Edoardo De Biasi per “Corriere della Sera - L'Economia”
Donnet Caltagirone Del Vecchio
Dimentichiamo per un istante il ring di Trieste, cioè lo scontro Mediobanca contro Del Vecchio-Caltagirone per il controllo delle Assicurazioni Generali. Anche se si tratta di una battaglia pericolosa che rischia di cambiare lo scacchiere finanziario italiano, specialmente se il punto d'arrivo sarà la fusione con un big estero.
Operazione che potrebbe privare il nostro paese di uno dei suoi principali asset, come testimonia la fusione tra Peugeot e Fca. Per fortuna l'Italia della finanza non è solo questa guerra fratricida. IntesaSanpaolo è certamente l'esempio più rilevante. Ma altri protagonisti stanno crescendo. Per trovarne un altro basta andare a Bologna, in Via Stalingrado 45.
Alla sede della Unipol. La storia di questa assicurazione è recente. Federcoop comprò la compagnia dalla Lancia che cominciò a operare nel 1963, anche se già l'anno precedente si era deciso di riunire in un'unica struttura il portafoglio assicurativo delle varie cooperative. Nel palazzo dalla caratteristica forma a ferro di cavallo lavora Carlo Cimbri, amministratore delegato della società.
Classe 1965, cagliaritano di nascita, interista di fede, il manager non è un habitué dell'alta finanza, non ha mai amato i cosiddetti salotti buoni; eppure sa muoversi come un autentico king maker. Rapido, deciso, diretto, perfino brusco, non perde tempo in chiacchiere.
È così che Unipol si è guadagnata un ruolo di primo piano nello scacchiere nazionale. Un ruolo certificato dal peso assunto nell'azionariato di Mediobanca (2%) e di Rcs (4,9%), ma anche dalla partecipazione nello Ieo Monzino di cui Cimbri è presidente. In Unipol è arrivato nel 1990 per occuparsi dell'area finanza e tesoreria.
Quindici anni dopo è stato nominato direttore generale e costretto ad affrontare uno dei momenti più bui della compagnia bolognese. Nel gennaio 2006 il ceo Giovanni Consorte si dimise per le accuse di aggiotaggio, associazione delinquere e appropriazione indebita in occasione dello scandalo relativo alla scalata della Popolare di Lodi alla Banca Antonveneta.
Focus sul business
La strategia iniziale di Cimbri è stata subito chiara: tornare a concentrarsi sul business assicurativo. E i risultati si sono visti.
Al di là del predominio delle Generali, Unipol è il numero uno nel ramo danni. Nel 2010 il manager viene nominato amministratore delegato. L'espansione è rafforzata con la discussa e complicata operazione Sai-Fondiaria. Un'acquisizione che gli ha permesso di consolidare il rapporto con Alberto Nagel, ceo di Mediobanca.
Lo sportello è rimasto, comunque, una forte tentazione. Nel 2019 Unipol banca, appesantita da un eccesso di incagli, viene ceduta al Banco Popolare dell'Emilia-Romagna. Ma non è l'addio al mondo creditizio. Anzi, è un primo passo per consolidare la crescita nell'istituto emiliano, di cui detiene il 18,9 per cento.
E, come è noto, la fame vien mangiando. Così Bper, su spinta di Cimbri, ha acquistato 620 filiali da Ubi Banca post Opas Intesa-Sanpaolo.
Una mossa che ha avuto conseguenze anche a livello di management. Nel marzo dell'anno scorso, con una decisione a sorpresa, il ceo Alessandro Vandelli non è stato rinnovato e ha lasciato il timone al più esperto Piero Montani.
Che ha deciso immediatamente di puntare su Genova. Una mossa strategica. Con l'operazione Carige Bper supererà UniCredit per numero di filiali in Italia. Se tutto filerà liscio, la rete di bancassurance UnipolSai potrà contare su altri 368 sportelli per piazzare le proprie polizze danni.
Da Modena...
Le 1.800 agenzie di Bper balzeranno a quota 2.220, consentendo alla banca modenese di sorpassare UniCredit, al secondo posto della classifica per grandezza della rete. A deal siglato, Bper staccherà sempre di più il Banco Bpm, piazzandosi dietro al campione nazionale, Intesa (oltre 4mila sportelli). Un attivismo che darà vita al secondo polo italiano.
