generali leonardo del vecchio alberto nagel philippe donnet francesco gaetano caltagirone

GENERALI, TANTI MILIARDI PER NULLA - I PACCHETTI DI AZIONI SCHIERATI DA CALTAGIRONE, DEL VECCHIO E BENETTON PER SCONFIGGERE DONNET E NAGEL, VALGONO 7 MILIARDI. EPPURE, NON SONO SERVITI A NIENTE: ALLA FINE VINCE SEMPRE IL MERCATO, CHE HA VOTATO IN MANIERA COMPATTA PER LA LISTA DONNET - CHE FARANNO ORA I DUE ARZILLI VECCHIETTI, PUNTERANNO MEDIOBANCA? MA ANCHE NELLA BANCA DI NAGEL LA QUOTA DECISIVA È IN MANO AGLI ISTITUZIONALI, CHE NE DETENGONO METÀ DEL CAPITALE. SE SI VORRÀ PRENDERE IL COMANDO PER VINCERE BISOGNERÀ PASSARE DA LORO...

Donnet Caltagirone Del Vecchio

DAGOREPORT! GENERALI, VINTI E VINCITORI – AHÒ, TUTTO ‘STO CASINO PER RITROVARSI 3 CONSIGLIERI ANZICHÉ 4, COME NEL PRECEDENTE CDA, DOVE CALTAGIRONE RICOPRIVA PURE LA CARICA DI VICEPRESIDENTE? - OLTRE AD AVER INVESTITO QUASI 3 MILIARDI NELLE AZIONI DEL LEONE, LA CAMPAGNA DI CONQUISTA HA COSTRETTO L’EDITORE DEL MESSAGGERO A SCUCIRE UNA VALANGA DI SOLDI (10/15 MILIONI?), NECESSARIA PER ARRUOLARE AVVOCATONI COME SERGIO ERDE, AGENZIE DI COMUNICAZIONE, ADVISOR, MANAGER DEL CALIBRO DI COSTAMAGNA E CATTANEO, CIRINÀ E PALERMO, TIPINI FINI CHE NON VANNO LEGGERI QUANDO SPARANO LE LORO PARCELLE. NE VALEVA LA PENA?

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dagoreport-generali-vinti-vincitori-ndash-aho-tutto-lsquo-sto-308461.htm

 

 

L'INDUSTRIA CHE INVESTE IN FINANZA 11 MILIARDI NELLA SFIDA DEL LEONE

Luca Piana per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

La sconfitta subita nell'assemblea delle Generali del 29 aprile lascia Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio con un dubbio strategico. Nessun imprenditore italiano aveva messo sul piatto risorse così ingenti per prendere il comando di un gruppo finanziario di questa importanza, una delle maggiori compagnie assicurative d'Europa.

GENERALI

 

Ai prezzi di Borsa le rispettive quote del 9,9% - poco sopra l'imprenditore romano, poco sotto il presidente di EssilorLuxottica - valgono oltre 2,8 miliardi l'una. Hanno trovato l'appoggio di un'altra famiglia di imprenditori, i Benetton, che si sono presentati a Trieste con il 4,75%, valore di Borsa altri 1,3 miliardi.

 

A bocce ferme avrebbero vinto, perché nessun altro socio conosciuto aveva quote sufficienti per rinsaldare le posizioni di Mediobanca, storico azionista di maggioranza relativa delle Generali, il loro avversario nella contesa. Eppure i tre hanno perso, perché sul mercato le bocce non sono mai ferme davvero, soprattutto nell'assemblea di una società senza una maggioranza precostituita.

francesco gaetano caltagirone

 

E i grandi investitori internazionali hanno votato contro di loro in maniera compatta, mettendo in forse anche le probabilità di successo delle prossime mosse che potrebbero decidere di compiere.

 

Raramente in Italia si è vista una partita finanziaria che, senza passare da un'Opa, abbia mosso capitali privati così ingenti. I pacchetti di azioni Generali che Caltagirone, Del Vecchio e Benetton hanno schierato per tentare di mandare a casa l'amministratore delegato Philippe Donnet e affidare la compagnia ad altri manager valgono complessivamente 7 miliardi. Il loro impegno, tuttavia, non si limita qui.

