVERSI NEL GRAN TRAFFICO CITTADINO" - " VINCERE MAGARI È UN PO' TROPPO. VOGLIAMO…"

Cosimo Cito per la Repubblica

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L'olandese, 40 anni, vive e si allena a Roma ed è sposato con l'ambasciatrice australiana presso la Santa Sede: "Non ci speravo, vorrei riuscire ad andare in fuga in partenza". Domenica la gara dei professionisti a Wollongong Su Wollongong è sceso un uragano ma Rien Schuurhuis non si è tirato indietro: mantellina sulla divisa bianca e gialla e via in bici lungo le strade del Mondiale australiano.

 

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A un certo punto ha anche incontrato Wout Van Aert, hanno chiacchierato un po'. Rien è olandese, ha 40 anni, una moglie, due figli e vive a Roma. Domenica sarà il primo corridore della Città del Vaticano a prendere il via in un Mondiale di ciclismo. Un anno fa l'affiliazione all'Uci della Santa Sede, la cui polisportiva, Athletica Vaticana, conta una decina di ciclisti, tutti cittadini dello Stato del Papa o parenti stretti di suoi funzionari, come Chiara Porro, moglie di Schuurhuis, ambasciatrice australiana presso la Santa Sede.

 

 Athletica Vaticana ha tesserati anche nel taekwondo, nel padel, nel cricket e nell'atletica. A giugno, per la prima volta, il Vaticano aveva alcuni suoi atleti ai Giochi del Mediterraneo. E qualche giorno prima Sara Carnicelli aveva conquistato un bronzo nei 5000 ai Giochi dei Piccoli stati d'Europa.

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Lunedì l'Osservatore Romano ha dedicato ben due pagine al ciclismo. Nella foto c'era Schuurhuis davanti alla Basilica di San Pietro. Titolo di uno degli articoli: "E se vincesse proprio Rien?". "Vincere magari è un po' troppo" racconta lui da Wollongong, angolo d'Australia bersagliato dai venti e da uccelli - gabbiani, gazze - un po' troppo interessati ai corridori, "ma mi piacerebbe andare in fuga subito dopo la partenza, attaccare, mostrare la mia maglia con i colori del Papa".

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Schuurhuis porta al Mondiale il messaggio di Francesco, "dobbiamo essere ambasciatori anche nello sport, vogliamo creare una piccola comunità sportiva con i valori della pace e della fratellanza universale". Ha vissuto in India e in Australia, è stato corridore dal 2015 al 2018, senza diventare un campione. E ha continuato ad allenarsi, in qualche modo, anche nel traffico di Roma: "I miei giri partono dal Lungotevere e arrivano fino ai laghi di Albano e di Bracciano. A volte porto con me anche i miei figli, è importante che imparino a muoversi nel gran traffico cittadino". Mentre cresce l'emozione per il debutto mondiale, Rien sta consumando il romanzo "The Rider" di Tim Krabbe.

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E ha con sé un portafortuna: "La foto della mia famiglia, ma anche un paio di calzini con uno smile stampato, simile a uno smile di peluche che mio figlio mi ha regalato qualche tempo fa e che metto spesso sotto la sella della bici da cronometro". Non ci sarà un'ammiraglia del Vaticano, ma Rien sarà assistito lungo il percorso dall'ex professionista Valerio Agnoli.

 

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"In questi giorni sto facendo anche il meccanico di me stesso" prosegue il 40enne nato a Groningen, "ma essere qui è qualcosa di insperato. Il mio idolo da ragazzo era Miguel Indurain. Ammiravo la sua capacità di restare umile nonostante i successi. Adoro le crono, ma sono anche un corridore resistente e amo gli strappi. Il percorso del Mondiale mi si addice". Vedrà da molto lontano battagliare Van Aert, Pogacar, Van der Poel. "Ma io farò il tifo per l'eritreo Biniam Girmay. Sarebbe bellissimo se vincesse un paese emergente". Anche il Vaticano, in fondo, lo è.

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