alzano lombardo

QUANDO ALZANO NON SI ALZAVA PIÙ - L'INDAGINE A BERGAMO: I MEDICI E GLI INFERMIERI DELL'OSPEDALE DI ALZANO LOMBARDO ARRIVARONO A ROMPERE I VETRI DELLE CASSETTE DEGLI ESTINTORI, PER PRENDERE LE MASCHERINE CHE C'ERANO ALL'INTERNO E USARLE IN REPARTO - IL PIANO PANDEMICO ITALIANO COPIATO DA QUELLO DEL 2006 SENZA NESSUN AGGIORNAMENTO - IL LIBRO DI GIORGIO GORI: NELLA CRISI SI PROGETTA IL FUTURO E ORA DOBBIAMO…

Massimo Rebotti per il ''Corriere della Sera''

 

Arrivarono a rompere i vetri delle cassette degli estintori, i medici e gli infermieri dell'ospedale di Alzano lombardo, per prendere le mascherine che c'erano all'interno e usarle in reparto. Era accaduto anche questo, nel presidio della Val Seriana, dopo i primi pazienti risultati positivi, il 23 febbraio, e la coda in pronto soccorso che iniziava ad allungarsi a dismisura, piena di persone che non riuscivano più a respirare. I pochi dispositivi di protezione che c'erano già in ospedale andarono esauriti nel giro di 24 ore e il personale si ritrovò spiazzato.

 

ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo

E il racconto sulle cassette rotte, un gesto disperato, è emerso dalle testimonianze degli operatori sanitari, ascoltati in Procura a Bergamo: si trattava davvero di spegnere un «incendio», quello del contagio, che in ospedale stava covando da giorni (almeno dalla metà del mese) e rischiava di travolgere pazienti e personale. Un passaggio drammatico, che si aggiunge a una serie di dubbi, sollevati ieri da Report , sulla distribuzione di dispositivi di protezione da parte della Regione Lombardia alle Aziende socio sanitarie territoriali.

 

Tra il 27 e il 29 febbraio la centrale acquisti di Palazzo Lombardia, Aria spa, avrebbe spedito, per esempio, 35.700 mascherine ffp2 a Lecco, altrettante a Como, Monza e Varese, quattro province dove i dati del contagio non erano assolutamente paragonabili, allora, a quelli della Val Seriana. Alla Asst di Seriate (che coordina anche Alzano), ne erano arrivate la metà. E ancora, l'11 marzo, 4 tute protettive alla stessa Asst bergamasca, contro le 17 andate alle altre quattro province. In una mail ai colleghi il direttore amministrativo di Seriate, Luca Vecchi, aveva previsto amaramente: «Ci daranno gli stessi camici della Valtellina, che al momento ha 8 positivi».

 

L'allarme era suonato anche sui tamponi, da parte del responsabile della Medicina del Lavoro, che via mail scriveva alla sua direzione di non poter fare «sorveglianza sanitaria sul personale», non avendo i test a disposizione. Si chiamava Marino Signori: è morto a causa del Covid. Era accaduto anche altro, tra Seriate e Alzano. Il 14 marzo la direzione ospedaliera aveva chiesto una fornitura di caschi c-pap, che aiutano la respirazione di chi non riesce a inalare ossigeno a sufficienza. Bergamo e la Val Seriana erano travolte dal Covid.

alzano lombardo nembro

 

Ma il 16 non era ancora arrivato nulla, e via mail, l'ospedale, aveva chiesto ad Aria cosa stesse accadendo, perché quel ritardo. Una risposta disarmante: «L'unità di crisi regionale si è dimenticata di inviare l'ordine». Per questo motivo la ditta appaltatrice non ne sapeva nulla. È una vicenda che la Procura di Bergamo vuole approfondire: agli atti ci sono anche testimonianze di parenti delle vittime. Qualcuno ha riferito che sulla cartella della madre, deceduta, il c-pap veniva indicato come fondamentale, ma non era mai stato usato perché non disponibile.

