L’ETERNO RITORNO DELLO SPREAD – NEMMENO DRAGHI PUÒ NULLA: IL DIFFERENZIALE TRA I BTP ITALIANI E I BUND TEDESCHI CONTINUA A CRESCERE. OGGI APRE A 220 PUNTI BASE, IN RIALZO RISPETTO ALLA CHIUSURA A QUOTA 216 DI IERI, DOPO L’ANNUNCIO DELLA FINE DEL PIANO DI ACQUISTI DELLA BCE – MA NON È SOLO COLPA DELLA GUERRA E DELLA LAGARDE: L’ITALIA, COME AL SOLITO, PAGA UN RISCHIO “POLITICO”. GLI INVESTITORI SI CHIEDONO COSA SUCCEDERÀ TRA UN ANNO, DOPO LE ELEZIONI E SENZA “MARIOPIO”, MAGARI CON UN GOVERNO EUROSCETTICO?
1- SPREAD BTP-BUND: APRE IN RIALZO A 220 PUNTI
(ANSA) - Dopo la corsa della vigilia, ancora tensione sullo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni: il differenziale ha aperto la seduta sui mercati telematici a 220 punti base dopo la chiusura di ieri a quota 216. Il rendimento del prodotto del Tesoro è al 3,62% rispetto a una conclusione della giornata precedente a quota 3,58%.
2 - ALLARME SPREAD
Alessandro Barbera e Luca Monticelli per “la Stampa”
christine lagarde con mario draghi
Il mantra che ripetono nei corridoi del ministero dell'Economia è: «Non creiamo allarmismi», mentre sugli schermi degli uffici scorrono i risultati dello spread: ieri ha toccato i 228 punti base mentre il Btp decennale ha chiuso al 3,7%, su livelli che non si vedevano dal 2014.
L'altalena dello spread delle ultime settimane ha costretto il Tesoro e Palazzo Chigi ad accendere un faro, ma non c'è alcun cambio di rotta nelle politiche del governo. Anzi, come spiega un ministro dietro la garanzia dell'anonimato, anche le frange della maggioranza che fino a poco tempo fa chiedevano ogni giorno a tambur battente scostamenti milionari «hanno capito che quella fase si è chiusa con la pandemia, il paese è al sicuro solo con una politica di bilancio prudente e rigorosa». Perché è proprio un debito pubblico sotto controllo e in parabola discendente la carta più forte che l'esecutivo Draghi ha in mano per scongiurare la corsa dello spread.
Come spiegano i tecnici vicini al dossier, il motivo principale dell'aumento del differenziale tra Btp e Bund è legato alle decisioni della Banca centrale europea, che ha annunciato la stretta sull'acquisto dei titoli e il rialzo graduale dei tassi a partire da luglio. Provvedimenti che stanno facendo risalire i rendimenti dei decennali pure dei paesi più solidi, dalla Germania alla Finlandia passando per l'Olanda.
È chiaro però che l'Italia soffra le misure della Bce più di altri, sia per la spada di Damocle di un debito pubblico monstre, sia perché Francoforte in questi anni è stato il principale acquirente dei nostri titoli. Poi, tra gli investitori, circola anche un'altra spiegazione: dietro l'impennata dello spread c'è "il rischio politico".
Ovvero che tra meno di un anno, dopo le elezioni e senza Draghi, Roma possa ripiombare nelle mani dei populisti euroscettici pronti a vagheggiare l'addio all'euro. La strategia di politica monetaria della Bce e il rischio italiano percepito a livello internazionale sono due elementi su cui l'attuale esecutivo difficilmente riuscirà a incidere.
La linea del ministero dell'Economia è quella di continuare senza incertezze sul sentiero di rafforzamento dei conti. Il debito di quest' anno dovrebbe scendere al 147% (dal 150%), e proseguire il calo nel 2023 al 145%, guerra e crisi permettendo. Tuttavia escludere nuovi scostamenti di bilancio e finanziamenti a pioggia non significa restare inerti di fronte a un'inflazione che a maggio ha raggiunto il 6,9%.
«Dobbiamo ridurre i prezzi dell'energia e offrire un sostegno finanziario alle famiglie e alle imprese, soprattutto a quelle in maggiore difficoltà», ha ribadito ieri il premier Mario Draghi parlando da Parigi alla riunione ministeriale dell'Ocse.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
E allora dove prendere le risorse senza fare deficit? «Responsabilità e solidarietà devono andare di pari passo, sia a livello nazionale che europeo», è il messaggio lanciato da Draghi all'Europa in vista del prossimo Consiglio Ue. Siccome la strada da percorrere per ottenere un'intesa su un tetto massimo di prezzo per le importazioni di gas russo «potrebbe essere lunga», il premier ha deciso di puntare forte su uno Sure 2, il fondo attivato da Bruxelles durante la pandemia che ha erogato prestiti a basso costo per salvare i posti di lavoro e sostenere i redditi.
L'Italia fu il maggior beneficiario ricevendo circa 30 miliardi di euro che servirono a pagare la cassa integrazione. «Uno strumento simile - questa volta mirato all'energia - potrebbe garantire ai paesi vulnerabili più spazio per aiutare i propri cittadini in un momento di crisi. Ciò rafforzerebbe il sostegno popolare al nostro sforzo comune in termini di sanzioni e contribuirebbe a preservare la stabilità finanziaria in tutta l'area euro», ha spiegato il premier.
Se neanche lo Sure 2 dovesse andare in porto, allora al governo non resterebbe che fare deficit. E i tempi sono strettissimi. L'8 luglio scade il decreto sul taglio alle accise dei carburanti, che assicura un risparmio alla pompa di 30 centesimi al litro. Una misura che costa un miliardo al mese. Mentre a settembre a scadere saranno i bonus su luce e gas.
Temi sensibili per l'opinione pubblica che inevitabilmente verranno cavalcati dalla politica in questa lunga stagione pre-elettorale. Durante un appuntamento per le amministrative a Monza, il segretario della Lega Matteo Salvini si è rivolto al ministro Franco chiedendogli di rinnovare lo sconto sui carburanti «almeno fino alla fine dell'estate perché la benzina rischia di arrivare a 3 euro al litro e per milioni di italiani sarebbe un disastro».