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Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
«Abbiamo preso la decisione di bloccare tutte le pubblicità politiche su Twitter a livello globale. Crediamo che la diffusione del messaggio politico debba essere guadagnata, non comprata». Con questo annuncio, ovviamente pubblicato su Twitter, Jack Dorsey ha acceso quella che potrebbe diventare la scintilla per la rivoluzione del ruolo che i social media interpretano nella democrazia e nelle nostre società. L' inventore dei cinguettii ha infatti bandito dalla piattaforma tutti gli spot a pagamento pubblicati dai politici, per mettere fine alla diffusione di informazioni distorte o apertamente false.
jack dorsey stoppa gli spot politici
Inserzioni a pagamento In altre parole è pronto a rinunciare ad una montagna di soldi, in particolare alla vigilia delle presidenziali americane del 2020, pur di non compromettere la qualità del dibattito pubblico. Il ruolo dei social media nella politica è sotto la lente ormai da anni, per i diversi scandali che li hanno macchiati.
Gli esempi sono tanti e tutti gravi, dalle campagne di fake news condotte dalla Russia in tutte le democrazie occidentali, ma in realtà non solo dalla Russia, fino alla vendita dei dati degli utenti di Facebook ceduti a Cambridge Analytica, per orientare il consenso a favore di Trump. Il problema è diventato un' emergenza, che rischia di falsificare i risultati elettorali e demolire la credibilità della democrazia.
mark zuckerberg se la ride in audizione al congresso
«Nessuna censura»
alexandria ocasio cortez si cucina zuckerberg al congresso
Nelle settimane scorse i candidati democratici Joe Biden ed Elizabeth Warren hanno chiesto a Facebook di rimuovere spot politici non aderenti alla verità, ma durante una recente audizione al Congresso il fondatore Mark Zuckerberg ha risposto che non intende diventare il poliziotto dei contenuti pubblicati sulla sua piattaforma.
joe biden fa il piacione con elizabeth warren
In teoria, questa posizione si giustifica con l' impegno dei social media di evitare ogni tipo di censura, e restare strumenti di comunicazione aperti a tutti. Nella pratica, però, c' è il rischio che sia invece una scelta dettata dall' interesse economico di continuare ad incassare i profitti generati dalla pubblicità e dalla vendita dei dati.
la routine stoica di jack dorsey 10
Dorsey ha deciso allora di prendere una posizione diametralmente opposta, vietando tutti gli spot politici. Il problema secondo lui non è la libertà di espressione, che resta garantita, perché tutti i candidati possono avere accesso a Twitter, e conquistarsi attenzione e consenso attraverso i loro contenuti.
Diverso invece è il discorso per le pubblicità, che sono spazi acquistati e imposti alla visione degli utenti. In questi spot spesso sono contenute informazioni false e distorte, e Jack non vuole assumersi la responsabilità di diffonderle in tutto il mondo: «La decisione non riguarda la libertà di espressione, ma il fatto di pagare per raggiungere l' audience.
mark zuckerberg in audizione al congresso 7 mark zuckerberg in audizione al congresso 4
E pagare per aumentare questa capacità di diffusione ha ramificazioni significative, che l' infrastruttura democratica oggi potrebbe non essere preparata a gestire. Vale la pena di fare un passo indietro per affrontare la questione». Si comincia dunque con gli spot politici, ma la riflessione è così aperta su tutte le distorsioni dei social..
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