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I FEEL GOUDE! - A MILANO IL FAVOLOSO MONDO MULTIRAZZIALE DEL FOTOGRAFO FRANCESE JEAN PAUL GOUDE - “PENSAVANO CHE FOSSI UN DEPRAVATO PERCHÉ FOTOGRAFAVO SOLO DONNE NERE" - ''HO UNA PASSIONE PER I GRANDI SEDERI. KIM KARDASHIAN? UNO SPETTACOLO”
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
Prima ancora che si autodefinisca «un vecchio bambino» capisci tutto guardandolo scattare dalla sedia con l’agilità e la grazia del ballerino che fu, per raccontare le donne della sua vita.
Ecco Farida gigantessa berbera con Azzedine Alaia come un bambolotto che la cerca in un abbraccio impossibile, Grace Jones meravigliosa pantera che si lancia fuori dalla parete alla quale è appesa la sua immagine, Karen Park Goude — sua attuale moglie — sospesa in aria con la figlia neonata in braccio, in procinto di volare via come uno scampolo di cachemire rosso e nero sollevato dal vento, serena come «La Japonaise» di Monet.
Il favoloso mondo di Jean-Paul Goude è in mostra al PAC, con le sue donne esotiche e irraggiungibili, fino al 19 giugno. «So Far So Goude» (portata a Milano da Tod’s che per questo merita la gratitudine di chi ama l’arte contemporanea e/o la moda) comprende le tre mostre più importanti della vita creativa di Goude: disegni e fotografie, video e installazioni, 50 anni di lavoro.
È un mondo multirazziale, normale oggi ma 4o, 45 anni fa era una provocazione rivoluzionaria, incompresa da art director e invisa a direttori di riviste: «Pensavano che fossi un depravato: perché non fotografavo le bianche, come tutti? Non erano razzisti, è che loro i neri non li avevano proprio mai visti. Erano così anche Andy (Warhol, ndr ), anche Bob (il fotografo Robert Mapplethorpe, ndr ):
non era razzismo, ma mancanza di consuetudine. Io in un quartiere multirazziale ci ero cresciuto, tra i negozi etnici e le immagini della propaganda coloniale francese che avrà avuto tanti difetti ma esaltava la bellezza di quei mondi lontani. Io sono ancora quel bambino: incantato da Tin Tin, che divorava Il libro della giungla , che sognava le avventure di Baden-Powell, terrorizzato dagli animali della foresta di Tarzan. Anche adesso che fatico a credere di avere 75 anni».
Dell’algerina Farida ha fatto un’icona di bellezza ma non ha mai voluto andare in Nordafrica «perché l’ho già visitata migliaia di volte nella mia immaginazione. Sono stato una volta in India ma non voglio tornarci (su un elefante ritrasse Naomi Campbell, ndr ). Ho vissuto a New York come art director di Esquire . Tutte le sere da Max’s Kansas City trovavo Andy, Bob, Oliviero Toscani».
Più che i colleghi fotografi (sì a Chris von Wangenheim, no a Mapplethorpe: «Venne da me a Esquire e aprì il portfolio: solo peni giganteschi. Il suo interesse era quello. È morto così giovane, non so cosa fotograferebbe oggi») stima gli stilisti «ormai vittime dei manager, i creativi trattati come giullari, “avanti il prossimo”: che brutto».
Da Grace Jones ha avuto un figlio, «bellissimo, alto così. Ma Grace sarà per sempre incazzata con me, sa che tutti la vedono ancora attraverso le mie foto. Succede quando accetti di essere fotografato. Di recente mi ha chiamato: voleva essere pagata per ogni pubblicazione. Le ho spiegato che se fotografo un albero non gli devo niente e lei mi ha urlato: “Daaaaaaaar-ling, ma io non sono un albero! ”. Grace è fatta così».
Goude cammina per le sale del PAC e racconta il backstage della famosa foto di Farida «tentatrice araba con l’orecchino berbero e quei ricci, quei ricci!», orgoglioso dei lavori più personali come gli amici ritratti con il make-up di un’altra razza, i neri come asiatici e i bianchi come neri. «Mi innamoro della gente. Immagino scene, giochi da bambino. Poi scatto». Del male da cui è guarito perdendo il senso del gusto e la salivazione — tiene sempre vicina una Coca-Cola — parla senza amarezza, quasi con gratitudine: «Sono ripartito, va bene così».
I lavori commerciali non lo fanno sentire meno artista, «conta l’immaginazione». Ecco allora le pubblicità con le modelle centometriste in abiti couture , Jessica Chastain Giovanna d’Arco in una vetrata da chiesa e Estella Warren sommersa dalle rose rosa tranne per il viso con le gote rosa e un seno, l’areola rosa come i petali, ton sur ton .
È dell’anno scorso la scenografia alla Dalì per Schiaparelli Haute Couture, e adesso sta lavorando a un «balletto di coccodrilli» per un marchio francese. Non ama la tecnologia ma ha «sfasciato Internet» facendo il record mondiale di clic con il ritratto di Kim Kardashian nuda con la coppa di champagne in equilibrio sui glutei, remake di un suo celebre scatto:
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«Kim è una donna veramente in gamba ma veniva snobbata da tutti gli stilisti, a Parigi, tranne uno, per via del suo show. Volli conoscerla perché ammetto senza vergogna la mia passione per i grandi sederi, e volevo vedere il suo dal vivo. Sono un gentleman — sorride —. Dirò solo che è uno spettacolo».
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kim kardashian su playboy