IL SOGNO PROIBITO DEI DEM SI CHIAMA MICHELLE OBAMA – L’UNICA CANDIDATA IN GRADO DI METTERE IN DIFFICOLTA’ TRUMP È LA EX FIRST LADY (LA PIÙ TEMUTA DAI REPUBBLICANI). MA TUTTO PROCEDE VERSO L’INCORONAZIONE DI KAMALA HARRIS, CHE HA GIÀ L'APPOGGIO DI OLTRE 500 DELEGATI DEMOCRATICI SU UN TOTALE DI 4.700 – SI VA VERSO IL TICKET CON JOSH SHAPIRO, IL GOVERNATORE DI ORIGINI EBRAICHE DELLA PENNSYLVANIA, UNO DEGLI STATI IN BILICO…
CNN, HARRIS HA GIÀ L'APPOGGIO DI OLTRE 500 DELEGATI DEMOCRATICI
(ANSA) La vice presidente statunitense Kamala Harris ha ottenuto finora l'appoggio di oltre 500 delegati democratici, su un totale di 4.700 che saranno alla Convention del Partito in programma ad agosto a Chicago, per la sua nomina a candidata alle presidenziali di novembre. Lo riporta la Cnn, secondo cui questo numero è destinato a crescere nei prossimi mesi.
I GOVERNATORI CI PROVANO E RESTA IL SOGNO MICHELLE
Angelo Paura per “il Messaggero” - Estratti
Inizialmente, quando nei primi mesi del 2024 si iniziavano a diffondere le voci di un possibile ritiro di Joe Biden, l'unico piano b, oltre alla sua ricandidatura era Kamala Harris. Ma ora che la vicepresidente è la prescelta, il partito democratico e gli analisti stanno cercando di capire se esiste un progetto alternativo a Kamala da presentare alla convention di Chicago il 19 agosto.
A lanciare l'ultima proposta è stato il senatore della West Virginia Joe Manchin, che dopo essere uscito dal partito dichiarandosi indipendente, ha provato a dare un consiglio ai dem: una convention "aperta" con Harris e due candidati come vice, Josh Shapiro della Pennsylvania o Andy Beshear del Kentucky. Questo da una parte potrebbe aumentare l'interesse dei media per l'incontro di Chicago, dall'altra creare un grosso rischio, generando un'ulteriore spaccatura nel partito, con una fazione pro-Harris e un'altra favorevole a un voto aperto.
michelle obama ospite al podcast on purpose 5
LA CONVENTION Proprio Nancy Pelosi, la ex speaker della Camera che sembra essere stata la principale istigatrice del movimento che ha portato al ritiro di Biden, avrebbe cambiato posizione sul successore, secondo voci raccolte dai media americani. Anche lei avrebbe detto che una convention aperta potrebbe sì dare temporaneamente un'immagine caotica del partito, ma poi finirebbe con il rafforzare il candidato nominato.
In alternativa si potrebbe pensare di tenere delle primarie lampo, in un formato assembleare, per capire meglio cosa vogliono gli elettori. Difficile però che accada, considerando manca meno di un mese alla convention. E allora pragmaticamente le due possibilità percorribili sono una convention aperta con diversi candidati o scegliere Kamala, che comunque non ha nell'investitura di Biden la garanzia di ottenere i 3.900 voti dei delegati del presidente.
A Chicago infatti, delegati potranno votare liberamente e solo a quel punto si saprà chi è lo sfidante di Donald Trump. L'altra opzione, quella della convention aperta, sarebbe meno consueta dato che non se ne tiene una dal 1968. Il 31 marzo di quell'anno Lyndon Johnson decise di non ricandidarsi: la convention anche allora si tenne a Chicago, e i due candidati furono il vicepresidente Hubert Humphrey e il senatore del Maine Edmund Muskie. Humphrey vinse ma poi fu sconfitto a novembre da Richard Nixon.
(...) dietro a tutte queste infinite liste di candidati c'è ancora chi spera in Michelle Obama.
Nei giorni della convention repubblicana di Milwaukee, i delegati e gli elettori Maga oltre ad attendersi l'arrivo di Kamala - in molti hanno detto a Il Messaggero di essere convinti che la sfida sarebbe stata Trump-Harris - hanno più volte fatto capire di temere invece la possibilità di avere Michelle Obama contro. L'arrivo della ex first lady potrebbe infatti trasformare completamente la corsa alla Casa Bianca mettendo Trump in difficoltà.
Proprio Trump, che negli ultimi giorni è tornato al suo solito vocabolario fatto di attacchi violenti e di flirt con i dittatori di mezzo mondo, avrebbe paura sia di Harris che di Michelle. Ma suggestioni a parte, il Washington Post sostiene che anche se i delegati sono tentati dal dare la nomination alla prima donna afroamericana della storia, è importante per il partito pensare a un processo aperto. Questo soprattutto se si guarda al track record di Harris che non ha risolto il problema dell'immigrazione, il compito che Biden le aveva affidato.