Uno strumento di semplificazione dei pagamenti per i consumatori o una "tassa occulta" per i commercianti? Il governo Meloni, facendo scattare le sanzioni per la mancata accettazione di pagamenti elettronici solo a partire dai 60 euro, ha riacceso il dibattito sull'argomento.
Bankitalia, Corte dei Conti, Cnel: tutti gli osservatori "tecnici" che hanno detto la loro opinione in merito alla Manovra - nel corso delle audizioni parlamentari - hanno spiegato come il mix di rialzo del tetto al contante e l'intervento sui pagamenti digitali sia un segnale negativo per la lotta all'evasione. Vista dagli occhi dei negozianti, la partita si gioca sui costi. Ma davvero il costo dei Pos rischia di mettere in ginocchio i commercianti proprio ora che sull'economia italiana si affaccia lo spettro della recessione? Ecco di che numeri si parla.
Quanto pagano i commercianti per il Pos
Come qualsiasi servizio bancario, ogni esercente può scegliere tra i diversi servizi offerti dagli operatori. In Italia nel mercato dei pagamenti i principali attori sono Nexi, anche in partner con Intesa Sanpaolo, Unicredit, SumUp e Banca Sella. Per i commercianti l'onere si compone essenzialmente di due voci: il costo di acquisto del dispositivo (o il canone di abbonamento) e quello delle commissioni sui pagamenti processati.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
In caso di acquisto, quindi senza canone, la cifra varia dal tipo di Pos ma sul mercato si trovano dispositivi già a partire da 29,99 euro, con la cifra che può salire in caso di prodotti tecnologici più sofisticati. Questo tipo di soluzione è l'ideale per chi deve fronteggiare pochi pagamenti quindi non ha convenienza a sostenere un abbonamento mensile e che tuttavia presenta anche le commissioni più alte.
Diverso il caso delle offerte con un canone mensile. Nexi ad esempio, offre una soluzione a 14,50 euro al mese (a cui si aggiungono 79 euro di installazione), Unicredit offre un abbonamento mensile a 2,90 per il solo servizio e senza costi di attivazione, Intesa ha un canone mensile azzerato per il Pos mobile e virtuale sottoscritto dai nuovi clienti, per un anno, e parte da 8 euro per il Pos fisso.
Il costo delle commissioni
Anche per quanto riguarda le commissioni le somme variano a seconda delle offerte. SosTariffe a settembre stimava costi variabili tra l’1,4 e l’1,7% tra bancomat e carte, un punto percentuale in meno di cinque anni prima: sul suo sito Unicredit propone 0,9%; Intesa segnala commissioni che partono da un minimo di 0,55% per transazioni effettuate da clientela con carte italiane, e un valore medio applicato alle Pmi clienti dell'1%; Nexi un importo variabile tra lo 0,99% per bancomat e prepagate e il 2,49% per i circuiti Visa e Mastercard tradizionali.
In molti però applicano condizioni promozionali che azzerano le commissioni sugli acquisti più bassi, fino a 10 o 15 euro. Ancora più economiche le condizioni offerte da Satispay che azzera di default le commissioni fino a 10 euro, quindi non solo in via promozionale, e fissa una commissione fissa da 20 cent oltre questa soglia, indipendentemente dall'importo.
Gli sconti fiscali
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Va detto comunque che nel corso degli ultimi anni il governo è intervenuto e continua ad intervenire per mitigare i costi per gli esercenti. Fino a tutto il prossimo anno è riconosciuto un contributo fino a 50 euro, attraverso credito di imposta (cioè una riduzione del totale delle tasse da versare), per l’acquisto dei dispositivi Pos. A queste si aggiunge un ulteriore credito di imposta pari al 30% delle spese sostenute per commissioni per chi fattura fino a 400 mila euro. Cioè il 30% di quanto pagato torna indietro come minori tasse versate.
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