inter juventus

PALLONI SGONFIATI – 4,3 MILIARDI DI DEBITI, MAXI AUMENTI DI CAPITALE E PLUSVALENZE (SPESSO FITTIZIE): IL CIRCOLO VIZIOSO DEL CALCIO ITALIANO CHE SPENDE E SPANDE MA IN EUROPA RESTA A BOCCA ASCIUTTA DAL 2010 QUANDO L’INTER SOLLEVO’ LA CHAMPIONS - LO STADIO CONTRIBUISCE AI RICAVI PER APPENA IL 10% DEL TOTALE (PER IL 12% NEL CASO DELLA JUVENTUS, LA MIGLIORE DELLE ITALIANE)

Giuliano Balestreri  per it.businessinsider.com 

inter

 

Perdite cumulate per 1,6 miliardi di euro in 5 anni e 4,3 miliardi di debiti. Il calcio italiano spende e spande, ma resta a bocca asciutta. Dal 22 maggio 2010, quando l’Inter sollevò la Champions League nel cielo di Madrid, le squadre italiane hanno collezionato due sconfitte in finale (la Juventus nel 2015 e nel 2018) e tante brutte figure, a cominciare dalla mancata qualificazione ai mondiali di Russia dello scorso anno. Insomma, dal punto di vista sportivo la situazione non è certo rosea, ma sotto il profilo finanziario va anche peggio.

 

 

“Se è vero che crescono i ricavi, ancora di più crescono i costi e in particolare quelli riconducibili al costo del lavoro (+5,9%) e ad ammortamenti e svalutazioni (+11,7%)” spiega Andrea Samaja, senior partner di Pwc che in collaborazione con Arel ha realizzato la nona edizione di “ReportCalcio”, lo studio sul settore della Figc. “In particolare – prosegue l’esperto di Pwc – dopo 3 stagioni nelle quali il calcio professionistico aveva registrato un miglioramento delle performance economiche, nel corso della stagione 2017-2018 il risultato netto è significativamente peggiorato segnando un -37,8%”.

juventus

 

Tradotto: dal punto di vista finanziario, la situazione del calcio italiano resta critica con un indebitamento in continuo aumento e un livello complessivo che arriva a 4,27 miliardi (3,9 miliardi per la sola serie A). Per Samaja “occorre continuare a lavorare per aumentare i ricavi dei club italiani con particolare focus su quelli commerciali. Se questo significa, da un lato, continuare a investire efficacemente nella componente “sportiva” tradizionale come i vivai e le infrastrutture; dall’altro significa anche continuare a migliorare la qualità del modello manageriale del calcio e, in particolare, la sua capacità di gestire il rapporto con i tifosi/clienti”.

 

 

Sicuramente l’industria del pallone dovrebbe concentrarsi sulla sostenibilità del business che ogni anno si mostra più fragile. Basti pensare che nella stagione 2017-2018 (quella analizzata dal Report) i proprietari dei club professionistici hanno ricapitalizzato le loro società per 353,8 milioni di euro. Di più: negli ultimi sette anni, dalle casse delle proprietà sono usciti 2,4 miliardi di euro per ripianare debiti e perdite del pallone tricolore.

 

gravina foto mezzelani gmt 051

D’altra parte basta dare uno sguardo ai principali indicatori economico-finanziari per capire che il castello si regge su fondamenta fragili: i debiti delle serie A ammontano a 10 volte il patrimonio, una situazione praticamente insostenibile per qualunque azienda tradizionale. A creare più confusione è il dato relativo all’Ebitda, il margine operativo lordo: nello studio Figc-Pwc, il campionato italiano mostra una redditività pari a 815 milioni di euro, 4,7 volte i debiti. Una leva inferiore a 5, con i tassi a zero, non rappresenta una situazione troppo stressata sotto il profilo finanziario non fosse che nel calcolo dell’ebitda rientrano anche 717 milioni di plusvalenze senza le quali il debito sarebbe pari a 40 volte il margine. Insostenibile per chiunque.

 

Come a dire che senza il gioco della plusvalenze (spesso fittizie), la Serie A non sarebbe in alcun modo sostenibile. D’altra parte i diritti tv contribuiscono per il 40% al valore della produzione e le plusvalenze per il 23%. Lo stadio, tanto acclamato dagli addetti ai lavori, contribuisce per appena il 10% del totale (per il 12% nel caso della Juventus, la migliore delle italiane).

miccichè

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…