 

Uno scenario complessivo di impreparazione ad affrontare l'emergenza, una corsa contro il tempo quando l'epidemia era già esplosa. Un fronte su cui i pm procedono a ogni livello, a partire dall'ultimo Piano pandemico nazionale, approvato dal ministero della Salute nel 2017: in quel documento, acquisito dalla magistratura, si notano passaggi identici al Piano del 2006. Anche nelle date. Quando si parla per esempio di stock di farmaci antivirali che «sarà completato entro il 2006».

 

Fu un copia e incolla? In Procura è stato sentito per cinque ore Ranieri Guerra, che allora era direttore del Ministero, e oggi è vicario dell'Oms. Il verbale è stato secretato. Il medico veronese, con una lunga esperienza internazionale e un curriculum di primissimo livello, avrebbe spiegato che i contenuti del Piano erano comunque validi, non essendoci stati grandi stravolgimenti tra il 2006 e il 2017. milano Giorgio Gori ha attraversato l'esperienza di essere il sindaco di Bergamo nei mesi in cui la città è stata stravolta dall'epidemia: «Per me è stato un incontro con la sofferenza e con la morte a cui, in una dimensione così vasta, non ero preparato. Ma ho visto anche la forza e la coesione di una comunità».

 

ospedale pesenti fenaroli di alzano lombardo

Ora, nel pieno di una seconda ondata, che fortunatamente a Bergamo finora è stata meno dura, con un libro Gori chiama al «riscatto». «È quasi un incitamento, e vale sia per Bergamo che per l'Italia. Per la mia città rappresenta l'urgenza di rimettersi in piedi. Per il nostro Paese quella di superare problemi che si porta dietro da molto tempo. È durante la crisi che dobbiamo riuscire a progettare il futuro». Chi lo dovrebbe fare? «Troppi sono stati alla finestra. C'è un'ampia parte della classe dirigente che ha ritenuto che la politica non la riguardasse. Le élite sono state sotto accusa perché autoreferenziali e conservatrici: giustamente. Ma per governare la complessità serve la cultura delle élite, purché empatiche e generose. È il momento di spendersi».

 

A lei qualche giorno fa hanno fatto una manifestazione sotto casa. Il vento può cambiare in fretta. «I bergamaschi hanno conosciuto la faccia più drammatica dell'epidemia. Oggi, visti i numeri, fanno forse più fatica di altri a capire le limitazioni, ad essere accomunati ad altre zone dove il contagio è più allarmante. Io capisco il malessere: chi è andato in piazza teme di non aprire più. Dopodiché nell'"assedio" a casa mia si sommano due cose: il fatto che molti vedano il sindaco come lo Stato, ben oltre le sue reali competenze; e la strumentalizzazione da parte di gruppi di destra».

alzano lombardo

 

In «Riscatto» parla del suo passato - dalla passione per la politica alla tv con Berlusconi - ma soprattutto di futuro, giovani, scuola. Questioni che l'epidemia ha ricacciato in secondo piano «Il Covid è un ulteriore ostacolo che rischia di inchiodarci al presente. Ma per la politica è vitale avere un orizzonte più lungo, che non sia determinato dall'ultimo sondaggio. Per questo ci vogliono strumenti che restituiscano alla politica la capacità di decidere e partiti più forti, radicati nella società». Parliamo del suo. È adatto il Pd alle sfide che individua nel libro? «Continuo a credere nel Pd. Ma la combinazione di stagnazione, crisi demografica e debito pubblico che caratterizza il "caso italiano" ci impedisce di far affidamento sulle ricette socialdemocratiche del '900».

 

Alzano Lombardo

Infatti lei auspica un partito in cui riformisti e «liberal» abbiano più peso. E che non faccia patti politici col M5S. «Populismo, statalismo, giustizialismo e cultura antiparlamentare - l'essenza del M5S - sono lontanissimi dalla mia concezione della politica. Tuttavia la scorsa estate anch' io ho incoraggiato l'avvio di una collaborazione: per "stato di necessità". Ben altro è però prefigurare un matrimonio, o che da lì nasca il nuovo centrosinistra, che è ciò che pare auspicare una parte del mio partito, quella che nel libro indico come "statal-socialista"». Ma il Pd è al 20%. Se vuole vincere con qualcuno si dovrà pur alleare.

