FINE PENE MAI - C'È UN ALTRO PROCEDIMENTO PENALE APERTO SULLA PASSATA GESTIONE DI MPS CHE RIGUARDA PROFUMO: IL FONDO BLUEBELL DI BIVONA, CHE LO VUOLE FUORI DA LEONARDO, HA DEPOSITATO UN COMPROMETTENTE VERBALE DI ISPEZIONE DELLA BCE. A FINE 2015 LA BANCA SENESE AVREBBE AVUTO UN INDICE DI PATRIMONIALIZZAZIONE VICINO A ZERO, MA NON LO HA MAI COMUNICATO AL MERCATO - ENTRO STASERA, PROFUMO DECIDERA' SE LASCIARE IL VERTICE DI LEONARDO, ALLA VIGILIA DEL CDA DI DOMANI
Carlotta Scozzari per https://it.businessinsider.com/
C’è un altro procedimento penale aperto sulla passata gestione di Banca Monte dei Paschi che riguarda Alessandro Profumo, oggi alla guida di Leonardo come amministratore delegato e di recente già condannato in primo grado per aggiotaggio e false comunicazioni sociali ai tempi in cui era presidente dell’istituto senese. E, proprio nell’ambito di questo altro procedimento penale aperto, il fondo Bluebell guidato da Giuseppe Bivona ha da poco depositato, nell’incidente probatorio in corso, il verbale dell’ispezione della Banca Centrale Europea (Bce) sui crediti di Mps iniziata nel 2016 e terminata con il rapporto finale del 2 giugno 2017.
Si tratta di un documento particolarmente importante perché, al punto 16 della sintesi delle conclusioni (executive summary), si legge che l’indice di patrimonializzazione Cet1 ratio (tecnicamente il rapporto tra il Common equity Tier 1 rappresentato principalmente dal capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio), per il quale la Bce fissa una soglia minima all’8%, tenendo conto dei risultati dell’ispezione dell’autorità di vigilanza che si era concentrata sui crediti deteriorati (npl), sarebbe stato pari ad appena lo 0,58% alla fine del 2015. In altri termini, con l’applicazione dei criteri più rigidi richiesti dalla Bce sugli npl, e quindi con maggiori svalutazioni sui crediti, l’indice di patrimonializzazione sarebbe crollato quasi a zero.
Non a caso, poco prima che l’ispezione in loco della Bce terminasse, la banca senese aveva effettuato rettifiche straordinarie sugli npl che avevano ridotto il Cet1 ratio proprio all’8%, ossia la soglia minima regolamentare richiesta. Ma si era trattato di una svalutazione insufficiente secondo la Vigilanza, tenendo conto dei cui rilievi, come detto, l’indicatore di patrimonio sarebbe stato dello 0,58% alla fine del 2015. Un simile dato, però, non è mai stato comunicato al mercato.
Ed è proprio su questo che fa leva Bluebell in quest’altro procedimento penale che riguarda la contabilizzazione dei crediti di Mps, mentre quello per cui Profumo e l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola sono stati condannati in primo grado era focalizzato piuttosto sulla contabilizzazione di alcuni derivati. A parlare della vicenda è lo stesso Bivona in una nuova lettera in cui torna a chiedere (come già fatto) le dimissioni di Profumo da Leonardo: “Le Sue dimissioni – si legge nella missiva di Bluebell – sono un atto dovuto per elementari ragioni di opportunità, dignità e senso dello Stato, non solo a seguito della recente ineccepibile condanna per l’accertata falsificazione dei bilanci di Mps contabilizzando derivati come Titoli di Stato ma anche in previsione del prevedibile rinvio a giudizio coattivo (un fatto che personalmente ritengo certo al pari della sua avvenuta condanna) nel secondo procedimento penale che La riguarda per la falsa contabilizzazione dei crediti di Mps.
Confido che i suoi avvocati – prosegue Bivona nella lettera – l’avranno informata della circostanza che il sottoscritto ha depositato nell’incidente probatorio in corso, inter alia, il verbale ispettivo della Banca Centrale Europea da cui risulta che Mps al 31 dicembre 2015 – ovvero dopo aver incassato otto miliardi dagli aumenti di capitale nel 2014 e 2015 quando Lei era presidente – disponeva di un capitale regolamentare (Cet1) effettivo pari a zero (0,58% per precisione), un dato nascosto ai soci ed al mercato grazie a omesse rettifiche per 7,6 miliardi di euro: lascio solo immaginare quale doveva essere il valore effettivo del capitale regolamentare prima dei due aumenti di capitale fatti nel 2014 e 2015 quando Lei era Presidente!”.
Nella nuova lettera di richiesta di dimissioni di Profumo dalla presidenza di Leonardo (di cui il Tesoro ha in portafoglio il 30,2%), auspicate per il consiglio di amministrazione del 5 novembre chiamato a esaminare i risultati dei primi nove mesi del 2020, Bluebell si sofferma anche sull’andamento delle azioni della ex Finmeccanica a Piazza Affari, di recente crollate al minimo degli ultimi cinque anni. Basti pensare che soltanto nell’ultimo mese i titoli del gruppo che opera nel settore dell’aerospazio e della difesa hanno fatto segnare una flessione di quasi il 13%, contro il -3,6% dell’indice Ftse Mib.
Proprio l’andamento delle azioni è di recente finito anche nel mirino del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il cui presidente Raffaele Volpi (Lega) ha annunciato in una nota: “Il Copasir ha deciso di porre la sua attenzione sulle questioni inerenti la società Leonardo, considerata azienda di interesse strategico nazionale. Tale focus sarà indirizzato ad individuare se e quali azioni improprie o speculative interessino questo campione nazionale”.
Secondo Bluebell, oltre alla sentenza di primo grado nei confronti del presidente Profumo, “il valore di Borsa di Leonardo spa riflette il grave peggioramento dei risultati a causa della scarsa efficienza operativa, della struttura di capitale inadeguata a causa del forte indebitamento e soprattutto del debole posizionamento strategico dovuto a scelte a dir poco incomprensibili”. Il fondo con base a Londra cita per esempio la decisione annunciata un anno fa di lanciare l’Atr-42 nella versione Stol (short take off and landing, decollo e atterraggio su spazi brevi).
Nella precedente lettera di richiesta di dimissioni di Profumo da Leonardo, Bluebell aveva anche prospettato la possibilità che la condanna in primo grado potesse in qualche modo limitare il business e gli affari della stessa Leonardo. Tuttavia, la società, in una nota del 20 ottobre, aveva fatto sapere che il consiglio di amministrazione riunitosi apposta per esaminare la questione non aveva ravvisato alcun tipo di problema. “Dall’esposizione dell’analisi – spiegava il comunicato di Leonardo – che ha tenuto in considerazione anche i diversi mercati di riferimento del gruppo, è emerso un quadro che non comporta specifiche limitazioni dell’operatività aziendale. Al comitato governance è stato affidato il compito di monitorare e approfondire ogni potenziale evoluzione della vicenda, tenendone informato il consiglio”.