Daniela Natali per "Salute - Corriere della Sera"
Che lo stress possa modificare il nostro modo di nutrirci, (in peggio, nel segno del più o del meno) non è certo una novità, forse meno ovvio è che la dieta possa contribuire a ridurre (o se è sbagliata ad aumentare) lo stress. Un argomento ora più che mai di attualità dato che parecchi studi ci hanno detto che chi è stato colpito da Covid, (specie se è stato ricoverato in terapia intensiva) o a causa della pandemia ha perso familiari o amici, presenta quei particolari sintomi da stress che caratterizzano il Ptsd, il Post traumatic stress disorder.
Una recente ricerca, condotta dalla università canadese di Toronto, pubblicata su Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology , ha approfondito l' argomento mettendo in relazione nutrizione e disturbo da stress post traumatico.
Come spiegare innanzitutto il legame tra cibi e stress?
«Secondo questo studio il cibo può influenzare il nostro stato emotivo in diversi modi - spiega Michela Barichella, responsabile medico dell' Unità Nutrizione Clinica Asst-Pini-CTO di Milano - il primo ha a che fare con lo stress ossidativo, il secondo col microbiota e il legame intestino-cervello».
Che cos' è lo stress ossidativo ?
«È un eccesso di radicali liberi. Lo stress causato da cattiva alimentazione è dovuto all' eccesso di grassi, zucchero e sale nella dieta che aumentano il livello di un aminoacido, l' omocisteina, che sappiamo essere legata al rischio cardiovascolare ma anche a danni a livello mitrocondriale (i mitocondri sono le centrali energetiche delle cellule ndr ) che possono causare disfunzioni cerebrali.
Se ci sono cibi a rischio ci sono anche quelli protettivi e cioè quelli che contengono acido folico, vitamina B6 e B12. In particolare l' acido folico è contenuto nella verdura, principalmente verdura a foglia verde, ma anche nei legumi e agrumi; la vitamina B6 la troviamo negli alimenti di origine animale ma anche vegetali (come cereali integrali, legumi, semi oleosi), la vitamina B12 soprattutto nei cibi di origine animale».
Che ruolo ha il microbioma intestinale e come agisce il legame intestino-cervello?
«Una flora batterica intestinale in "buona salute" agisce a livello sistemico su tutto l' organismo, cervello compreso, ma anche sulle fibre nervose che arrivano all' intestino, potremmo dire che i batteri "buoni" e "cattivi" dialogano col cervello. E viceversa. Per mantenere in buono stato la nostra flora intestinale serve una dieta varia povera di grassi e ricca di vegetali e prodotti fermentati come lo yogurt».
Nella ricerca canadese si formula qualche dubbio sul ruolo di frutta secca e legumi.
«Quanto alla prima, come per altro correttamente spiegano gli autori dello studio, in Canada quando si parla di consumo di frutta secca non si fa riferimento, come da noi, a una manciatina di circa 3o grammi di noci o mandorle, ma al burro di arachidi, a noccioline salate o candite.
Quanto ai legumi, nella ricerca si precisa che entro le tre porzioni settimanali sono protettivi, oltre possono avere un effetto contrario. Anche la fibra in generale, frutta e verdura, quando davvero eccessiva può ostacolare l' assorbimento di micronutrienti come il ferro, lo zinco, il magnesio. Tutto sta però anche ad intendersi a che cosa ci si riferisce quando si parla di porzioni, probabile che in Canada, come negli Usa, siano più abbondati che da noi».
Ci sono altri fattori da tenere in conto per salvaguardarci dallo stress ?
«No al sovrappeso che causa un' infiammazione generale e sì all' attività fisica: aiuta a mantenere il peso sotto controllo e aumenta le endorfine, gli ormoni del buon umore. Per quanto riguarda specificatamente il Ptds, e si è visto in diversi studi, oltre a quello canadese, che è meglio evitare cioccolatini, pasticcini, cibi zuccherini in generale, purtroppo i classici alimenti cui si ricorre se si è depressi».
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