MILENA GABANELLI - SOSTANZE CHIMICHE VIETATE IN EUROPA MA LEGALI NEGLI USA
Andrea Marinelli per “Dataroom – Corriere della Sera”
Video di Milena Gabanelli
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Una sostanza è definita tossica quando gli studi, che ne osservano in laboratorio gli effetti per anni, lo dimostrano. A questo punto intervengono le agenzie sanitarie che ne vietano o ne regolamentano l’uso. E se un agente chimico è classificato «tossico» per un europeo, dovrebbe esserlo per tutti. Non è così. Emerge chiaramente da un confronto fra agenti chimici vietati in Europa e negli Stati Uniti.
L’amianto, per esempio, in Italia è vietato dal 1992 e in Europa dal 1999, ma negli Stati Uniti non è mai stato messo completamente fuori legge e, da aprile 2019, è di nuovo possibile usarlo in edilizia nonostante — soltanto in America — uccida 10 mila persone all’anno per mesotelioma.
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L’amianto è solo una delle circa 1.600 sostanze chimiche che in Europa sono vietate e negli Stati Uniti invece legali, al punto che a gennaio la senatrice del Connecticut, Alex Bergstein, ha presentato una proposta di legge per dare una stretta sui prodotti chimici contenuti nei cosmetici: quelli venduti nel suo Stato, ha scritto, dovranno rispettare gli standard stabiliti dall’Unione europea invece che quelli americani. La proposta di legge probabilmente non passerà, ma è un segnale della preoccupazione sempre più forte negli Stati Uniti e della considerazione di cui godono gli standard europei.
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Cosa contengono i cosmetici
Nei cosmetici americani, secondo quanto riporta l’organizzazione no profit Campaign for Safe Cosmetics, si possono trovare le seguenti sostanze chimiche il cui uso in Europa è proibito o limitato:
• Parabeni: presenti nei prodotti per pelle e capelli. Alcune tipologie (isopropilparabene, isobutilparabene, fenilparabene, benzilparabene e pentilparabene) sono invece vietate in Europa dal regolamento n. 358/2014 della Commissione europea, a causa della loro «potenziale attività endocrina»;
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• Alcune tipologie di ftalati: presenti nei prodotti per la pelle, le unghie e i capelli. L’uso di dibutilftalato e bis(2-etilesil)ftalato in Europa è limitato dalla normativa Reach perché può alterare la normale funzionalità ormonale dell’apparato endocrino e impattare sulla fertilità. L’unico ftalato impiegato nei cosmetici venduti in Europa è il dietilftalato (DEP), aggiunto in piccole quantità ai prodotti, con lo scopo di rendere amaro, e quindi imbevibile, l’alcool etilico eventualmente presente nella composizione del cosmetico;
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• Formaldeide: presente negli smalti, nei balsami per capelli, negli shampoo per bambini. In Europa l’uso nei prodotti per la cura personale è ristretto dal regolamento 2019/831 della commissione che si affianca al Reach, e la presenza (con una concentrazione massima del 2,2%) deve essere segnalata sull’etichetta perché è cancerogena e può causare irritazione della pelle;
• Idrochinone: utilizzato nei prodotti per la pelle, per i capelli e per le unghie. In Europa l’uso è ristretto ad alcuni balsami e sottoposto ogni volta a specifica autorizzazione perché può provocare il cancro o disturbi respiratori.
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La chimica nei prodotti alimentari
Nei prodotti da forno americani come dolci, biscotti o pane si può utilizzare il bromato di potassio o l’azodicarbonammide (in etichetta E927), entrambi soggetti a severe restrizioni in Europa perché cancerogeni. Anche i conservanti ed esaltatori di sapidità butilidrossianisolo (E320 o BHA in etichetta) e butilidrossitoluene (E321 o BHT in etichetta) sono soggetti a severe restrizioni in Europa. Negli Stati Uniti sono limitati dall’Fda, ma vengono comunque usati nei prodotti alimentari, nonostante il primo sia cancerogeno e il secondo pericoloso per il fegato. Il consumo della carne agli ormoni, permessa negli Stati Uniti, è vietato in Europa da una serie di direttive emanate fra il 1981 e il 1996 sulla base di studi che hanno considerato cancerogeni alcuni ormoni della crescita somministrati ai bovini.
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Usa: su 40.000 sostanze chimiche , testato solo l’1%
Secondo l’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale americana, meno dell’1 per cento dei 40 mila agenti chimici presenti nei prodotti destinati ai consumatori è stato rigorosamente testato sulla sicurezza per gli esseri umani. Come è possibile? Il sistema regolatorio americano è gestito da quattro enti federali, divisi per settori di riferimento: Environmental Protection Agency per l’ambiente (che ha 11 normative), Food & Drug Administration per cibo, tabacco e medicine (1 normativa), Trademark Status & Documental Retrieval per i brevetti (1 normativa) e il dipartimento per la Sicurezza interna (1 normativa).
La prassi utilizzata per l’immissione nel mercato di nuove sostanze chimiche prevede che i produttori forniscano all’autorità competente un dossier che ne elenchi le caratteristiche e gli usi. Secondo il Toxic Substances Control Act, sono poi le autorità stesse a dover dimostrare, entro 90 giorni, se una sostanza è pericolosa per l’uomo, gli animali, l’ambiente. Se non arrivano contestazioni entro 3 mesi, si procede con la commercializzazione del prodotto.
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Per quel che riguarda le sostanze già in commercio da anni, sono invece considerate approvate perché prive di rischi irragionevoli. È quindi «ragionevole» l’utilizzo dell’atrazina, un erbicida diffusissimo negli Stati Uniti, considerato però da moltissimi studi internazionali un potente inquinante delle falde e un distruttore endocrino negli animali: per questo è vietato in molti Paesi europei e in Italia dal 1992. In sostanza l’approccio americano alla commercializzazione di sostanze chimiche ha meno vincoli, le aziende produttrici hanno meno costi e questo le rende enormemente competitive sul mercato internazionale.
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In Europa vale il principio di precauzione
L’approccio europeo si basa sul principio di precauzione ed è ben descritto dalla normativa Reach, un acronimo che si può tradurre con «registrazione, valutazione, autorizzazione, e restrizione degli agenti chimici per uso industriale»: richiede insomma che i produttori dimostrino, attraverso studi che costano anche milioni di euro (poiché è necessaria l’osservazione degli effetti negli anni), che tutte le sostanze chimiche fabbricate, importate e utilizzate in Europa siano sicure prima di poterle usare. Il Reach impone dunque all’industria chimica europea costi elevati per garantire la sicurezza dei prodotti. C’è forse un eccesso di burocrazia, ma il principio di precauzione è sacrosanto visto che in ballo c’è la salute delle persone e dell’ambiente. I tumori sono in crescita in tutto il mondo, l’invito alla prevenzione è oggetto di infinite schiere di convegni e studi. Ma cosa significa «prevenzione» se alla fine si scatenano le lobby (che su quel prodotto fanno affari) per allungare il periodo di vita di una sostanza considerata potenzialmente cancerogena? E la politica spesso soccombe alle loro pressioni.
incidenza dei tumori confronto usa italia
Secondo le statistiche del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, gli Stati Uniti, pur essendo il Paese in cui la cura dei tumori e più avanzata, sono il quinto Paese al mondo in cui ci si ammala di più: i casi di tumore sono 353,2 ogni 100 mila abitanti. L’Italia è 24esima, con 290,6 casi ogni 100 mila abitanti. Sono sempre troppi, e quindi non solo non dovremmo avere dubbi sul valore del principio di precauzione secondo lo standard europeo, ma andrebbe rafforzato.