Vittoria Puledda per “la Repubblica”
philippe donnet gabriele galateri di genola
Generali fa bene a Cattolica. Nel giorno dell'ufficializzazione dell'accordo industriale e finanziario che porterà Trieste ad acquisire una quota pari al 24,4% di Cattolica, in Borsa la "preda" ha fatto un balzo del 38,12% e si è quasi allineata al prezzo per azione (5,55 euro) che il Leone pagherà con l'aumento di capitale dedicato da 300 milioni.
Generali è pronta a mettere sul piatto anche altri 50 milioni, per seguire pro-quota la seconda tranche di aumento da 200 milioni, che la compagnia veronese lancerà poi, ma che verrà già autorizzato dall'assemblea dei soci di domani.
Successivamente - ma comunque entro il 31 luglio - verrà convocata l'assemblea per la trasformazione in spa. Così, quello che non è successo con Warren Buffett (che ha il 9,04% dell'assicurazione) è riuscito a Generali.
O meglio, all'effetto congiunto del Covid sui ratio patrimoniali e dell'intervento (conseguente) dell'Ivass, che ha chiesto in tempi rapidi un aumento di capitale per ripristinare livelli di Solvency ratio congrui. La conseguenza è stata - per Cattolica - la ricerca di potenziali partner per trovare i fondi.
Una strada che passa necessariamente per l'abbandono della forma cooperativa. Il matrimonio che veniva dato più per probabile era quello con Vittoria assicurazioni, ma a quanto risulta anche fondi istituzionali e compagnie estere (tra cui Axa e Allianz) hanno mostrato interesse.
«La scelta è caduta sul principale gruppo assicurativo italiano e tra i protagonisti mondiali» ha scritto ai dipendenti il dg di Cattolica, Carlo Ferraresi, senza entrare nel merito degli altri potenziali partner. C'è chi ritiene che sia proprio questa una delle chiavi principali per spiegare la discesa in campo del Leone alato: un modo per sbarrare la strada ad un concorrente estero interessato a mettere radici in Italia.
Secondo altri, avrebbe scelto di rafforzarsi ancora di più in Italia, in un momento in cui si sta giocando un'altra partita, parallela ma con alcuni punti di contatto come advisor e azionisti: l'offerta di Intesa su Ubi.
Nel cda di Generali di due giorni fa c'erano due assenze - Caltagirone e Romolo Bardin, espresso da Del Vecchio - ma secondo varie ricostruzioni il supporto all'operazione sarebbe molto ampio.
A partire dallo stesso Del Vecchio, che sta cercando di portarsi al 20% di Mediobanca (ora principale azionista di Generali) ed già socio di Generali stessa, che anzi sarebbe proprio la ragione principale della scalata a Mediobanca.
L'operazione, sottolineano gli analisti, ha senso industriale e strategico: l'area è quella indicata dal piano al 2021 (l'Europa) e l'accordo tra l'altro prevede un'intesa nell'asset management, caposaldo del medesimo piano.
La decisione, si legge in una nota, è «in grado di generare opportunità e benefici diretti immediati». Certo il target, la quinta compagnia italiana, non è tale da cambiare il profilo di Generali.
È probabile che successivamente si arrivi alla fusione, per ora Trieste si è presa una sorta di opzione sul futuro. Nei prossimi giorni si capirà meglio anche quale sarà l'atteggiamento di Buffett: a quanto risulta Cattolica e il suo azionista Usa si sono sentiti ieri e torneranno a farlo nel fine settimana.
Del Vecchio Romolo Bardin Alberto Nagel Caltagirone Alberto Nagel Del Vecchio e la moglie Zampillo