IL CUORE DEL PROBLEMA – IL COVID-19 PUÒ CAUSARE MIOCARDITI ANCHE IN PAZIENTI SENZA SINTOMI: SECONDO UNO STUDIO PUBBLICATO SU “JAMA CARDIOLOGY” L’INFIAMMAZIONE DEL MUSCOLO CARDIACO È STATO RISCONTRATO IN ALCUNI ATLETI 19ENNI CHE NON PENSAVANO DI ESSERE POSITIVI - RIMANE DA CHIARIRE PER QUANTO TEMPO DOPO L’ESPOSIZIONE AL CORONAVIRUS L’INFIAMMAZIONE RIMANGA ATTIVA: QUESTO POTREBBE PORTARE A DOVER SOSPENDERE L’ATTIVITÀ SPORTIVA E…
Cristina Marrone per "www.corriere.it"
Un piccolo studio pubblicato suJama Cardiology ha rilevato che 4 atleti universitari su 26 (il 15%) sottoposti ad una risonanza magnetica cardiaca dopo essere stati esposti al Sars-CoV-2, avevano sviluppato dei segni suggestivi per una miocardite. Questo nonostante nessuno degli atleti fosse stato ricoverato in ospedale, infatti 12 avevano avuto sintomi lievi, mentre i restanti avevano avuto un decorso asintomatico.
La miocardite
La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco in genere associata a esposizioni virali o a malattie autoimmuni che in casi molto rari può portare alla morte improvvisa, specialmente nei giovani. Nel corso dei mesi di epidemia da coronavirus si è però visto che Covid-19, la malattia scatenata da Sars-CoV-2 non colpisce solo i polmoni , ma tra l’8 e il 28% dei casi anche il cuore sulla base degli esami del sangue eseguiti durante la fase acuta della malattia.
Sono poi stati riscontrati numerosi casi di miocardite in tutto il mondo di cui uno dei primi descritti proprio agli Spedali Civili di Brescia a fine marzo e pubblicato su Jama Cardiology. «Potenzialmente un coronavirus può innescare una miocardite, così come lo può fare un virus al pari dell’influenza» aveva commentato Enrico Ammirati, cardiologo del Niguarda, esperto di miocarditi presentando quel primo caso trattato ancora mesi fa.
Danni da miocardite anche senza sintomi
Ora però le ricerche si stanno concentrando sulle conseguenze a lungo termine quando la fase infiammatoria acuta da Covid-19 è risolta. Studi recenti hanno infatti sollevato preoccupazioni rispetto alla possibilità che questa patologia possa lasciare conseguenze sul cuore dopo la guarigione anche in pazienti asintomatici o lievemente sintomatici oppure in pazienti che durante la malattia non avevano riportato sintomi cardiaci.
Infatti, sempre un lavoro basato sulla risonanza magnetica cardiaca ha mostrato che su 100 pazienti che erano stati esposti al coronavirus, sia trattati a casa che in ospedale, la presenza di infiammazione cardiaca residua raggiungeva il 60%. Lo studio condotto a Francoforte in Germania e ancora una volta pubblicato su Jama Cardiology suggerisce come l’interessamento cardiaco possa essere più alto anche rispetto a quanto inizialmente sospettato.
«Va però sottolineato che queste alterazioni cardiache osservate alla risonanza, non necessariamente porteranno ad una patologia cardiacaspecifica e probabilmente nella maggior parte dei casi lasceranno delle cicatrici senza che si riduca la funzionalità cardiaca. In ogni caso maggiori ricerche specifiche sono necessarie» ha aggiunto il dottor Ammirati.
Lo studio sugli atleti esposti al coronavirus
Lo studio sui giovani atleti con una media di 19 anni è stato condotto da ricercatori dell’Ohio State University di Columbus negli Stati Uniti. Gli atleti arruolati, uomini e donne, praticavano football americano, calcio, basket, lacrosse, atletica leggera. Nessuno di loro ha avuto bisogno del ricovero per Covid-19 o ha ricevuto una terapia antivirale specifica. I 12 sintomatici avevano riportato sintomi lievi durante l’infezione (mal di gola, mancanza di respiro, mialgie, febbre), mentre gli altri 14 erano asintomatici.
Per studiare gli effetti del coronavirus sul cuore gli atleti hanno effettuato diversi test e una risonanza magnetica cardiaca. «Abbiamo deciso che oltre alle solite raccomandazioni, un esame clinico e la ricerca dei sintomi, avremmo anche fatto una risonanza magnetica cardiaca per ottenere maggiori informazioni e vedere cosa fa il virus ai cuori degli atleti», spiega il cardiologo Saurabh Rajpal coautore dello studio, secondo quanto riporta Nbc news online.
Quello che ha colpito gli esperti è che due dei 4 atleti nei quali la risonanza ha rilevato la miocardite non presentavano alcun sintomo, gli altri due sintomi lievi (mancanza di respiro). Le risonanze magnetiche dell’atleta erano l’unica prova di danno cardiaco. Nessuno degli atleti ha avuto anomalie negli altri test, incluso l’elettrocardiogramma o un esame del sangue per i livelli di troponina, una proteina che indica la presenza di sofferenza cardiaca.
La ricerca mostra come la miocardite può verificarsi anche in casi meno gravi di Covid-19 o addirittura asintomatici e il rischio di miocardite di un atleta potrebbe non essere correlato alla gravità dei sintomi respiratori . «Rimane da chiarire per quanto tempo dopo l’esposizione al coronavirus nelle persone che sviluppano la miocardite l’infiammazione rimane attiva, infatti questo potrebbe portare a dover sospendere l’attività sportiva per un periodo di alcuni mesi per evitare sollecitazioni al cuore infiammato. I dati su questo punto sono però mancanti al momento», conclude il dottor Ammirati.
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