Estratto dell’articolo di Marcello Astorri per “il Giornale”
Ci è voluta una giornata intera, ma alla fine è arrivata la smentita da parte del socio forte cinese in Pirelli circa la volontà di mettere sul mercato la sua quota. «L’articolo di stampa secondo cui Sinochem sta valutando la cessione della sua partecipazione in Pirelli non corrisponde al vero», si legge sulla nota ufficiale pubblicata ieri pomeriggio da Marco Polo International (che fa capo a Sinochem Holdings), detentrice del 37% del marchio italiano di pneumatici.
Il riferimento è all’anticipazione di Bloomberg, che da mercoledì sta avendo ricadute sul titolo. Il conglomerato cinese poi aggiunge: «Sinochem non ha alcun piano per vendere la sua partecipazione in Pirelli». Una nota che pare chiudere qui la questione, da archiviare quindi come una semplice manovra speculativa come sospettavano alcuni analisti. Resta però qualche dubbio sulle tempistiche di una smentita che è arrivata molto in ritardo. Circostanza che scatena suggestioni e ipotesi interessanti.
C’è infatti chi pensa che l’indiscrezione sia stata un’imbeccata di qualcuno interessato a inviare un messaggio, proprio alla vigilia dell’arrivo in Italia del capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Wang Yi, venuto a parlare tra le altre cose del rinnovo del memorandum sulla Belt and Road Initiative sottoscritto nel 2019.
Certo è che la Borsa continua a vederci qualcosa di più, al di là della smentita. Mercoledì dapprima il titolo si è inabissato […], per poi riprendersi e chiudere addirittura in territorio positivo. Ieri il trend è proseguito, con il mercato che fiutava la possibilità di un’Opa. È circolato anche il nome del fondo Kkr, già noto per Tim, tra i possibili soggetti interessati.
In seguito alla smentita, il titolo ha ripiegato massicciamente dopo aver toccato i massimi da 12 mesi, per poi riprendere a marciare chiudendo con un +3,36% a 4,95 euro. Se veramente qualcuno è intenzionato a comprare, gli analisti di Equita pensano che debba prima passare dal Ceo e azionista Marco Tronchetti Provera, «dato che la governance attuale prevede anche che la sede sociale e i centri di R&D non possano essere spostati fuori dall’Italia senza l’approvazione del 90% del capitale». […]