Silvia Turin per www.corriere.it
Il metabolismo non rallenta con la mezza età e nemmeno con la menopausa: quindi l’aumento di peso, che spesso uomini e donne registrano dai 40 anni in poi, è solo dovuto alle abitudini di vita.
Scoperte «rivoluzionarie»
Sarebbe uno stravolgimento notevole delle concezioni sul dispendio energetico che finora hanno guidato nutrizionisti e medici e potrebbe venire dai risultati di un nuovo studio condotto presso la Duke University della Carolina del Nord (Usa) e pubblicato giovedì su Science. La ricerca sostiene che il metabolismo si può dividere per tutte le persone in quattro fasi distinte della vita e, in particolare, rallenta per tutti dopo i 60 anni circa e non ci sono differenze di consumo calorico tra uomini e donne.
Che cosa misura il metabolismo
Ma che cos’è il metabolismo? È la quantità di energia (misurata in calorie) consumata ogni giorno dal nostro corpo e deriva dalla somma di 2 fattori: il metabolismo basale e il metabolismo da lavoro.
Il metabolismo basale è il dispendio energetico a riposo necessario a mantenere le funzioni vitali dell’organismo (respirazione, battito cardiaco, circolazione del sangue, attività minima del sistema nervoso etc); brucia circa il 55-70% del fabbisogno calorico giornaliero ed è una funzione che varia in base a età, corporatura della persona, genetica, sesso, stili di vita.
Il metabolismo di lavoro è la somma dell’energia spesa in movimento e per l’assimilazione dei cibi. L’energia spesa in attività fisica varia a seconda di tipo, frequenza e intensità dell’allenamento e brucia circa il 20-40% del fabbisogno calorico giornaliero. L’energia spesa per la digestione dei pasti brucia circa il 10% del fabbisogno calorico giornaliero.
I risultati
Lo studio della Duke, condotto da Herman Pontzer, un antropologo evoluzionista, insieme ad altri 80 ricercatori che hanno accettato di condividere i loro dati, ha combinato gli sforzi di una mezza dozzina di laboratori raccolti in 40 anni e ha messo insieme le caratteristiche sui cambiamenti nel metabolismo nel corso della vita, prendendo in esame quasi 6.500 persone, di età compresa tra 8 giorni e 95 anni, tra 29 Paesi in tutto il mondo. La ricerca metabolica è costosa e quindi la maggior parte degli studi pubblicati finora aveva avuto pochissimi partecipanti. Da qui, l’esigenza di «riunirli».
L’esame ha determinato che le fasi del metabolismo umano sono quattro:
- l’infanzia, fino all’età di 1 anno: il consumo di calorie è al suo apice, accelerando fino a superare del 50% il tasso degli adulti;
-la giovinezza, dall’età di 1 anno a circa 20 anni: il metabolismo rallenta gradualmente di circa il 3% all’anno (senza aumenti nell’età puberale dai 10 ai 15 anni);
-l’età adulta, dai 20 ai 60 anni: il metabolismo si mantiene stabile (anche in gravidanza);
-l’anzianità, dopo i 60 anni: il metabolismo diminuisce di circa lo 0,7 per cento all’anno.
Le sorprese su donne ed età
Le novità principali sono che, una volta che i ricercatori hanno controllato e bilanciato nelle equazioni le dimensioni del corpo e la quantità di muscoli delle persone, non hanno trovato differenze tra uomini e donne, mentre si è sempre pensato che le donne avessero un metabolismo più lento. Inoltre, nonostante le innegabili (e talvolta notevoli) differenze tra persone, non è stato riscontrato un tasso costante di dispendio energetico per kg di peso, ma il dispendio energetico dipendeva dall’età.
Il gruppo si aspettava che il metabolismo degli adulti iniziasse a rallentare a 40 anni o, per le donne, con l’inizio della menopausa, ma, ha detto il dottor Pontzer: «Non l’abbiamo riscontrato». Il rallentamento metabolico inizia intorno ai 60 anni e si traduce in un calo del 20% del tasso metabolico entro i 95 anni.
Sebbene le persone guadagnino in media più di un chilo e mezzo all’anno durante l’età adulta, non possono più attribuirlo al rallentamento del metabolismo. Anche gli studenti universitari potrebbero vedere gli effetti del cambiamento metabolico intorno ai 20 anni: alla fine degli studi, bruceranno meno calorie rispetto a quando hanno avranno iniziato.
L’esperto: «Valori validi, ma da declinare in base alle singole persone»
I risultati della ricerca potrebbero rimodellare la scienza della fisiologia umana e avere implicazioni per alcune pratiche mediche, come la determinazione di dosi appropriate di farmaci per bambini e anziani, ma soprattutto in termini di nutrizione.
«Lo studio è molto interessante e con risultati di grande peso per 2 ragioni — spiega Stefano Erzegovesi, Medico psichiatra e nutrizionista, direttore del Centro per i Disturbi Alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano —: è multicentrico, quindi con un reclutamento in vari Paesi del mondo, usa una tecnica di misura del metabolismo (acqua marcata con isotopi pesanti) molto costosa, laboriosa da fare, ma con il massimo dell’attendibilità. La proposta di 4 fasi della vita con metabolismi differenti sarà sicuramente di aiuto a tutti i clinici che si occupano di alimentazione e peso».
Ci sono dei limiti rispetto allo studio?
«Tutti i risultati riportati sul metabolismo sono “fat-free mass and fat-mass adjusted”, quindi riportano il funzionamento dei nostri “motori nelle cellule” correggendo i dati in relazione alla nostra composizione corporea. Il che vuol dire: nel “mondo ideale” del modello matematico utilizzato nello studio, i valori sono sicuramente validi; nel “mondo reale” dei singoli esseri umani, un ventenne con il 16% di massa grassa funziona sicuramente in maniera diversa da un cinquantenne con il 25% di massa grassa. Inoltre, i valori del metabolismo sono molto “dispersi” nella popolazione esaminata dallo studio, quindi c’è molta variabilità tra un soggetto e l’altro. Motivo in più, nel mondo reale, per considerare l’unicità del singolo soggetto», chiarisce l’esperto.
Come accogliere in sintesi i risultati visti?
«Come sempre avviene per gli studi scientifici innovativi, le conclusioni sono da accogliere con attenzione, avendo in mente che i valori del metabolismo sono stati “depurati” dalla variabile “composizione corporea”. D’altra parte, consentiamoci di leggere questi dati con un moderato ottimismo per noialtri di mezza età: se anche avessimo superato i 50 anni e non fossimo più dei ragazzini, potremmo comunque impegnarci utilmente per mantenerci in forma, con poca massa grassa. Così facendo, il metabolismo di un 50enne non sarebbe così diverso da quello di un ventenne», conclude lo specialista.