Giorgio Coluccia per “il Giornale”
Il ritorno a casa del figliol prodigo è una festa che ormai va avanti da giorni. Alle piscine Leosport di Creazzo si è presentato lo stesso campione che anni prima era solo un ragazzino qualsiasi, leggermente in sovrappeso e alquanto iperattivo. Per la sua prima allenatrice, Anna Vallarsa, sarà sempre il «bocia».
Anche adesso che Thomas Ceccon, vicentino classe 2001 trapiantato a Verona, ha sfondato ai Mondiali di nuoto a Budapest vincendo l'oro nei 100 dorso e nella 4x100 mista, oltre al bronzo nella 4x100 stile libero, a cui si sommano due record del mondo e due primati italiani. La stella è sbocciata, il baffo resta uno dei tratti distintivi, ma dietro si cela un sorriso largo così e la voglia di spaccare il mondo.
Ceccon, a mente fredda sente di aver completato il salto in una nuova dimensione?
«A livello sportivo sì, a livello personale intendo restare quello che ero. Con i piedi per terra, la voglia di fare sacrifici e l'umiltà che non deve venire meno neanche quando tocchi l'apice. Ho iniziato a girare il mondo a sedici anni, soltanto io conosco la strada che ho fatto. Anzi io e miei genitori, papà Loris e mamma Gioia».
Quindi niente più bravate ed esuberanza?
alessandro miressi thomas ceccon nicholas martinenghi e federico burdisso
«Si cresce e si cambia, poi quando arrivi ad alti livelli ti rendi conto di cosa c'è in ballo. Da ragazzo prestavo meno attenzione a certi atteggiamenti, ascoltavo poco i consigli e qualche volta di troppo sono arrivato tardi agli allenamenti.
Facevo fatica a stare entro certi limiti, ma non mi sono mai lasciato trascinare dai vizi. Al primo posto ho sempre messo sudore e fatica perché vedevo quanti sacrifici facevano i miei genitori e quanto impegno ci metteva il mio tecnico Alberto Burlina».
Si farà un regalo speciale dopo i successi iridati?
«Non ci ho ancora pensato, adesso è il momento di pensare agli Europei di Roma. Però ci tengo a dire che non fanno per me cellulari all'ultimo grido o i vestiti firmati. Attualmente non sono nemmeno fidanzato, un giorno mi piacerebbe comprare casa e intanto mi diletto con gli investimenti sulla blockchain. Quel mondo mi attrae, il futuro passerà anche da lì».
Il nonnismo subito in Nazionale è una pagina archiviata?
«Ora non c'è più nulla di tutto questo, vedo un gruppo coeso e senza competizione interna nonostante siamo tutti ragazzi forti. Ho sofferto, ho fatto ancora più fatica a integrarmi e per fortuna appartiene ormai al passo».
Perché era stato preso di mira?
«Forse perché ero l'ultimo arrivato e anche molto giovane. Avevo 16 anni, qualcuno ne aveva almeno 15 di più. Non sono riuscito a inserirmi in quel gruppo e di certo non ho pensato di essere accomodante solo per fare un piacere a qualcuno».
Con il trasferimento a Verona ha pensato di ricalcare le orme di Federica Pellegrini?
«Vorrei confrontarmi con lei, l'ho vista intere giornate sbattersi in vasca senza patire la sofferenza. Una campionessa incredibile. Il giorno del mio arrivo a Verona lo ricordo ancora, lì avevo capito che stavo cominciando a diventare grande e il futuro sarebbe stato tutto nelle mie mani. Direi proprio un bel bagno di consapevolezza».
Il tecnico Alberto Burlina è stato un po' anche il suo angelo custode?
«Ha una pazienza infinita, l'ho fatto invecchiare in anticipo. Quando andava male ascoltavo solo i suoi consigli, soltanto lui riusciva a rimettermi in carreggiata. E io in poco tempo tiravo fuori le mie armi migliori, magari mettendoci un pizzico di esuberanza per allontanare ansie e paure».
La smorfia dopo il trionfo dei 100 dorso da dove salta fuori?
«Ai grandi tempi in allenamento ho sempre risposto al mio allenatore di controllare il cronometro, nel caso in cui si fosse rotto. Sono uscito dall'acqua, ho visto il tempo e mi sono davvero impressionato».
Ha già messo nel mirino un nuovo grande traguardo per gli Europei di Roma?
«Vediamo, dipende tutto dal mio fisico. Ho recuperato dagli sforzi di Budapest, mi sento bene, ma tenere uno stato di forma così brillante per tanto tempo è praticamente impossibile. Parteciperò da primatista del mondo, non sono uno che si nasconde.
Anzi, le nuove sfide mi caricano».
Parate, interviste e televisioni. La notorietà inizia già a pesare?
«Non ero abituato, questo lo ammetto. Già a Budapest dopo aver parlato con i giornalisti di tutto il mondo mi sono sentito prosciugato. Ero esausto, gli appuntamenti con i media dopo una gara fanno crescere esponenzialmente stanchezza e stress da competizione».
Taglierà i baffi solo in caso di medaglia olimpica?
«Non credo che una cosa comprometta l'altra (ride; ndr). I baffi non voglio tagliarli e innegabilmente la medaglia a Parigi ho già cominciato a sognarla».
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