1. ”ABBIAMO VISTO QUESTO RAGAZZO ENORME, GRASSISSIMO E PELATO. ERA UBRIACO, BARCOLLAVA, MA URLAVA COME UN PAZZO “VI AMMAZZO TUTTI”. LA COSA STRANA È CHE ERA SOLO E, DA SOLO, SI STAVA DIRIGENDO CONTRO UNA SCHIERA DI TIFOSI DEL NAPOLI” 2. “CON SÉ AVEVA UN PICCOLO ARSENALE DI BOMBE CARTA E FUMOGENI. NON SAPPIAMO DIRE QUANTI COLPI ABBIAMO SENTITO SPARARE PERCHÉ IN QUEL MOMENTO TRA FUMOGENI E BOMBE CARTA E GRIDA NON SI CAPIVA PIÙ NIENTE. NÉ POSSIAMO DIRE CHE SIA STATO LUI. SAPPIAMO SOLO CHE DOPO POCHI MINUTI L’ABBIAMO VISTO TORNARE DI CORSA, TERRORIZZATO” 3. “DOPO POCHI MINUTI, ABBIAMO SENTITO UN FRASTUONO. ERANO ALTRI TIFOSI DEL NAPOLI CHE TORNAVANO PER FARE GIUSTIZIA, STAVOLTA IN CINQUANTA: HANNO CERCATO DI AMMAZZARLO IN TUTTI I MODI, L’HANNO PRESO A CALCI, PUGNI, BASTONATE. GLI HANNO RIGIRATO LE CAVIGLIE E SPACCATO LE GAMBE. A UN CERTO PUNTO, UNO HA PRESO IN MANO UN CARRELLINO MONTACARICHI GIALLO, DI QUELLI CHE SI USANO PER I COLLI PESANTI DURANTE I TRASLOCHI, E L’HA COLPITO ALLA TESTA”. BENVENUTI ALLA COPPA ITALIA!
Foto ANSA.IT
1. "VI AMMAZZO TUTTI" E SPARA FOLLIA FUORI DALL'OLIMPICO TIFOSO DEL NAPOLI IN FIN DI VITA
Federica Angeli Marco Mensurati per La Repubblica
Ennesima giornata di follia, ormai incredibilmente ordinaria, comincia lontano dallo stadio Olimpico, nel pomeriggio, a una manciata di ore dal fischio d'inizio della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. E precisamente nei parcheggi di Tor di Quinto dove, secondo i piani predisposti dalla questura, i tifosi del Napoli avrebbero dovuto parcheggiare le loro automobili.
Succede però che una ventina di loro, forse dopo essere venuti a contatto con alcuni poliziotti, abbiano travolto un chioschetto della zona, gestito da un noto ultrà della Roma, Daniele De Santis. A Tor di Quinto De Santis lo conoscono tutti. Ecco, quel gruppo di tifosi napoletani, ieri pomeriggio, ha preso di mira il chiosco sbagliato. Quello che accade dopo è affidato al racconto di alcuni testimoni oculari.
De Santis, visibilmente alterato viene visto affrettarsi verso alcuni gruppi di ultrà azzurri: «Abbiamo visto questo ragazzo enorme, grassissimo e pelato - raccontano - era ubriaco, barcollava, ma urlava come un pazzo "vi ammazzo tutti, vi ammazzo tutti". La cosa strana è che era solo e, da solo, si stava dirigendo contro una schiera di tifosi del Napoli ».
Con sé aveva un piccolo arsenale di bombe carta e fumogeni. Continua il racconto dei testimoni oculari: «Non sappiamo dire quanti colpi abbiamo sentito sparare (sul posto la Digos ha repertato sei bossoli) perché in quel momento tra fumogeni e bombe carta e grida non si capiva più niente. Né possiamo dire che sia stato lui. Sappiamo solo che dopo pochi minuti l'abbiamo visto tornare di corsa, terrorizzato».
