ARCURI NON SI COMANDA - IL COMMISSARIO ATTACCA FORNITORI E FARMACIE: ''NON NASCONDANO LE MASCHERINE''. SONO VOLATE PAROLE GROSSE: '' PIUTTOSTO DISDICO L' ACCORDO E LE FACCIO DISTRIBUIRE DAI TABACCAI'' - ALLA FINE SPUNTA UN ACCORDO CON UN DISTRIBUTORE PER 10 MILIONI DI PEZZI, CHE PERÒ DURANO AL MASSIMO UN PAIO DI GIORNI
Paolo Russo per “la Stampa”
Sono volate parole grosse tra il commissario Arcuri, distributori farmaceutici e farmacisti perché alla fine spuntassero dal cilindro 10 milioni di mascherine, che a breve dovrebbero porre fine alla caccia al tesoro di questi giorni.
Perché, guarda caso, le "chirurgiche" sono diventate improvvisamente introvabili dopo l' ordinanza che il 26 aprile scorso ne imponeva la vendita al prezzo di 50 centesimi più iva.
«Mi avevate garantito di avere in magazzino 12 milioni di mascherine chirurgiche da distribuire subito e ora mi venite a dire che non sono a norma e volete la sanatoria. Piuttosto disdico l' accordo e le faccio distribuire dai tabaccai», minaccia Arcuri puntando l' indice contro i due unici distributori di farmaci e affini che si spartiscono la torta in Italia.
E la tirata d' orecchie è arrivata anche ai farmacisti, perché il commissario non ha gradito affatto le notizie sulle "chirurgiche" vendute sottobanco a 3, 4 euro l' una come documentato dall' inchiesta de La Stampa. «Invierò i carabinieri a sanzionare chiunque speculi», ha messo in chiaro, riferendosi anche ai guanti monouso, introvabili, se non a prezzi più che raddoppiati da 5 a oltre 10 euro per un pacco da cento pezzi. «Ma non per colpa dei farmacisti che negli ultimi giorni sono stati costretti ad acquistarli a 8 euro più Iva», mette in chiaro Marco Cossolo, presidente di Federfarma, l' associazione che li rappresenta.
Fatto sta che con i prezzi sarà pericoloso continuare a giocare, perché le sanzioni vanno da 516 a oltre 25 mila euro. E per i casi più gravi si passa al penale, con il rischio di reclusione da sei mesi a tre anni.
Minacce a parte per risolvere il problema di approvvigionamento delle mascherine c' è però voluto un concitato giro di telefonate prima che Arcuri rintracciasse un fornitore italiano, disponibile da oggi a rifornire di distributori con 10 milioni di dispositivi a 38 centesimi l' uno, che poi saranno acquistati a 40 centesimi dai farmacisti per essere rivenduti a 50. Un prezzo "calmierato", ma nemmeno troppo, se si pensa che prima dell' emergenza Covid le chirurgiche erano vendute dai produttori a 0,05 centesimi l' una per essere poi commercializzate a 20 centesimi.
Questo prima che i produttori orientali, Cina in testa, decuplicassero i prezzi e intermediari senza scrupoli li moltiplicassero ancora per 40. Una catena speculativa alla quale si è pensato di porre fine con il prezzo imposto di 50 centesimi, con tanto di ristoro per i farmacisti che dovessero vendere sottocosto la merce acquistata precedentemente a prezzi più alti di quelli scontati imposti da Arcuri. Un rimborso che non ha però convinto tutti i farmacisti, viste le non rare vendite sottobanco a prezzi otto, sedici volte superiori a quelli fissati dall' ordinanza.
GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA
Dalla struttura del commissario assicurano che a breve torneranno comunque nelle farmacie e al prezzo imposto.
Mentre nel frattempo Federdistribuzione comunica che a 61 centesimi (50 più Iva), le chirurgiche si possono acquistare in un migliaio di supermercati come Carrefour, Esselunga e Pam.
Nel frattempo si chiarisce il mistero delle tute protettive "non a norma", consegnate dalla protezione civile e bloccate in Piemonte e Campania, in assenza di certificazione. In realtà si tratta di materiali ricevuti in donazione dalla Serbia, che, come accade in questi casi, vengono comunque inviati dalla struttura commissariale alle regioni, con l' avvertenza di verificarne l' idoneità, prima di gettarle al macero. O utilizzarle, come avviene quando si rivelano a norma in nove casi su dieci.