Estratto dell’articolo di Claudia Luise per “la Stampa”
Per la Germania non c'è solo un problema di crisi economica ma anche una crisi di politica economica. L'analisi, che mette d'accordo più economisti tedeschi (tra cui il presidente del Kiel Institute for the World Economy, Moritz Schularick) ma anche internazionali, parte da un assunto che sta prendendo corpo per la Germania ma che vale per l'Europa.
Perché è dal confronto tra le misure messe in campo dall'Ue con quelle degli Usa che si può partire per spiegare cosa sta succedendo. Un modello votato fortemente all'export, da un lato, che si scontra con l'idea di incentivare le produzioni nazionali e introdurre misure protezionistiche, dall'altro.
La Germania ha evitato la recessione tecnica grazie a misure governative e alla spesa delle famiglie, mostrando un incremento congiunturale del Pil dello 0,2% nel terzo trimestre. Tuttavia, su base annua, il Pil tedesco si è comunque ridotto dello 0,2% […]
Nel terzo trimestre, però, la crisi dell'auto in Germania non era ancora arrivata a livelli di emergenza, ragione per cui è possibile che il quarto trimestre torni in rosso.
La Germania, come sottolinea l'economista e direttore del Centro Einaudi Beppe Russo, resta il grande malato d'Europa per avere puntato tutte le sue carte sui mercati ad est, sui quali adesso i suoi prodotti incontrano difficoltà. Sostituire quelle esportazioni non sarà semplice, anche perché l'ipotesi più ragionevole «sarebbe far crescere la domanda interna, cosa non facilissima senza mandare in deficit il bilancio pubblico. E i tedeschi tendono a non farlo».
OLAF SCHOLZ DONALD E MELANIA TRUMP
Lo testimonia anche un altro dato, riportato in una analisi del Sueddeutsche Zeitung: per la prima volta in più di quindici anni, nel 2024 l'economia tedesca ha esportato più beni in Polonia che in Cina. Il punto è anche che gli Stati Uniti sono un partner fondamentale per i tedeschi e lo spettro dei dazi che vorrebbe introdurre Trump mette ansia. Soprattutto perché andrebbero a colpire il settore trainante della manifattura tedesca: l'automotive.
Nel caso passasse la linea nel nuovo presidente americano, Porsche e Mercedes sarebbero le case automobilistiche maggiormente penalizzate. Infatti, secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, sono le più esposte con il rischio di ridurre dell'8% il loro utile prima delle imposte (Ebit) del 2025.
olaf scholz e Christian Lindner
Le case automobilistiche tedesche esportano negli Stati Uniti complessivamente circa 1,4 milioni di veicoli. Per Porsche e Mercedes, l'introduzione di una tariffa del 10% porterebbe ad una contrazione di circa 2,4 miliardi di euro di Ebit. […]
Nel caso in cui si scateni una guerra commerciale, la reazione di alcune case automobilistiche tedesche potrebbe essere quella di «spostare altrove le produzioni che attualmente vengono fatte in America», sottolineano gli analisti. Bmw e Mercedes hanno importanti stabilimenti di assemblaggio negli Stati Uniti mentre Volkswagen produce alcuni modelli nel Tennessee.