Cosa sia successo, chi sia stato a premere il grilletto è ancora da accertare. De Santis, al momento, è il principale indiziato anche se, interrogato dalla polizia, ha negato di essere stato lui a sparare. Nelle prossime ore verrà sottoposto allo stub, l'esame delle tracce di polvere da sparo sulle mani. Non si esclude tuttavia che a sparare possa essere stato qualcun altro. Forse una guardia giurata, racconta qualcuno.
A terra, non lontano da dove saranno ritrovati i 6 bossoli, vengono soccorsi tre uomini, uno ferito alla mano, uno al braccio, l'altro in fin di vita. Continuano i testimoni: «Dopo un po' abbiamo visto De Santis che tornava di corsa. Continuava a inveire contro i napoletani, e quelli lo inseguivano urlando, saranno stati una ventina. L'hanno raggiunto, l'hanno sopraffatto e l'hanno riempito di botte. Se ne sono andati quando hanno visto che era a terra e non si muoveva più».
A quel punto, da un edificio lì vicino, una casa di produzione cinematografica, la Ciak, è uscito un uomo che ha provato a soccorrere il ferito, portandolo in salvo all'interno. «Dopo pochi minuti, però, abbiamo sentito un frastuono». Erano altri tifosi del Napoli che tornavano per fare giustizia, stavolta in cinquanta: la loro ira era montata a dismisura di fronte alle prime tragiche notizie sullo stato di salute di Esposito. Hanno spaccato i cancelli e sono entrati.
«Hanno cercato di ammazzarlo in tutti i modi, l'hanno preso a calci, pugni, bastonate. Gli hanno rigirato le caviglie e spaccato le gambe. A un certo punto, uno ha preso in mano un carrellino montacarichi giallo, di quelli che si usano per i colli pesanti durante i traslochi, e l'ha colpito alla testa». Quando nuovamente De Santis non dava più segni di vita il gruppo ha abbandonato il Ciak, non prima di ammonire il proprietario, l'uomo che aveva prestato il primo soccorso: «Se mio fratello muore - ha detto uno degli aggressori, con evidente accento napoletano - Io torno qui e ti ammazzo pure a te».
La polizia è arrivata pochi minuti dopo e ha posto sotto sequestro l'intera area. Dopo una breve perquisizione è stata trovata anche la calibro 7,65, era in un bidone della spazzatura. «L'ho messa lì io - ha spiegato uno dei testimoni - L'ho notata nel cortile e ho pensato che se l'avessero trovata quelli del Napoli ci avrebbero sparato a tutti».
Nel frattempo le ambulanze hanno circondato la zona: Esposito ferito al petto è stato portato via di corsa all'ospedale più vicino, insieme agli altri feriti; De Santis privo di sensi è arrivato in un altro pronto soccorso con fratture ovunque, le gambe spezzate e un trauma cranico.
Inizia un giro di telefonate tra prefettura e questura, e alla fine si decide: la partita si gioca comunque. La tensione come un'onda entra tra gli spalti dell'Olimpico, il fischio d'inizio tarda 45 minuti. Vietato dare informazioni nel corso del match sulle condizioni del ragazzo colpito da un proiettile che è rimasto incastrato nella colonna vertebrale.
Il capitano del Napoli Marek Hamsik, arrivato sotto la curva nord per parlare con i tifosi, è finito sotto un fitto lancio di petardi. Uno di questi ha sfiorato un vigile del fuoco, che è caduto a terra stordito ed è stato portato via dai colleghi per essere medicato.
Un commento su tutti alla giornata, quello del presidente del Senato Pietro Grasso: «Spesso il malessere sociale trova queste occasioni per esplodere in una violenza senza senso, che non possiamo accettare. Bisogna reagire, evitare che si ripetano».
Alle 21.45 la finale di Coppa Italia inizia in un clima surreale, con i fischi all'inno di Mameli cantato da Alessandra Amoroso.
