LA VARIANTE INGLESE OVVIAMENTE NON È SOLO INGLESE: È IN ITALIA DA MESI, NELLE MARCHE E PROBABILMENTE IN VENETO, DOVE IL VIRUS IN QUESTE SETTIMANE SI È MESSO A CORRERE MOLTO PIÙ VELOCEMENTE DI PRIMA - IL VERO PROBLEMA DI QUESTA MUTAZIONE È CHE COLPISCE DI PIÙ I GIOVANI E BAMBINI, E PER QUESTO NEL REGNO UNITO NON SANNO SE RIAPRIRE LE SCUOLE DOPO LE VACANZE DI NATALE - E POI C'È LA VARIANTE SUDAFRICANA, ANCORA PIÙ TRASMISSIBILE…
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
L'Organizzazione mondiale della sanità conferma: la nuova variante inglese si trasmette più velocemente tra i bambini. Lo avevano già denunciato alcuni esperti britannici, lo aveva annotato anche il professor Roberto Cauda del Gemelli, in una intervista al Messaggero. Ieri lo ha confermato l'inviato speciale dell'Oms, David Nabarro, ai microfoni di Skynews: «Appare più facile la trasmissione a giovani e bambini».
Questo mette a rischio la riapertura delle scuole in Gran Bretagna e spiega anche perché il contagio corra così velocemente.
RICERCA
Un'altra ipotesi sta prendendo forza: la variante inglese era già in Italia da qualche mese. E forse la definiamo in quel modo, con la caratterizzazione geografica, solo perché i britannici sono stati i primi a individuarla. Dopo l'agente dei servizi trovata infetta al Celio di Roma con il virus che presentava la mutazione, ieri è emerso un altro caso nelle Marche: un uomo di Loreto (Ancona) è stato contagiato dalla variante. Aveva un forte raffreddore, si è scoperto che era positivo ma con la variante inglese.
E lo stesso è successo per due familiari. L'uomo non ha avuto però contatti con il Regno Unito, dunque è possibile che la circolazione iniziata a settembre abbia da tempo oltrepassato la frontiera italiana. La sequenza parziale è stata individuata dal Laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona. Un altro caso è in fase di verifica in Lombardia, mentre alcuni ricercatori dell'Università di Bologna del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologia hanno affermato che già avevano individuato in laboratorio il nuovo ceppo.
A innescare il sospetto che la variante abbia contribuito, a causa della maggiore contagiosità, ad aggravare la situazione in Veneto, è stato anche il premier Giuseppe Conte, ospite a Porta a Porta: «Ora spunta una variante inglese che corre molto più veloce, di uno 0.70 in più, e spiegherebbe molte cose. Ma non voglio avanzare ipotesi. In Veneto stranamente i dati stanno crescendo, dobbiamo capire come e perché».
VARIANTE INGLESE CORONAVIRUS VIRUS COVID
Il governatore Zaia, però, ha spiegato che ancora nella sua regione tracce della variante non sono state individuate. Il nodo però è un altro: il Regno Unito ha investito molto di più nell'attività di sequenziamento e dunque potrebbe avere semplicemente individuato prima di altri paesi la variante. In Italia la ricerca è molto meno intensa. Il professor Massimo Ciccozzi, del Campus Bio-Medico di Roma, uno dei principali esperti su questo tema: «Non c'è dubbio, in Inghilterra sequenziano molto di più. In Italia le competenze ci sono, bisognerebbe investire sul sequenziamento e sulla sorveglianza molecolare».
L'ASSEDIO
Il ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ha spiegato che la nuova variante di Sars-CoV-2 si «sta diffondendo a un ritmo pericoloso». Ma ha anche aggiunto che in realtà è stata trovata una ulteriore mutazione «proveniente dal Sudafrica, ancora più trasmissibile». Il Regno Unito ha deciso la quarantena per chi proviene dal Sudafrica. Per il presidente dell'Aifa, Giorgio Palù, vi è un «allarme eccessivo»: i dati iniziali del vaccino «indicano che è valido anche per questa nuova variante inglese del virus». «Ci sono dei test in corso, iniziati la settimana scorsa, - dice Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia -. Visto che la variante corrisponde a un paio di mutazioni della proteina Spike, sembrerebbe improbabile che possano andare a inficiare l'efficacia del vaccino».