39 MORTI, CHE NON DEVONO DISTURBARE IL MANOVRATORE - LA JUVE DI AGNELLI NON VUOLE RICORDARE L'HEYSEL: SAREBBE RICORDARE UNA VITTORIA INSANGUINATA E SMERDARE L'UEFA, OGGI DIRETTA DA PLATINI, CHE QUELLA NOTTE ESULTÒ - TARDELLI: "CHIEDO SCUSA PER LA NOSTRA ESULTANZA"
PLATINI ESULTA PER LA COPPA CAMPIONI ALL HEYSEL
1. LA JUVE CHE NON VUOLE RICORDARE L'HEYSEL
Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"
“La sintesi è semplice: per 25 anni la Juventus non ha fatto nulla, e negli ultimi 5 abbiamo ottenuto 2 messe e un angolo nel museo del nuovo stadio dedicato alle vittime dell’Heysel. Un po’ poco”. Andrea Lorentini ha 33 anni, uno in più di quelli che aveva il padre Roberto quando morì trent’anni fa all’Heysel, prima della finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool. 29 maggio 1985.
“Io avevo 3 anni, mio fratello un anno e mezzo. Mio padre era medico. Settore Z, quello famigerato, quello del muro crollato. Era riuscito a uscire dallo stadio e a mettersi in salvo. Poi, una volta fuori, ha visto un ragazzo a terra ferito ed è rientrato dentro lo stadio per soccorrerlo. Mentre gli stava facendo la respirazione bocca a bocca, è stato travolto da una seconda ondata di persone. Non si è più rialzato”.
I FESTEGGIAMENTI E LE ESULTANZE DEGLI JUVENTINI ALL HEYSEL
Dallo scorso gennaio Andrea, giornalista aretino, ha ricostituito l’Associazione familiari vittime dell’Heysel. Ne ha ereditato la guida che era stata del nonno paterno Otello, scomparso un anno fa. “Mio nonno ha dedicato larga parte della sua vita a dare giustizia a mio padre e alle vittime, seguendo all’estero per sei anni e mezzo il processo che ha portato alla condanna dell’Uefa”. A gennaio Lorentini scrive ad Andrea Agnelli. Il presidente risponde con una mail, lo invita in sede. L’incontro dura un’ora e sembra andare tutto bene.
“Per la prima volta la Juventus ascoltava i familiari delle vittime dell’Heysel. Con Boniperti non era mai successo, il nulla assoluto. Lo stesso con la Triade. Con Agnelli avevamo pianificato due cose per il trentennale: una messa e qualcosa che sancisse una memoria finalmente condivisa. Un monologo, da recitare allo Juventus Stadium, partendo da una lettera scritta da Domenico Laudadio, membro della nostra associazione”. La messa stasera ci sarà (ore 19.30), il monologo no. “Credevamo che Agnelli e questa Juve fossero pronti. Invece, non appena abbiamo alzato l’asticella, si sono defilati”. Il nervo scoperto resta ancora il ruolo dell’Uefa.
BONIPERTI JOHN ELKANN E CHRISTIAN PURSLOW
“La Juve voleva addebitare ogni colpa agli hooligan, ma è un falso storico. La polizia belga sbagliò tutto, c’erano solo 4 poliziotti a controllare gli spalti e l’esercito arrivò a strage già avvenuta. Ancora più colpevole fu l’Uefa, che permise che il Settore Z (destinato ai tifosi neutrali) fosse concesso agli italiani e che scelse uno stadio fatiscente. Optò per l’Heysel di Bruxelles perché era il più grande in Belgio. L’80% dell’incasso andava all’Uefa, che non aveva alcuna responsabilità sugli eventi da lei organizzata. E’ cambiato tutto solo con la sentenza del 1991, che ha ritenuto l’Uefa corresponsabile del disastro”. Perché, nel 2015, la Juve sarebbe ancora così omertosa?
“Per Boniperti quella fu una vera vittoria sportiva. Se racconti interamente la storia, offuschi i ‘meriti’ di società e squadra. Non dimentico, e la cosa continua a farmi male, che tanti calciatori esultarono dopo la partita e addirittura il giorno dopo scendendo dall’aereo. Con Agnelli poco è cambiato”.
C’è dell’altro. “Ricordare le responsabilità dell’Uefa significherebbe disturbare il manovratore. Ecco perché anche le altre società e gran parte dei giornalisti hanno fatto pochissimo. C’è un’ignoranza incredibile attorno all’Heysel. Lo capisci anche dai cori vergognosi che ancora oggi si levano negli stadi. Insultano “39 juventini morti” senza neanche sapere che non tutte le vittime erano italiane e che, pure tra i connazionali, non tutti erano juventini. Sono morti anche tre interisti, per dire. E poi c’è Platini”.
All’Heysel fu tra i più esultanti. Oggi è Presidente Uefa. “La Juve non vuole urtarlo. Come mi hanno raccontato giornalisti che lo conoscono bene, Platini non gradisce che si parli di Heysel. In alcun modo”. Niente monologo, dunque. “La versione propostaci dalla Juventus era troppo edulcorata e non abbiamo dato l’avallo. A noi interessa la storia senza censure, quella che racconto nelle scuole”.
heysel polizia contro tifosi del liverpool
Oggi, però, a Torino (ore 15.30, Consiglio Regionale) ci sarà comunque un evento organizzato dall’Associazione Vittime. “Riprenderemo anche un piccolo passaggio del monologo. Poi un dibattito, la messa e alle 22.30 parteciperò allo speciale Heysel su RaiSport. Meglio di niente, ma l’amarezza resta. Speravamo, con Agnelli, di aprire una pagina nuova. Non è stato così”.