2. MINISTRO DEGLI INTERNI Ã "GENNY âA CAROGNA" - LE TRATTATIVE SE GIOCARE O NO IN MANO AL CAPO ULTRÃ CHE PARLA SOLO CON IL CAPITANO HAMSIK IN UNA PIOGGIA DI BOMBE CARTA. RENZI INTERDETTO IN TRIBUNA
di Emiliano Liuzzi per Il Fattoquotidiano.it
In una ubriacatura collettiva, dove il ministro dell'Interno viene sostituito da un nerboruto capo ultrà , Gennaro De Tommaso, detto "Genny âa carogna", dei Mastiffs, i mastini napoletani, e il ruolo del prefetto affidato a Marek Hamsik, capitano del Napoli, viene deciso che la partita, "sì, si gioca".
Nessuna prova d'appello. Lo fanno capire le bombe carta che lasciano ferito anche un vigile del fuoco a bordo campo. Una pioggia di fumogeni e ordigni, quasi a dire "parliamo con Hamsik, e nessun altro. Decidiamo noi". Il risultato è quasi marginale: finisce 3 a 1 per il Napoli. L'epilogo sono fuochi d'artificio, come se non fosse accaduto niente.
Ma è la legge delle curve, ancora una volta, a prevalere. Lì dove la violenza e la massa si sostituiscono alla legalità . La decisione, tutto sommato, è prudente. Il metodo rasenta la pazzia collettiva. Il presidente del Consiglio, quello vero, Matteo Renzi, è in tribuna Monte Mario, ignaro di quello che gli accade attorno. Quello che è successo glielo spiega Giovanni Malagò, presidente del Coni, incravattato, enorme Rolex al polso. Con Renzi ci sono anche la moglie Agnese e i figli, spaventati quando esplodono le bombe carta.
Algebrico e perplesso il presidente del Senato, Pietro Grasso, che volta lo sguardo verso le curve e guarda l'orologio, prima di partorire, a tarda sera, un comunicato tutto suo: "La violenza resti fuori dal mondo dello sport". Per aggiungere: "Ho pensato più volte di lasciare la tribuna". Non l'ha fatto. Tifosa da campagna elettorale anche Rosy Bindi, che poi sarebbe presidente della commissione Antimafia, mai vista con sciarpa viola al collo.
Tutti appesi alla parola di un ultrà che deciderà se lo spettacolo può andare in scena o se devono tornarsene tutti a casa. Questo è quello che la Rai, attraverso le telecamere, ha trasmesso . Attraverso parole inutili e incomprensibili dei poveri telecronisti, impreparati nel raccontare una cosa che non appartiene al loro mestiere di commentatori. Si concentrano su particolari e perdono di vista la violenza. Parlano, quasi fosse un respiro di sollievo, di un episodio, quello accaduto fuori dallo stadio, legato alla criminalità comune.
Quando cadono a pioggia le bombe carta per allontanare polizia, steward, forze dell'ordine, tacciono. Non sanno o fanno finta di non sapere che, oltre ai colpi di pistola, fuori dall'Olimpico ci sono stati degli scontri, più o meno gravi, documentati dalle fotografie. I telecronisti parlano di criminalità comune, di un regolamento di conti messo in scena tra la gente che avrebbe raggiunto lo stadio per sviare le indagini.
Forse nelle prossime ore sarà tutto più chiaro, ma anche se così fosse nessuno può permettersi che gli ultrà decidano o meno se una partita si gioca. Il precedente, sempre all'Olimpico, in quel caso un derby tra Lazio e Roma, non dovrebbe fare giurisprudenza. Invece, ieri sera, pare sia stato così.
Impreparati, impreparati tutti. I fratelli Della Valle, Andrea, nelle vesti di presidente della Fiorentina, e Diego, il proprietario; il padre padrone del Napoli Aurelio De Laurentiis, triade senza voce in capitolo. Sfilano tra le poltroncine personaggi minori, come Dario Nardella, Luigi Abete, l'ex Mario Pescante, Paolo Sorrentino, l'attore Silvio Orlando. E Francesca Pascale.
Nessuno sa, fino a quando non arriva la comunicazione attraverso il passaparola del verbo di Genny âa carogna: si giocherà . Non si tratta tanto di uno spettacolo che deve andare avanti per forza, quanto della decisione di un manipolo di violenti. Di un improbabile ministro degli Interni con la maglietta nera e la scritta gialla: libertà per gli ultras. Benvenuti allo stadio.
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