 

giorgio gori

«Si sostiene la necessità di fare argine al populismo della destra. Io vedo piuttosto il rischio di una deriva statalista, accompagnata da sfiducia verso il mercato. Non si può poi non notare che nel frattempo i 5 Stelle da Roma in su non esistono quasi più, e infatti nei Comuni abbiamo vinto quasi ovunque senza di loro. A maggior ragione è importante che al governo il Pd riesca ad imporre la sua agenda». Oltre all'attuale, dedica pagine anche al Pd di Renzi. «Ho condiviso molte delle sue idee, gli sono amico. Ma non sono mai stato un follower».

Ultimi Dagoreport

nicola calipari giuliana sgrena nicolo pollari

DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E BERNINI, TUTTI IN FILA PER ASSISTERE ALLA PRIMA DE “IL NIBBIO”, IL FILM ISPIRATO ALLA MORTE IN IRAQ DELL’AGENTE DEL SISMI, NICOLA CALIPARI, UCCISO NEL 2005 MENTRE STAVA RIPORTANDO IN ITALIA LA GIORNALISTA DEL “MANIFESTO”, GIULIANA SGRENA - A VENT’ANNI DALLA TRAGEDIA, RENDE OMAGGIO A CALIPARI ANCHE SERGIO MATTARELLA: “LE SPIEGAZIONI DELLA SUA MORTE PERMANGONO TUTTORA NON ESAURIENTI” - ESSÌ, LA VERITÀ NON È MAI VENUTA FUORI. SE IL SOLDATO AMERICANO HA SPARATO PER ERRORE, È ALTRETTANTO VERO CHE NESSUNO L’AVEVA AVVERTITO DEL PASSAGGIO DELLA TOYOTA - QUINDI, LA DOMANDA: COME MAI LA NOTTE DEL 4 MARZO 2005 LA TOYOTA SU CUI VIAGGIAVANO CALIPARI E SGRENA NON ERA STATA SEGNALATA DALL’INTELLIGENCE ITALIANA AGLI ALLEATI AMERICANI? LA RAGIONE PIÙ PROBABILE È QUESTA….

donald trump giorgia meloni vertice europeo

DAGOREPORT - ADDIO ALLA LOVE-STORY CON TRUMP, MELONI DOVRÀ ACCONTENTARSI DI UN POSTO DI SECONDA FILA DIETRO A MACRON E STARMER - COME NELLA FOTO UFFICIALE DEL SUMMIT DI LONDRA: SBATTUTA IN UNA POSIZIONE "PERIFERICA" (MA GIÀ ALL’INSEDIAMENTO DI TRUMP ROSICO' PER ESSERE STATA RELEGATA IN FONDO ALLA SALA, ACCANTO AL BOSS ARGENTINO JAVIER MILEI) -E QUANDO, PRIMA DEL SUMMIT DI LONDRA, LA DUCETTA HA TELEFONATO A KING DONALD PER UN INCONTRO ALLA CASA BIANCA (AL PARI DI MACRON E STARMER) E' STATA RIMBALZATA CON UN "SE VEDEMO": IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA, CHE HA IN MENTE DI MOLLARE NATO E ONU, SE NE FOTTE DI ASCOLTARE PIPPE SUL "TENERE UNITA LA NATO" E "MANTENERE IL DIALOGO USA-UE” - SE PER L’UCRAINA SI FA DURISSIMA DOPO LO STOP AI RIFORNIMENTI DI ARMI, ANCHE PUTIN HA I SUOI GUAI: I GIOVANI RUSSI SONO SEMPRE PIÙ RESTII A FARSI AMMAZZARE PER IL DONBASS...

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…