Certo, avere tante agenzie non vuol dire crescita assicurata. Per l'istituto modenese si presenterà presto un tema di razionalizzazione che porterà a chiudere quegli sportelli contigui territorialmente per consentire al gruppo emiliano di estrarre sinergie dalla rete e abbattere il cost/income.
BPER BANCA POPOLARE DELL EMILIA ROMAGNA
Ma c'è di più: il duo Cimbri-Montani ha messo nel mirino anche la Pop Sondrio (Unipol è prima azionista con il 9,5%), con le sue circa 450 filiali situate principalmente in Lombardia.
... alla Valtellina
A dire il vero, il vertice dell'istituto valtellinese è sempre stato chiaro sulla necessità di preservare l'identità e l'autonomia del gruppo. È evidente però che, con il cambio di statuto, anche le regole del gioco sono cambiate. Come molte ex popolari l'istituto è diventata una public company.
Dopo il blitz dell'estate scorsa, Unipol è il primo azionista al 9% e una posizione importante ha anche Dimensional Fund, il gruppo d'investimento di Austin (Texas). Pacchetti pesanti sono custoditi da BlackRock, dal fondo sovrano norvegese Norges Bank e da Crédit Agricole asset management, oltre che da un manipolo di investitori italiani che comprende Intesa Sanpaolo, Generali e Banca Sella.
Unico imprenditore è rimasto l'editore della Settimana Enigmistica, Francesco Baggi Sisini, che avrebbe in portafoglio poco più dell'1% del capitale. Un terreno ideale se Unipol decidesse di portare a termine il blitz. È chiaro che una simile crescita obbligherà gli azionisti storici di Unipol ad affrontare una fase di cambiamento.
Arcipelago
Il controllo da parte delle cooperative resta ferreo, ma il cordone ombelicale non è più quella zavorra che in passato ha frenato lo sviluppo del gruppo finanziario bolognese.
Lo dimostrano l'attivismo delle holding che riuniscono i principali soci di Unipol, da Holmo a Cooperare fino alla neonata Koru. Partiamo da Holmo. La società (azionista al 6,7%) ha deliberato un aumento di capitale da 100 milioni. Il veicolo, partecipato da una ventina di investitori tra cui Manutencoop, Cefla, Unicoop e Sacmi, ha alle spalle un periodo complicato, iniziato con il riassetto che ha portato alla scomparsa della cassaforte Finsoe.
Nel bilancio 2020 Holmo ha cambiato la destinazione della quota Unipol, riclassificandola nell'attivo circolante. La conseguenza è stata una riduzione di valore della partecipazione per 446 milioni. Una scelta che ha zavorrato il conto economico con una perdita di oltre 450 milioni, mentre il patrimonio è sceso in territorio negativo per circa 72 milioni.
L'assemblea ha quindi scelto di rinforzare il patrimonio lanciando un aumento da 100 milioni che sarà portato a termine entro dicembre 2023. In manovra c'è anche Cooperare (3,8%) nel cui capitale compaiono Coop Alleanza e Coop Liguria al fianco di Coop Lombardia, Manutencoop, Granlatte, Copura, Cmc e alcune banche come Bper, Banco Bpm e Crédit Agricole. L'assemblea della holding ha lanciato un rafforzamento di 10 milioni da offrire in opzione agli azionisti mediante emissione di azioni di categoria B.
L'attenzione del mercato è concentrata anche su Koru (3,3%), il veicolo fondato lo scorso anno per custodire un pacchetto di azioni Unipol. Nel capitale figura Coop Alleanza, presieduta da Marco Cifiello, che è l'azionista di riferimento di Unipol con una quota del 22,1 per cento. L'ultima assemblea straordinaria di Koru ha deciso il rimborso anticipato degli strumenti partecipativi che Coop Alleanza aveva sottoscritto al momento della creazione della holding.
Insomma, il mondo delle cooperative ha deciso di sostenere la crescita del gruppo. Cimbri non è un manager che insegue sogni e chimere. Ora che è arrivato nel cuore del sistema farà di tutto per difendere la centralità di Unipol. E le sorprese potrebbero non essere finite.