TOCCHIAMO BRUSAFERRO - ''DAL 19-20 MARZO LA CURVA DEI NUOVI CASI SEMBRA ATTENUARSI LEGGERMENTE''. IL PRESIDENTE DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ AGGIORNA I DATI SUL CONTAGIO: L'ETÀ MEDIA SUPERA I 60 ANNI, ''OLTRE L'80% HA PIÙ DI 70 ANNI, IN MAGGIORANZA UOMINI - ORA BISOGNA CONCENTRARCI SUGLI OPERATORI SANITARI, SOPRATTUTTO QUELLI DELLE CASE DI RIPOSO'' - MA PER ALLENTARE LA QUARANTENA BISOGNERÀ RAGGIUNGERE UN RAPPORTO 1 A 1 TRA POSITIVI E CONTAGIATI
«C’è un dato rilevante negli ultimi giorni: dal 19-20 marzo la curva dei nuovi casi sembra attenuarsi leggermente nella sua ascesa e stiamo monitorando quanto sta avvenendo». Lo ha affermato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), durante una conferenza stampa a Roma, trasmessa anche in streaming in cui, insieme al presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, ha presentato il primo report epidemiologico realizzato attraverso il sistema di sorveglianza e basato sulle segnalazioni che arrivano dalle Regioni.
«Il picco dell’epidemia di coronavirus in Italia si sta avvicinando, ma non ci siamo ancora - ha aggiunto -. Non illudiamoci di poter allentare le misure che abbiamo adottato. Ci sono realtà diverse nel Paese, la Lombardia e aree limitrofe con fortissima circolazione, mentre in altre aree c’è una circolazione ancora limitata, dove la sfida è fare in modo che quelle aree rosa non diventino rosse». Siamo dunque a «un rallentamento della crescita, non una fase calante», ha ribadito Brusaferro.
L’età media dei contagiati supera i 60 anni
L’età media dei contagiati supera i 60 anni delle persone con infezione. «Oltre l’80% dei deceduti sono ultra 70enni - ha detto Locatelli -. L’infezione da Covid-19 per alcuni è stata la causa di morte e per altri ha contribuito in maniera significativa alla letalità». «Dal punto di vista della letalità, non solo in Italia, muoiono più uomini, anche le donne anziane hanno una letalità più bassa, ed è uno dei temi che stiamo cercando di esplorare perché è un elemento importante. Per ora censiamo» questi dati, ha aggiunto Brusaferro.
Mentre Locatelli ha affermato che «Per capire meglio la risposta dei bambini al coronavirus - che sembrano avere un sistema immunitario più plasmabile e più pronto a montare una risposta contro patogeni non conosciuti - così come quella delle donne», andrà eseguita «tutta una serie di studi biologici e soprattutto immunologici che avranno un interesse di prospettiva».
Proteggere gli operatori sanitari
La priorità è proteggere «gli operatori sanitari, in questa fase il bene più prezioso per contrastare l’infezione e garantire una assistenza adeguata. Ma anche gli operatori delle ambulanze, dei ps, quelli che lavorano per garantire i collegamenti tra i vari servizi. In una prima fase c’è stato un picco di esposizione legato alla novità e all’onda massiva di casi. Poi c’è stata un’accelerazione più contenuta dei contagi» in queste categorie. «Bisogna anche fare una riflessione sulle Rsa, le case di riposo, perché concentrano persone per definizione fragili o anziane. Sono presenti in tutto il territorio, dove lavorano operatori che corrono gli stessi rischi degli altri, bisogna focalizzare l’attenzione», ha aggiunto.
I contagi 1:1
Il presidente dell'Iss ha anche ribadito che per interrompere la circolazione del virus è necessario «scendere al di sotto di un contagiato per persona positiva». E, ancora, non siamo a quel livello. «Quando ci avvicineremo al livello 1:1 potremo contribuire a elaborare le strategie da mettere in campo in vista di una ripresa delle attività», ha detto». «Dovessimo decidere con i dati di oggi - ha aggiunto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli - è inevitabile continuare con queste misure perché siamo in fase di contenimento. Come Comitato tecnico-scientifico daremo tempestivamente le nostre indicazioni sulla possibile ripresa delle attività ai decisori politici sulla base dell’andamento delle curve. I dati vanno letti più in termini di andamento, con una valutazione allargata, che sul dato puntuale del singolo giorno».
Gli asintomatici
«Al momento - hanno detto Brusaferro e Locatelli - non è possibile dare una stima di quanti siano in Italia le persone asintomatiche, che pur avendo l’infezione da coronavirus non hanno sintomi o ne hanno molto lievi. In futuro si prevede uno studio per identificarli, da condurre in varie aree del Paese». Quanto ai test rapidi per la diagnosi del coronavirus Covid-19, l’Iss ad oggi non li ritiene «affidabili».