Vittoria Puledda per ''la Repubblica''
Alle forti incertezze politiche, per Atlantia si è aggiunto il declassamento di Fitch. La terza agenzia di rating ha abbassato a livello di “junk” (spazzatura) la valutazione del debito di Atlantia e di Autostrade per l’Italia (Aspi). Una decisione legata alla decisione del governo di inserire nel Milleproroghe le nuove regole sulle concessioni (compreso il minor indennizzo in caso di revoca). La mossa segue la decisione di Moody’s, che ha recentemente portato a sua volta il rating a livello di titolo spazzatura.
Il doppio gancio ha una conseguenza, per quanto molto teorica: la possibilità che su una parte dei prestiti di Autostrade ci possa essere una richiesta di rimborso anticipato. È la stessa Atlantia che lo ha comunicato al mercato, quantizzando il pericolo: 2,1 miliardi di finanziamenti ad Aspi. Più precisamente 1,8 miliardi sono stati erogati da Bei, la parte restante da Cdp. Il prestito Bei è assistito anche dalla garanzia di Atlantia. La possibile richiesta è legata ad una regola dei contratti, chiamata loss of rating (perdita del rating) che scatta quando due agenzie di rating su tre fanno scendere la loro valutazione sotto il livello dell’investment grade. Che è esattamente quello che è successo al gruppo che fa capo ai Benetton.
Potere non significa però volere: insomma, non è detto che Bei e Cdp davvero chiedano il rimborso anticipato, anzi è possibile che l’ipotesi sia piuttosto improbabile. Tuttavia, potrebbero chiedere garanzie aggiuntive (per esempio da parte di una banca). Tra il 2020 e il 2023 scadono quasi 5 miliardi di debiti Aspi; a livello di gruppo, oltre alla cassa ci sono 3 miliardi di linee di credito già concesse e non ancora utilizzate. Di sicuro il taglio del rating fa salire il costo dei finanziamenti futuri. Ieri in Borsa Atlantia ha comunque chiuso in positivo (+0,37%).
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