Luca Ubaldeschi per ‘La Stampa’
C' è un passaggio sul quale vale la pena soffermarsi, nella lettera che i commissari di Banca Carige hanno scritto ieri ai dipendenti per tranquillizzarli dopo la decisione di Blackrock di rinunciare alle annunciate nozze con l' istituto di credito ligure.
«Siamo al lavoro, e non siamo da soli», scrivono Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener quando ribadiscono l' impegno a «esplorare tutte le possibilità di dare vita comunque a una soluzione privata, di mercato, all' altezza del potenziale della nostra banca».
Quella sottolineatura - «non siamo da soli» - vuol dire molte cose. Significa che la lettera, e di conseguenza l' azione, dei commissari è condivisa dagli altri attori coinvolti nella missione di trovare un nuovo assetto per la banca, cioè il governo, il Fondo interbancario, la Bce. Ma soprattutto significa che esistono alternative alla ricapitalizzazione pubblica e che a differenza di quanto si è detto nelle ultime settimane, Blackrock non è l' unica opzione.
Si parla di tre soggetti, altri tre fondi stranieri che sarebbero in regime di due diligence con la banca. Con questi interlocutori ci sarebbe già stata una condivisione dei numeri del piano di ristrutturazione preparato dai commissari: lo sviluppo della trattativa con Blackrock aveva in qualche modo sterilizzato queste possibili alternative, ma la rinuncia del fondo americano offre ai commissari la chance di rimetterle in gioco.
C' è dell' altro.
La riapertura della partita induce i più ottimisti a considerare un ulteriore scenario prima dell' intervento dello Stato, cioè la speranza di riaccendere l' interesse alle nozze di qualche gruppo bancario italiano. Una strada impervia, viene da pensare, visto che nel tempo a uno a uno si sono sfilati. Ma è vero che rispetto ad allora le condizioni sono cambiate: il Fondo interbancario ha ufficializzato l' impegno a garantire la sua parte di aumento di capitale, è confermata l' offerta da parte della società Sga di rilevare i crediti deteriorati e negli ultimi mesi si è assistito a una ripresa dei depositi bancari.
«Eravamo tornati a un regime di attività del tutto normale», confida un manager di prima fila di Carige. E pur se mai come in fasi così delicate la prudenza è d' oro, c' è chi azzarda un numero - 60 - come percentuale di possibilità di arrivare comunque al matrimonio con un soggetto privato, tenendo come piano B la soluzione pubblica capace in ogni caso di garantire correntisti e investitori.
Certo, per i commissari la botta è stata forte, è innegabile, però anche sulla base di questi ragionamenti ora si dicono «stupiti, ma niente affatto rassegnati». Stupiti perché la trattativa con Blackrock era davvero davanti allo striscione d' arrivo. A quanto risulta il fondo e i commissari avevano trovato l' intesa sui numeri da presentare alla Bce: anche sul delicato tema degli esuberi, con 1200 uscite confermate e la secca smentita che potessero invece essere 2000 e più.
Per capire allora che cosa ha convinto gli americani a chiamare Genova per annunciare la rinuncia all' affare, è utile affiancare ai ragionamenti finanziari quelli più strategici.
Come dire: sulle cifre eravamo d' accordo, quando il fondo è passato a valutare gli aspetti sociali e politici (il ruolo del governo, le trattative sindacali) sono arrivati i problemi. I tecnici lo chiamano rischio reputazionale, i più caustici «rischio Italia». Troppe possibili rogne d' immagine a fronte di un business non cruciale per la società.
Ma è possibile che il più grande fondo d' investimento al mondo si fermi per questioni che paiono tutto sommato gestibili? Che non ci siano altre ragioni? I commissari negano che Blackrock abbia scoperto qualcosa che non è piaciuto, ma non vogliono commentare. Gira un aggettivo - «opaco» - per definire il comportamento degli americani, visto che l' accordo pareva ormai fatto: sui numeri del piano così come con il Fondo interbancario e la Sga.
A Modiano, Innocenzi e Lener, oltre all' arrabbiatura, resta però una convinzione: che Carige rappresenti oggi un ottimo affare, per i costi bassi ai quali può essere acquistata e con i quali può essere sviluppata, «una vera opportunità a guardare lo scenario europeo». Sono questi i punti sui quali lavoreranno nei prossimi giorni per cercare un altro partner e presentarsi al giudizio della Bce.