ARTSPIA STORY - MARINA ABRAMOVIC ANNUNCIA LA SUA PROSSIMA PERFORMANCE A LONDRA: “NOTHING”. 512 ORE IN CUI NON FARA' NIENTE. MA UN'ARTISTA NEWYORKESE L'ACCUSA DI PLAGIO. ANCHE LEI NEL 2006 FECE NIENTE. E IL CASO SCUOTE IL MONDO DELL'ARTE
Alessandra Mammì per Dagospia
Si può amare e odiare, ma non ci possiamo liberare di lei. Marina Abramovic è Art Star numero uno che scala le pagine dei giornali più importanti, sfida a testa alta lo showbiz internazionale, fa discutere tutto il web. E più gli anni passano, più ci si occupa di lei. Questa volta è il “Guardian” che lancia (e segue) la tormentosa storia della sua performance “Nothing” in programma l'11 giugno prossimo alla Serpentine Gallery di Londra, dove per 512 ore, dalle 10 del mattino alle 6 del pomeriggio, ogni giorno fino al 25 agosto, la madre di tutte le performance non farà assolutamente “niente”. “Solo io e il pubblico. Voglio dimostrare che si può fare arte anche con niente. Sarà la cosa più radicale della mia carriera”, dixit. Accolta con sincero e manifesto entusiasmo dal direttore Hans Ulrich Obrist, l'idea di “Nothing” è tutta nel titolo. Basta la parola “Marina” che già il visitatore palpita.
Come diceva Picasso al collezionista che contestava il prezzo di uno schizzo fatto in tre minuti : “Non sono tre minuti Sono tre minuti più trent'anni”. Lo stesso per Marina . A quel niente bisogna aggiungere decenni di torture che lei si è autoinflitta tagliuzzandosi con lamette, strappandosi i capelli, mangiando cipolle compulsivamente, camminando a piedi sull'intera Lunga Muraglia cinese, lascandosi stritolare dai serpenti, raschiando- pulendo- lucidando sanguinolente ossa e scheletri e (dopo tante sofferenze) finalmente raggiungendo saggezza. Tanta saggezza da volerla condividere con gli astanti in performance più quiete e silenziose. Perchè gli anni passano anche per una gigantessa serba come lei. Che nonostante ceda al botox ( ahi noi) alla mondanità, agli stilisti, ai photo call con attori fighi, mantiene intatta nei fedeli la forza del guru.
Moma : "The artist is present"
Dunque anche se Marina non farà “Nothing” la Serpentine già srotola il tappeto rosso. Ma a rovinar la festa arriva l'accusa di plagio. Sembra che a non far niente ma farlo artisticamente, avesse già pensato una collega: Mary Ellen Carroll artista concettuale newyorkese sconosciuta ai più. Non importa. Il copyright in zona anglo-americana è roba seria e a scendere in campo al fianco della Carroll è un distinto professore, storico dell'arte della City University newyorkese: David Joselit, autorità in campo di performance. Del resto Carroll s'impegnò molto di più a non fare “Niente”. Nel 2006 lei partì da New York con “nothing” tranne il passaporto e i vestiti che aveva indosso. E viaggiò così per sei settimane in Argentina scrivendo su un diario come si vive con niente.
Quello che contesta a Marina è averle strappato il titolo della performance, e l'idea di poter far arte con niente, non le modaltà del lavoro. Il suo fu più faticoso. Intanto Obrist si difende snocciolando gli esempi nobili del “Niente” in arte. Cage con il pezzo silenzioso del 1953, Yves Klein con la galleria vuota del 1950 , più di recente Gustav Metzger al Pompidou nel 2012 col titolo “Metzger non pensa niente”. E sul fancazzismo di genio, il web scatena una teorica polemica: “ Niente è arte o non è niente?”. Si apre dibattito.
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