2. “UNA SCONFITTA PER TUTTI E ORA CHIEDO SCUSA PER LA NOSTRA ESULTANZA” TARDELLI: “PENSO SEMPRE A CHI HA PERSO UN FIGLIO”
Massimiliano Nerozzi per “la Stampa”
Marco Tardelli il 29 maggio 1985 aveva 31 anni e 90 minuti da giocare per prendersi quella Coppa dei Campioni che sola mancava in una bacheca da cinque scudetti e altrettante coppe: che cosa si ricorda della notte dell’Heysel?
(sospiro) «Ho cercato di cancellare tutto, questa è la verità. Ma purtroppo non si cancella niente di quella serata. In cui tutti hanno perso e nessuno si è salvato. Nemmeno, e soprattutto, quei poveretti che ci hanno lasciato la vita. È stata una delle più brutte cose nella storia del calcio, insieme a ciò che successe in Inghilterra quattro anni più tardi, la tragedia di Hillsborough».
Quante volte ci ripensa?
«Tante. Era l’unica Coppa dei Campioni che avevamo vinto, ma che non è una vittoria. Perché, per quel che accadde, non si può dire che abbiamo vinto. E poi, quando arriva il 29 maggio, tutti gli anni te la ricordi, quella notte».
Ne ha mai parlato a suo figlio?
«Una volta o due, non di più, oggi ha 24 anni, perché mi fa male. Con lui vorrei parlare dello sport, invece quella fu immensa stupidità, neanche violenza. Fatta di scelte della polizia belga che neppure un bambino avrebbe preso; e di tifosi inglesi ubriachi».
La domanda che s’è fatta ossessione: perché avete giocato?
«Perché non giocare quella partita non era possibile, o almeno così sembrava quella sera: la polizia aveva paura della rivolta degli italiani, che invece si comportarono benissimo. E la Uefa voleva farla giocare. Inutile dire ora che fu una cosa abbastanza dura, dopo quel che era successo».
Trent’anni dopo cosa dice?
«Che si poteva rinviare».
Quando si accorse delle dimensioni della tragedia?
«La verità è che la tragedia non l’abbiamo valutata bene quella sera, perché non l’abbiamo vista. Io la vidi il giorno dopo in tv, quando arrivai in Messico, dove andammo per la tournée con la Nazionale».
Che effetto le fecero quelle immagini?
(pausa) «Bruttissimo. Bruttissimo».
Quella notte ci fu chi esultò: che ne pensa ora?
«Chiedo scusa. Chiedo scusa se in qualche momento ho esultato per la vittoria: perché probabilmente l’ho fatto anch’io. Rivedendo il tutto, chiedo scusa per quello. E per quello che non hanno fatto gli altri per salvare quelle persone».
Si racconta che Platini avesse già fatto la doccia prima della partita, convinto di non giocare: vero?
«Non lo so. Ma qualcuno aveva già deciso di non giocare: il problema è che non stava a noi prendere quella decisione. E non c’era la possibilità di farlo. Magari giocare fu la cosa giusta, per timore di altri disordini, peggiori».
In campo come andò?
tifosi della juve nel primo match contro il liverpool dalla tragedia dell heysel
«I giocatori del Liverpool furono eccezionali. E poi ci fu quel rigore: non dubbio, ma molto, molto dubbio. Un rigore che non c’era. Era fallo fuori area, ma intendiamoci, può capitare: non dico che sia stato fatto apposta. Però è capitato».
Gli inglesi vi dissero qualcosa?
«Alla fine Grobbelaar, un portiere vivace, uno che si ricorda, salì sul pullman mentre ce ne stavamo andando, per scusarsi di quello che era accaduto, e per i tifosi inglesi. Fu una cosa carina».
«Quella notte ci rubarono anche un sogno sportivo», ha detto Antonio Cabrini, suo compagno: che ne pensa?
«Che ci hanno tolto la gioia di una Coppa dei Campioni che cercavamo da sempre. Tutto rovinato dalla stupidità e, ripeto, dal molto poco saper fare della polizia belga, che fece errori clamorosi».
La tragedia dell’Heysel ci ha insegnato qualcosa?
«In Italia direi proprio di no: non ci ha insegnato tanto. Ma qui siamo molto bravi a dire: “Da oggi è finita”. Invece mi sembra che siamo ancora al 1979, quando Paparelli, tifoso della Lazio, fu ucciso da un razzo. S’è cominciato a dire tolleranza zero, invece succedono sempre le stesse cose. Non si fa niente, o poco. Almeno in Inghilterra hanno cancellato gli hooligans: detto fatto».
Siamo davvero agli Anni 70?
la curva del liverpool provo a ricucire con la juventus
«Guardi il derby di Roma, che dicono sia andato bene: solo due accoltellati. Solo».
Ha mai parlato con un tifoso che era all’Heysel?
«No. Meno ne parlo, meglio è: è stata una delusione, per me, immaginate per i tifosi che c’erano e il dramma di chi c’era ed è morto. Ci sono dei ragazzini che non si sono più avvicinati al calcio. Ricordo di un bambino con suo padre, choccato».
la curva della juventus ricorda le vittime dell heysel
Quella Coppa dove dovrebbe stare adesso?
«Ovunque, non me ne frega nulla, non mi interessa. I problemi sono altri: un papà che ha portato un figlio a vedere la partita e ora non c’è più».
strage dello stadio heyselstrage dello stadio heysella curva della juventus ricorda le vittime dell heysel