Alberto Mingardi per “la Stampa”
Bastano i soldi? Se il governo chiude buona parte delle attività produttive del Paese, vuol dire che pensa di riuscire a riattivarle, non appena possibile.
È forse una convinzione dovuta all' ampia rete di sostegno europeo: dal nuovo Qe all' apertura su un prestito del Mes alla possibilità, mai così concreta, dell' emissione di debito "comunitario".
Sarà sufficiente? Per usare un' espressione di John Cochrane, spegnere e riaccendere un' economia non è come spegnere e accendere una lampadina.
Somiglia di più a spegnere e riavviare un reattore nucleare.
mappa - diffusione del coronavirus vs diffusione imprese
Chiudere attività è facile: riaprirle non lo è affatto, e questo è ancora più vero in un Paese di piccole e micro imprese come è il nostro. Realtà con scarso capitale alle spalle, vessate da imposte e adempimenti, già provate da anni di crescita zero.
Facciamo l' esempio più banale.
Pensate ai bar di cui sono pieni le nostre città e che vivono grazie al consumo di caffè e brioche al banco, la mattina, un' abitudine per milioni di italiani. Potranno sopravvivere a un distanziamento sociale prolungato, forse destinato a protrarsi fino alla scoperta di un vaccino?
Il governo si è posto, per fortuna, il problema di tutelare filiere produttive "essenziali". Ma la divisione del lavoro è ramificata e complessa. Per fare la passata di pomodoro che non deve mancare sugli scaffali del supermercato non serve solo che qualcuno quei pomodori li raccolga: servono macchinari per lavorarli, macchinari che si possono rompere e che magari debbono essere sostituiti.
Perché siano sostituiti, qualcuno deve continuare a produrli e qualcun altro deve continuare a mettere a sua disposizione materiali e componenti. Altri ancora debbono trasportare tutte queste cose. Se si spezza un anello della catena, vanno in fumo relazioni e pratiche consolidate e, almeno per un certo periodo di tempo, il prodotto nei negozi non arriva più. Siamo sicuri che sia facile distinguere l' essenziale da ciò che non lo è?
Nei prossimi mesi, un numero straordinario di persone beneficerà di qualche sostegno, ormai è chiaro. Nessuno di noi però cerca di avere un reddito per il gusto di ricevere il bonifico. Lo stesso vale per gli aiuti. Lo diceva già Adam Smith: persino il mendicante, che dipende dalla carità del suo prossimo, "con il denaro che uno gli dà, acquista da mangiare". La carità è utile solo alla coscienza di chi la fa, se chi la riceve non ha beni da poter acquistare.
Il Covid19 ha innescato un fenomeno di deglobalizzazione che ha già un effetto distruttivo sulle filiere internazionali. La chiusura nazionale lo amplifica.
I generali combattono sempre l' ultima guerra. Così fa chi pensa solo a strumenti per "sostenere la domanda". Ma oggi bisogna guardare al dato dell' offerta. Questo vuol dire aiutare le imprese a stare aperte. L' interlocuzione con le parti sociali dovrebbe mirare a proteggere nel modo migliore i lavoratori, non a guadagnare consenso chiudendo stabilimenti.
maria elena boschi al supermercato 2
La riconversione delle aziende, affinché possano essere utili a produrre mascherine o strumenti per l' emergenza ma soprattutto affinché non interrompano l' attività, deve essere agevolata in ogni modo.
Ai supermercati ora si raccomanda di prendere la temperatura a chi entra, pochi giorni fa il Garante della privacy aveva vietato alle imprese di fare lo stesso: a negozi e aziende va data la più ampia possibilità di sperimentare strategie per proteggersi e dunque rimanere attivi.
Non abbiamo mai visto un' economia fermarsi così, neanche in tempo di guerra. Combattere la pestilenza non può voler dire generare la carestia.