Antonella Amapane per "la Stampa"
Altro che quota 100. «Il nostro corpo, come la ricerca sostiene da tempo, potrebbe vivere fino a 120 anni. Non è fantascienza. Tutto sta a mantenerlo in salute. E lo stile di vita ci salverà», dice la dottoressa Lucia Magnani, ad di Long Life Formula, la società che gestisce le Terme di Castrocaro e fa capo al gruppo sanitario italiano GVM Care & Reserch (che raggruppa 33 strutture ospedaliere specializzate, nel nostro Paese e all' estero).
Come si articola la sua «ricetta» di lunga vita?
«E' un metodo nato su basi scientifiche per migliorare la qualità della nostra esistenza con la prevenzione e l' eliminazione dei fattori di rischio.
Anche attraverso una serie di approfonditi esami. Se noi dalla nascita vivessimo in una campana di vetro, quindi non esposti ai processi dannosi come inquinamento, cattive abitudini alimentari, sedentarietà...staremmo benissimo. Dobbiamo quindi costruirci una protezione intelligente, applicando le conoscenze della medicina del sano, quella che previene le patologie. Si pensi che la principale causa dei decessi, l' ictus, con il giusto stile di vita si è ridotta del 19 per cento»
Da dove si comincia a costruire questa super protezione?
«Intanto mangiando meglio. L' alimentazione genuina genera salute, come dicevano le nostre nonne. Questo significa: altissima qualità, zero pesticidi, frutta e verdura di stagione a chilometro zero. Poi proteine (la carne anche due volte la settimana, va bene anche quella rosa, pochi carboidrati e ancor meno zuccheri. Importante è la varietà. Non dimentichiamo che i nostri antenati per milioni di anni si sono nutriti di caccia, pesca, legumi. E si muovevano continuamente».
Diceva, la qualità...
«Sì, l' olio evo per esempio possiede antiossidanti meravigliosi, ma sono molto labili.
Ci vuole quello di prima spremitura, fatta nei tempi giusti. Anche gli alimenti bio vanno scelti con cura, magari sono coltivati perfettamente, ma a due chilometri da un inceneritore...».
Invecchiando si accumula peso, c' è un trucco per controllare la fame?
«Suddividendo le porzioni in 5 piccolissimi pasti. Così, a seconda delle dosi, si perde o si mantiene il peso forma. E ci si sente sazi fino a sera. Poi, fondamentale, da mezz' ora a un' ora di movimento. Tutti i giorni».
Mai uno strappo?
«Un bicchiere di vino rosso fa bene, è ricco di polifenoli. Quello bianco ...meno, ma se piace perché privarsene? Un dolcino? Poco è meglio, per assaporarlo bisogna lasciarlo a lungo in bocca, in modo che le papille gustative si appaghino...».
Quanto conta oggi la fisicità?
«Moltissimo, valutiamo le persone in base al loro aspetto. Almeno nel primo impatto. Invecchiare bene è un' arte. La regola, però, è mai strafare. Ci vuole equilibrio, comportarsi a 60 anni come ne avessimo 30 è un grave errore: genera stress ossidativo, un grande nemico da combattere con integratori ad hoc».
Sarebbe a dire?
«Racconto sempre la storia della cellula, paragonandola a un castello attaccato dal nemico, cioè lo stress ossidativo. Il castello va protetto con le prime truppe di antiossidanti più labili, poi via con quelle d' attacco più forti. E se pure quelle soccombono spariamo i cannoni per impedire che il nemico entri nella cellula. E' questo che facciamo nelle nostre ricerche scientifiche».
Lei produce anche una linea di cosmetici col suo nome, ma ha dei trucchi di bellezza «fai da te», di quelli che si tramandano in famiglia, nel caso perdesse il beauty case?
«Sì, certo. Mi pulisco il viso con il sapone di Marsiglia, uso l' olio d' oliva per nutrire la pelle; per idratarla, invece, bevo molta acqua. Le abitudini più semplici e il rispetto delle proprie radici oggi tornano a essere molto importanti».
Che tipo di clientela apprezza maggiormente questo ritorno alla semplicità?
«I giovani. Perché hanno bisogno di certezze e sono affascinati dai valori solidi, legati alla tradizione. Tipo i consigli della nonna... se vogliamo riassumere il concetto in una battuta. C' è una fascia di nuove generazioni, per esempio, che ha scoperto il piacere di frecquentare le terme.
Queste di Castrocaro hanno 170 anni, le frequentava la famiglia Mussolini e fu il duce a ristrutturarle con imponenti lavori nel 1938. Adesso noi le stiamo ulteriormente ampliando con un investimento di 30 milioni di euro».
La sua ricetta personale?
«Non smettere mai di sognare».