UNA TELEFONATA NON TI ACCORCIA LA VITA – NON C’È ALCUN LEGAME TRA I TUMORI AL CERVELLO E L’USO DEI CELLULARI: LO DICE UN NUOVO STUDIO CHE HA ANALIZZATO QUASI 17MILA CASI DI TUMORI CEREBRALI IN AUSTRALIA DAGLI ANNI '80 AL 2013 - NON È EMERSO ALCUN AUMENTO COLLEGATO ALL’UTILIZZO DELLA TELEFONIA MOBILE, MA CI SONO COSE DA CHIARIRE E PRECAUZIONI DA PRENDERE…
Vera Martinella per "www.corriere.it"
Nessun legame tra cancro al cervello e telefonia mobile
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
In Australia non c’è stato un aumento di nessun tipo di cancro al cervello collegabile all’utilizzo dei telefoni cellulari. A questa conclusione è giunto un vasto studio, appena pubblicato sulla rivista British Medical Journal Open, condotto nel Paese, che ha analizzato i dati relativi a 16.825 tumori cerebrali registrati in pazienti con un’età compresa fra i 20 e i 69 anni tra il 1982 e il 2013.
I ricercatori, guidati da Ken Karipidis, esperto dell’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency, hanno esaminato i casi e valutato i trend d’incidenza delle neoplasie nei periodi 1982-1992, 1993-2002 e 2003-2013 (quello in cui c’è stata la diffusione di massa della telefonia mobile).
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
«I tassi di tumori cerebrali sono rimasti piuttosto stabili nei decenni e non si è registrata una crescita di uno specifico tipo di tumore cerebrale - scrivono gli autori -. È stato identificato un aumento nei casi di glioblastoma, il sottotipo più comune di cancro al cervello fra il 1993 e il 2002, ma si ritiene che ciò sia dovuto ai miglioramenti diagnostici.
Mentre non è stato rilevato un numero maggiore di casi nel periodo di boom del telefonini, fra il 2003 e il 2013. Non c’è stato aumento neppure di gliomi del lobo temporale, che è la posizione più esposta alle radiazioni».
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
I telefonini «assolti per mancanza di prove» nel 2010
I telefonini erano già stati «assolti per mancanza di prove» nel 2010 da un’ampia indagine condotta dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (lo Iarc di Lione) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che un anno dopo aveva però fatto un parziale dietrofront, quando un gruppo di 34 esperti al termine di una revisione degli studi sul tema aveva definito i campi elettromagnetici come «possibilmente carcinogeni», concludendo che la radiofrequenze dei telefonini e di altri apparati di comunicazioni wireless «potrebbero causare il cancro negli essere umani».
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
Dopo circa 20 anni di indagini, gli esperti hanno non hanno raccolto prove decisive che dimostrino un nesso di causa-effetto tra l’uso di telefonini e l’insorgenza di tumori al cervello. «Gli studi finora condotti non rimuovono le incertezze connesse alla definizione dei cellulari come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” - chiarisce Francesco Bochicchio, direttore del Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni e fisica computazionale dell’Istituto Superiore di Sanità -, per cui al momento si può dire che ci sono solo dei sospetti circa una possibile cancerogenicità dei telefonini, che tuttavia non è stata ancora dimostrata».
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
Ricerche su cavie da laboratorio ed esseri umani
Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi altri studi condotti su cavie da laboratorio o analizzando i dati disponibili su esseri umani, con esiti contrastanti.
«L’associazione tra l’uso dei telefoni cellulari e l’insorgenza di tumori cerebrali è stata collegata agli effetti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza sul sistema immunitario, sull’espressione dei geni e delle proteine, sulle funzioni e sul metabolismo delle cellule - spiega Ettore Beghi, capo del Laboratorio Malattie Neurologiche all’IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano -. Questi meccanismi sono stati confermati, ma solo parzialmente, negli animali esposti a radiofrequenze per periodi prolungati.
Negli studi nell’uomo hanno invece prodotto risultati contrastanti, in larga parte attribuibili alle diversità dei soggetti esaminati, alla rarità di alcuni tumori e alle diverse tecniche di valutazione del rischio. Bisogna poi considerare che gli studi di qualità più elevata riguardanti gli esseri umani non avrebbero confermato l’associazione».
La relazione fra telefoni e tumore benigno all’orecchio
Nel valutare il legame fra cellulari e cancro c’è da considerare anche la maggior incidenza riscontrata da diverse ricerche di gliomi (neoplasie maligne del sistema nervoso centrale) o di neurinomi dell’acustico (tumori benigni dell’orecchio).
In merito a questi ultimi, anche in Italia nel 2017 un giudice del lavoro a Firenze ha emesso una sentenza (di primo grado) che ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita da malattia professionale a un addetto alle vendite che per motivi di lavoro ha trascorso per oltre 10 anni 2-3 ore al giorno al telefono e al quale è stato diagnosticato un neurinoma del nervo acustico.
Niente allarmismi, ma le indagini proseguono
Nel marzo del 2018 un gruppo di studiosi americani ha sollecitato la Food and Drug Administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) a considerare nuovi dati emersi da studi sui topi e rivedere la propria posizione sulla sicurezza dei cellulari rispetto alla salute e sulla necessità di prendere provvedimenti in proposito.
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
«L’insieme dei dati scientifici ha così indotto l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ad affermare che le evidenze a sostegno dell’induzione di tumori nell’uomo da parte dei telefoni cellulari sono limitate - dice Beghi -. Ogni allarmismo deve essere evitato.
Tuttavia un ragionevole sospetto non va escluso e, per questo motivo, è auspicabile l’esecuzione di uno studio su un ampio campione di soggetti nei quali l’esposizione ai telefoni cellulari sia monitorata nel tempo e correlata all’eventuale insorgenza di tumori cerebrali».
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
Nel frattempo: come regolarsi?
È sempre consigliabile utilizzare il buon senso: evitare gli eccessi, come per ogni cosa del resto.
«Tenendo conto dello stato attuale delle conoscenze, chi voglia cautelarsi nei confronti di questo possibile (per quanto non ancora accertato) rischio per la salute può prendere semplici accortezze come l’utilizzo dell’auricolare o del vivavoce - conclude Bochicchio -. In questo modo si allontana l’antenna del telefono dalla testa dell’utilizzatore riducendo notevolmente l’esposizione, a livelli confrontabili a quelli di chi non sta utilizzando il cellulare».