DOVREMO FARE UNA QUARTA DOSE? - IL PRESIDENTE DEL CDA DI AIFA, GIORGIO PALU': "SIAMO IN ATTESA DI DATI RACCOLTI SUL CAMPO CIRCA LA DURATA DELLA PROTEZIONE VACCINALE E LA QUALITÀ E ALLA PERSISTENZA DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA. È QUINDI POSSIBILE CHE VENGANO UTILIZZATI ALTRI RICHIAMI MAGARI IL PROSSIMO AUTUNNO CON UN VACCINO POLIVALENTE E AGGIORNATO, SE SI CONFERMA L'ATTUALE CALO DELLA CURVA EPIDEMICA…"
Margherita De Bac per il "Corriere della Sera"
Rileggendo la storia delle pandemie, questa è in via di esaurimento? Non azzarda conclusioni Giorgio Palù, presidente del cda dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e virologo del comitato tecnico scientifico.
«È presto per dire se il Covid-19 sia in via di esaurimento. Mentre la curva epidemica è in fase di regressione in oltre 20 Paesi del mondo, assistiamo ancora alla rapida crescita dei casi nell'Est Europa e nel Sudest asiatico. Il pianeta è molto più densamente popolato del secolo scorso e esistono aree popolate da comunità ancora suscettibili al virus perché non vaccinate o immunizzate in seguito all'infezione naturale».
Quindi la risposta è no?
«Non possiamo dichiararla vinta. L'unico raffronto con pandemie causate da coronavirus è possibile con i virus dell'influenza che sono stati responsabili di tre pandemie della durata di circa due anni nel secolo scorso (la Spagnola causata dal virus H1N1 nel 1918, l'asiatica da H2N2 nel 1957 e la Hong Kong da H3N2 nel 1968) e di una pandemia breve e alquanto mite nel 2009 causata dal virus H1N1, detta suina».
Il virus avrà ancora la capacità di riorganizzarsi?
«Omicron presenta il più elevato numero di mutazioni finora riscontrate nel Sars-CoV-2. E' diventata più trasmissibile, più attrezzata per evadere la risposta anticorpale innescata da vaccino e infezione naturale e capace di resistere all'efficacia terapeutica della maggior parte degli anticorpi monoclonali. La variante ha però acquisito anche nuove mutazioni che la renderebbero incapace di causare polmoniti gravi. Ma non si può etichettarla come banale raffreddore, specie nei soggetti gracili e non vaccinati».
Potrebbe sorprenderci?
«Non è da escludere sebbene una reversione genetica sembra poco conciliabile col programma evolutivo di Sars-CoV-2, la cui persistenza nella specie umana le è garantita da una ridotta virulenza».
I vaccinati con tre dosi avranno un green pass illimitato. Significa che non ci saranno più altri richiami?
«Illimitato è, dal punto di vista lessicale, termine improprio per il green pass. Non si può intendere che il booster conferisce una protezione persistente nel tempo. È più corretto parlare di validità prolungata sine die. Siamo in attesa di dati raccolti sul campo circa la durata della protezione vaccinale e la qualità e alla persistenza della risposta immunitaria. È quindi possibile che vengano utilizzati altri richiami magari il prossimo autunno con un vaccino polivalente e aggiornato, se si conferma l'attuale calo della curva epidemica».
Tramontata l'era degli anticorpi monoclonali, che lei fu il primo a sostenere?
«Rimangono gli antivirali con maggiore attività. Se usati precocemente in un contesto di prossimità territoriale avrebbero potuto salvare molte vite, ma non sempre è successo. Infatti tutte le varianti circolate precedentemente erano sensibili a questi farmaci. Oggi contro Omicron è efficace solo Sotrovimab , le cui scorte sono state incrementate dalla struttura commissariale. Bisogna ora investire nella produzione di altri monoclonali disegnati su Omicron e di più facile somministrazione».
La vera cura sono gli antivirali come il Paxlovid?
«Sono un presidio indispensabile per curare la malattia già in atto. Come i monoclonali potranno essere usati anche per la profilassi nelle persone gracili, esposte al contagio. Non sostituiscono i vaccini che prevengono l'infezione e la malattia: sono l'arma più efficace per contrastare la pandemia. Farmaci e vaccini giocano un ruolo sinergico nel limitare l'insorgenza di nuove varianti e nel favorire la transizione alla fase endemica».
Tante terapie annunciate con clamore e alcune hanno fallito. Soldi buttati?
«Non vanno giudicati fallaci l'antivirale Remdesivir e gli anticorpi monoclonali. Remdesivir è stato autorizzato in Europa per pazienti adulti e adolescenti sopra 12 anni con polmonite che richiede ossigeno supplementare e per adulti a rischio di sviluppare Covid grave. In Italia sono stati avviati 82.186 trattamenti in pazienti ospedalizzati e 2.060 non ospedalizzati. Sul fronte monoclonali abbiamo rispettivamente 17.199, 21.061 e 5.149 prescrizioni di due combinazioni e del Sotrovimab . Il costo, circa 2.000 euro a ciclo, è a carico della struttura commissariale».
E la corsa all'antimalarico creduto una panacea?
«L'idrossiclorochina, è stato inizialmente usato off label (al di fuori delle normali indicazioni) con spesa ridotta, pochi euro, prevalentemente a carico del paziente».