SOVRANISTI À-LA-CARTE: QUANDO UNA BANCA ITALIANA VUOLE COMPRARNE UN’ALTRA, SI INVOCA IL GOLDEN POWER. SE LO FA UNA FRANCESE, VA TUTTO BENE – SALVINI E GIORGETTI NON ALZANO LE BARRICATE DI FRONTE ALLE MOSSE DEL CREDIT AGRICOLE SU BPM (LA “BANQUE VERTE” VUOLE SALIRE AL 20%) – LA TRATTATIVA TRA UNICREDIT E I FRANCESI PARTE IN SALITA: IL PRIMO INCONTRO SI È CHIUSO CON UNA FUMATA NERA. MA L’ACCORDO PRIMA O POI ARRIVERÀ: TRA I DUE ISTITUTI CI SONO DI MEZZO MOLTI INTERESSI, CHE VANNO BEN OLTRE L’INDIPENDENZA DI GIUSEPPE CASTAGNA E I SOGNI DI CALTAGIRONE E MILLERI…
matteo salvini giancarlo giorgetti
GRANDE AGITAZIONE PER IL RISIKO CHE STA INVESTENDO IL PRESEPE DEL POTERE BANCARIO ITALIANO - LA PARTITA CHE VEDE IN CAMPO UNICREDIT, BANCO BPM, CREDIT AGRICOLE, ANIMA SGR, MPS, GLI IMPRENDITORI MILLERI E CALTAGIRONE SUPPORTATI DAL MEF DI GIORGETTI E DALLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, CON MEDIOBANCA E ASSICURAZIONI GENERALI ALLA FINESTRA, È SOLO ALLE PRIME SCHERMAGLIE - IN ATTESA DELLA BATTAGLIA FINALE, PREVISTA A METÀ DEL PROSSIMO ANNO, COME IN TUTTE LE GRANDI OPERAZIONI, IL RISULTATO SARÀ FRUTTO DI UN ACCORDO TRA IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, E IL CAPO DI CREDIT AGRICOLE, PHILIPPE BRASSAC - TRA I DUE ISTITUTI CI SONO DI MEZZO TANTI, TROPPI INTERESSI CHE VANNO AL DI LÀ DELL’‘’INDIPENDENZA’’ DI CASTAGNA, DALLA VOGLIA DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONQUISTARE MILANO E TRIESTE E DALLE MIRE DI SALVINI E MELONI DI “AVERE UNA BANCA”…
FALLITA LA PRIMA TRATTATIVA TRA UNICREDIT E AGRICOLE SCUDO DEL GOVERNO SU BPM
Estratto dell’articolo di Andrea Greco e Giovanni Pons per "la Repubblica”
«Io sono per una maggior presenza possibile delle banche italiane sul territorio e minor chiusura possibile di sportelli e licenziamenti», ha detto ieri il vice premier Matteo Salvini richiesto di un parere sull’ascesa del Crédit Agricole annunciata venerdì, al 15% del capitale di Banco Bpm. «Questo dossier lo lascio volentieri al ministro Giorgetti », ha concluso.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Dunque il governo alza le barricate contro Unicredit all’annuncio da parte di Andrea Orcel dell’Ops su Banco Bpm e non fa nessun commento sui francesi quando chiedono di salire dal 10 al 20% della stessa banca.
Quasi che preferisca una banca francese forte in Banco Bpm piuttosto che la fusione con un’altra con sede a Milano e in Italia la maggior parte delle sue attività. Una stortura, agli occhi della comunità finanziaria, che considera l’Ops di Unicredit un’operazione di mercato e il terzo polo Banco Bpm-Mps una sorta di blindatura sotto il controllo occhiuto della politica.
MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI
Ma ricostruire quanto accaduto nel passato, recente e lontano, aiuta a capire di più. Anzitutto va ricordato che Orcel ha avuto negli anni scorsi almeno due possibilità per lanciare l’Opa su Bpm: ma non l’ha fatto per questioni di prezzo.
Si è invece mosso appena dopo che Bpm ha blindato Mps su richiesta esplicita del governo, insieme a Caltagirone e Delfin. E subito dopo ha avvicinato i francesi del Crédit Agricole - in quel momento ancora al 10% ma sospettati da Orcel di aver rastrellato via Jp Morgan un altro pacchetto del 5,2% in derivati - per imbastire una trattativa.
Trattativa che a quanto risulta a Repubblica c’è stata, ma non direttamente tra Orcel e Philippe Brassac, l’ad di CA, che hanno mandato avanti i loro manager di fiducia. Il primo round negoziale però non è decollato, pare per i dinieghi di Orcel a qualsiasi proposta dei francesi. Così Brassac si è ritirato in buon ordine e ha cominciato a lanciare messaggi al governo italiano.
Il riposizionamento francese si può evincere dalle stesse parole usate da Brassac durante una cena organizzata dal top management del CA a Parigi il 3 dicembre […]. […]
IL QUARTIER GENERALE UNICREDIT A MILANO
«CA è ben posizionata per la crescita dato il business mix che poggia su asset management, assicurazioni e credito al consumo, nei quali il gruppo ha la dimensione giusta per giocare da consolidatore o creare partnership di valore», è il primo punto di Brassac come riassunto in una nota di Jp Morgan ai suoi clienti.
Secondo punto: «CA beneficia di una positiva opzionalità in Italia e ottimizzerà i suoi interessi con un approccio costruttivo con i suoi stakeholder incluso il governo italiano».
In quel momento era già emersa l’ostilità di Giorgetti e Salvini all’Ops di Orcel e l’occasione di infilarsi nelle baruffe tra italiani in una posizione di forza era ghiotta. Ancora dalla nota dell’analista della banca Usa, sulle aggregazioni transfrontaliere: «Il management è più aperto alle operazioni transfrontaliere nel lungo periodo […] grazie alla forte presenza delle fabbriche prodotto e alla rete di sportelli che può generare interessanti ricavi». Brassac parla addirittura di replicare il “modello italiano” nelle attività di CA in Germania, Benelux, Spagna.
PHILIPPE BRASSAC CREDIT AGRICOLE
Dalle parole ai fatti. Il giorno 6 dicembre, […] CA annuncia i derivati per salire al 15,1% e chiede di arrivare al 19,99%, ma senza prendere il controllo. Il governo dà via libera, sondando la disponibilità dei francesi a votare una fusione tra Bpm e Mps - l’idea originaria di terzo polo e di ridiscendere al 10%. Riceve un’apertura, anche se non una certezza.
Nel frattempo Orcel sta cercando di riannodare i fili della trattativa, che a questo punto è in salita. Anche perché i francesi, ora, si negano.
SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
Ma è possibile che a gennaio tornino al tavolo, vista anche l’azione diplomatica che il banchiere romano sta attivando tramite vecchie amicizie, come Alain Minc, e finanzieri di peso nell’establishment francese, come David René de Rothschild.
Un accordo potrebbe passare per l’estensione del contratto di Amundi sulla rete Unicredit, l’acquisto di filiali eccedenti l’eventuale fusione tra Unicredit e Bpm, rafforzando lo status di CA come terzo polo in Italia.
GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI
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