"NON SI PUÒ STUPRARE UNA BAMBINA E GAREGGIARE ALLE OLIMPIADI" - FISCHI DEL PUBBLICO PER IL GIOCATORE OLANDESE DI BEACH VOLLEY STEVEN VAN DE VELDE, CONDANNATO NEL 2016 A 4 ANNI DI CARCERE PER AVER VIOLENTATO UNA 12ENNE - IL COMITATO OLIMPICO DEI PAESI BASSI HA DECISO DI CONVOCARLO DOPO CHE L'ATLETA HA SCONTATO LA SUA PENA (CHE PER ALCUNI È STATA TROPPO LIEVE) - IL 29ENNE NON PUÒ RILASCIARE INTERVISTE - VIDEO

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steven van de velde steven van de velde

Estratto dell'articolo di Emanuela Audisio per “la Repubbilca”

 

Il beach volley sotto la Tour Eiffel nel film Il favoloso mondo di Amélie non c’era. Altrimenti si sarebbero sentiti i fischi contro un giocatore olandese, […] impegnato con il suo compagno Matthew Immers contro la coppia azzurra Ranghieri-Carambula (che ha vinto 2-1). Fischi per far capire a Steven van de Velde che lui ai Giochi non può essere il benvenuto.

 

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Per la colpa commessa dieci anni fa. Che lui ha ammesso e pagato. Ma in maniera troppo lieve per qualcuno. […] nel 2016 è stato condannato a 4 anni di carcere per violenza sessuale su una ragazza inglese. L’aveva conosciuta nel 2014 su Facebook, sapeva la sua età. Era volato da Amsterdam a Milton Keynes nel Buckinghamshire per conoscerla.

 

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Lui aveva 19 anni, lei 12. Van de Velde ha passato un anno in cella in Gran Bretagna poi è stato estradato in Olanda e rilasciato in libertà vigilata dopo appena un mese. Ha seguito un percorso riabilitativo e nel 2017 ha ripreso la carriera agonistica che lo ha portato fino a Parigi. Per lo scontento di molti. Diverse associazioni per i diritti dell’infanzia hanno chiesto al Cio la sua espulsione. Lui non ha messo piede nel Villaggio, ma è stato sistemato in albergo, per isolarlo ed evitare ogni imbarazzo. Vietato ogni incontro ravvicinato, proibite le interviste, niente zona mista.

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Ogni comitato olimpico nazionale ha le sue linee guida. Se van de Velde fosse inglese o australiano non avrebbe potuto partecipare ai Giochi. Lui in una dichiarazione scritta ha ringraziato per questa seconda opportunità. «I miei genitori, gli amici, i conoscenti e i colleghi mi hanno riaccettato, la federazione mi ha offerto un futuro con chiare condizioni e accordi. Ero un adolescente insicuro, non pronto per una vita da atleta d’élite e infelice dentro. Ma non sono un mostro sessuale né un pedofilo».

 

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Ciara Bergman, Ceo di “Rape Crisis England and Wales”, non lo voleva a Parigi. «È da irresponsabili. Non si può stuprare una bambina e gareggiare alle Olimpiadi. E questo sarebbe un modello per la gioventù?». Contraria anche Ju’Riese Colon, Ceo dello “Us Center for SafeSport”: «La partecipazione allo sport è un privilegio, non un diritto». Il suo compagno Immers dice che non ha mai pensato a cambiare coppia: «Siamo delusi dell’attenzione mediatica. Quello che è successo nel passato non è bello, ma ha avuto la sua punizione e l’ha scontata ». […]

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