 

leonardo del vecchio

Da tempo Del Vecchio ha deciso di muoversi anche su Mediobanca, diventandone il principale azionista con il 19,4% e mettendo in discussione la gestione dell'amministratore delegato Alberto Nagel. Mediobanca non è più lo scrigno degli equilibri del capitalismo italiano, però conserva il 12,8% delle Generali, l'altra società in cui Del Vecchio ha investito. Più di recente su Mediobanca ha iniziato a muoversi anche Caltagirone, che la scorsa settimana ha comunicato di essere arrivato a un soffio dal 5,5%. Caltagirone l'ha sempre definito un investimento finanziario.

 

generali.

Resta il fatto che anche in Mediobanca gli investimenti sono ingenti, 1,6 miliardi per Del Vecchio, quasi 480 milioni per Caltagirone. Nell'autunno 2023 il consiglio di amministrazione guidato da Nagel scadrà ed è legittimo immaginare che i due possano tentare un ribaltone. Per inciso, in Mediobanca ci sono anche i Benetton, soci storici con il 2,1%.

 

Su questo scenario, tuttavia, bisogna capire quanto influirà la sconfitta in Generali. Caltagirone è riuscito ad aggregare attorno al suo piano solo un limitato gruppo di investitori para-pubblici, la Cassa Forense, alcune fondazioni bancarie, più qualche raro imprenditore.

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

Arrivati in assemblea con il 24,5% di loro proprietà, lui, Del Vecchio e i Benetton si sono così fermati al 29,4. Allo start Mediobanca si era presentata più in basso: con il sostegno dei De Agostini e un pacchetto del 4,4% preso a prestito, partiva dal 18,6. Il voto per la lista guidata da Donnet ha preso però il 39,2% del capitale totale, facendo il pieno dei grandi investitori internazionali, che si sono rivelati decisivi.

 

Un risultato particolarmente importante per vari aspetti. Era la prima volta, ad esempio, che a Trieste il consiglio uscente presentava una propria lista di candidati per quello nuovo e che Mediobanca, l'azionista di maggioranza relativa, non ne presentava una sua.

il piano della lista caltagirone per generali

 

Caltagirone e Del Vecchio sembrano avere le spalle larghe per incassare il colpo. Entrambi hanno accumulato le loro quote in un arco di tempo lungo e dovrebbero essere in grado di resistere anche se le quotazioni scendessero.

 

La holding di Del Vecchio, la lussemburghese Delfin, non ha ancora depositato il bilancio consolidato 2020, quindi è difficile capire il valore a cui ha rilevato i pacchetti più recenti e se l'abbia fatto indebitandosi con le banche.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Fonti vicine a Caltagirone, che ha una parte del suo pacchetto in pegno alle banche, avvalorano le ricostruzioni secondo cui l'imprenditore romano avrebbe in carico le azioni Mediobanca a un prezzo medio di 9 euro, inferiore ai 9,8 attuali, e la parte più consistente delle Generali attorno ai 14 euro, con un'ampia plusvalenza potenziale rispetto ai 17,8 attuali.

 

CARLO BERTAGNIN BENETTON - ALESSANDRO BENETTON - ERMANNO BOFFA CHRISTIAN BENETTON

Restano alcuni margini d'incertezza: un pacchetto del 2,5% di Generali è oggetto di un'operazione in derivati che scadrà a metà giugno, con prezzo di esercizio a 18,5 euro. La questione è tecnica ma il succo è che Caltagirone ne uscirà comunque con una quota di liquidità. Nel complesso, però, nessuno mette in dubbio che i due imprenditori abbiano fatto bene i loro conti. L'altra questione è più strategica.

 

claudio costamagna

Mediobanca ha un nucleo di azionisti imprenditori raccolti in un accordo di consultazione, con nomi come Doris, Monge, Gavio, Ferrero, Lucchini, Angelini, Minozzi. Insieme possiedono il 10,6%. Se si sommano altri nomi fuori dall'accordo, si può calcolare che in Mediobanca la classe imprenditoriale vicina al management abbia investito quasi 1,2 miliardi.

 

È una cifra inferiore ai 9,8 miliardi distribuiti fra Generali e Mediobanca da Caltagirone, Del Vecchio, Benetton e - sul fronte avverso - De Agostini. Ma a dispetto di questi 11 miliardi complessivamente dinvestiti dagli imprenditori in questa partita di potere, così come in Generali anche nella banca la quota decisiva è in mano agli istituzionali, che ne detengono metà del capitale. Se si vorrà prendere il comando, come ha insegnato il 29 aprile, per vincere bisognerà passare da loro.

francesco gaetano caltagirone

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…