LAGARDE TIRA IL TASSO E NASCONDE LA MANO – LA STRETTA DELLA BCE HA CAUSATO UNA TEMPESTA SUI MERCATI E SUBITO ARRIVA L’IPOTESI DI UNO “SCUDO” ANTI-SPREAD PER I PAESI FRAGILI (COMPRESA LA FRANCIA): ACQUISTI DI TITOLI TEMPORANEI E SOLO IN CASO DI GRAVE NECESSITÀ – MA PRIMA VANNO VINTE LE (SOLITE) RESISTENZE DEI TEDESCHI: LA BUNDESBANK NON VUOLE SENTIRE RAGIONI…
Claudio Tito per “la Repubblica”
La proposta è sul tavolo. L'ipotesi non solo è stata trattata nel corso dell'ultima riunione del board della Bce a Amsterdam, ma è nei dossier dei vertici europei e di molte cancellerie. Un "Piano B" anti- spread. Una rete di protezione per alcuni debiti pubblici per metterli al riparo dalla speculazione finanziaria. La tempesta degli ultimi giorni non ha solo preoccupato. Ha fatto temere il peggio per i prossimi mesi.
In particolare, nel periodo estivo: tra giugno e settembre, solo in Italia, scadono titoli di Stato per 130 miliardi di euro. Di cosa si tratta? Il punto di riferimento consiste nell'ormai celebre meccanismo escogitato da Mario Draghi durante il suo mandato alla Banca Centrale Europea. Quello che sinteticamente viene chiamato "Whatever it takes".
christine lagarde con mario draghi
Ma lo strumento tecnico sarebbero le OMT (Outright Monetary Transaction). A quel modello si stanno ispirando i tecnici della Bce e della Commissione Ue. Con qualche differenza. La prima di queste sarebbe quella di non subordinare l'intervento all'accettazione di un programma europeo di rientro dal debito. Dovrebbe avere una azione molto limitata nel tempo e in caso di estrema necessità. Un "cannone", dunque, da utilizzare se la tensione sui titoli di Stato di uno o più membri dell'Unione europea dovesse diventare insostenibile e dannosa per tutta la Comunità.
La presidente della Bce, Christine Lagarde ha già messo a lavoro i suoi uffici. Tutti i componenti del board di area mediterranea, infatti, avevano fino a giovedì scorso frenato sull'innalzamento di 0,25 punti base. E alla fine il via libera è arrivato con la disponibilità a studiare una sorta di "paracadute".
Tutto si basa sulle previsioni negative relative a inflazione e ripresa. Una sensazione peggiorata dopo il recente fallimento dell'accordo sul grano. Il piano turco si è rivelato impraticabile, ma ha trasmesso l'idea che Mosca non vuole una tregua in tempi brevi. Anzi, scommette su una guerra di lungo periodo. Con tutte le conseguenze del caso.
christine lagarde mario draghi
L'aumento dei prezzi, del resto, in Europa è determinato per quasi due terzi del suo valore dai costi dell'energia e non da una spinta verso la crescita. Aumentare il tasso di sconto, allora, tutelerebbe certamente i risparmi (motivo per cui i "falchi" dai tedeschi agli olandesi insistono) ma nello stesso tempo rischia di paralizzare gli investimenti.
Proprio per questo il messaggio mandato da alcune cancellerie europee a Francoforte è stato nelle ultime ore abbastanza netto. E i mittenti non sono solamente Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. C'è anche la Francia. Che ha subito un'impennata del suo spread tra giovedì e venerdì, e si trova ad affrontare una tornata elettorale molto delicata. Un messaggio spiegato molto bene alla francese Lagarde.
Contemporaneamente, le stesse Cancellerie stanno cercando di convincere il cancelliere tedesco Olaf Scholz a esercitare la sua influenza sul componente tedesco della Banca centrale. Pressing che per ora non ha sortito effetti. Secondo le prime indicazioni, dalla Germania sono partiti segnali soprattutto di incertezza. Interpretati con la paura di Berlino di provocare un'altra disconnessione con il suo elettorato e curandosi esclusivamente degli interessi tedeschi. Esattamente come ha fatto con il tetto al prezzo del gas: il suo no è motivato dal terrore che dinanzi al "price cap", la Russia decida di interrompere da subito le forniture. Provocando una pericolosa recessione.
C'è ancora un mese per affrontare una situazione che sembra destinata a peggiorare. La questione verrà affrontata anche al prossimo Consiglio europeo di fine giugno e al successivo G7 convocato proprio in Germania. E poi dalla riunione della Bce già fissata per il prossimo mese. La paura che un'altra tempesta si abbatta sui debiti sovrani più esposti è ormai immanente. E l'urgenza di non ripetere gli errori del recente passato piuttosto incalzante.
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