bruno sammartino

ADDIO A BRUNO SAMMARTINO, “LO STALLONE ITALIANO” DEL WRESTLINGFIGLIO DI IMMIGRATI ABRUZZESI, ERA ARRIVATO NEGLI STATI UNITI DURANTE LA GUERRA - POVERO E DERISO PER LA SUA DIFFICOLTA’ A PARLARE INGLESE, SI DEDICO’ AL BODY BUILDING: E’ STATO IL CAMPIONE IN CARICA PIU’ LONGEVO DELLA WWE (11 ANNI) - LE SUE ESIBIZIONI FECERO 188 VOLTE IL TUTTO ESAURITO AL MADISON SQUARE GARDEN - VIDEO

 

 

Riccardo Bruno per www.corriere.it

bruno sammartino 9

 

Era il bravo ragazzo del vecchio wrestling, detto la «Leggenda vivente» o anche «l’Italiano forzuto». Bruno Sammartino è morto a 82 anni, dopo una malattia che lo ha costretto in ospedale negli ultimi due mesi. Scappato durante la Guerra da Pizzoferrato, in Abruzzo, aveva raggiunto il padre negli Stati Uniti, a Pittsburgh.

 

bruno sammartino

Figlio di immigrati, povero e deriso per non parlare bene l’inglese, si era dedicato al body building e poi alla lotta. Il 17 maggio 1963, nel vecchio Madison Square Garden, di fronte a ventimila spettatori, sconfisse dopo appena 48 secondi Buddy Rogers e divenne il secondo campione di sempre della World wrestling federation, poi diventata Wwe.

 

bruno sammartino e arnold schwarzenegger

FORZA E CARISMA

Sammartino, «lo stallone italiano», rappresentava l’immagine del ragazzo perbene che ce l’aveva fatta, che sul ring eliminava uno dopo l’altro i cattivi di turno, Killer Kowalki, Gorilla Monsoon, George «the Animal», fino a Larry Zbysco, l’allievo che osò sfidare il maestro. Sammartino è stato per un totale di 4.040 giorni, undici anni divisi in due periodi, il numero uno della World wrestling federation nella categoria pesi massimi, lui che era alto un metro e 78 e nella sua carriera oscillò tra i 111 e i 129 chili.

bruno sammartino e andre the giant

 

«Era una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, nella vita e nel lavoro — ha commentato Vince McMahon, il presidente della Wwe (World wrestling entertainment) —. Ha dimostrato che con l’impegno e il duro lavoro si possono superare anche le circostanze più difficili. Ci mancherà».

bruno sammartino 8

 

Era quello che nel gergo dei lottatori chiamano un «brawler», un attaccabrighe, capace di eseguire mosse che richiedono grande forza fisica, a cui aggiungeva quell’irresistibile carisma. Quando c’era lui a combattere lo spettacolo era assicurato e si contano 188 volte in cui il Madison Square Garden fece il tutto esaurito.

 

«Era l’interprete del sogno americano — lo ha ricordato l’allievo e rivale Larry Zbyszko —. Era un ragazzo sincero , la gente lo capiva e credeva in lui». Il 9 agosto 1980 Sammartino e Zbyszko si confrontarono in un indimenticabile sfida dentro una gabbia. Vinse il wrestler di origine italiana. «Per vent’anni la gente mi ha odiato per quell’incontro» ha ricordato Zbyszko.

bruno sammartino 7

 

HALL OF FAME

Sammartino chiuse la carriera nel 1987, in un mondo che era già profondamente cambiato. Non gli piaceva il nuovo modo di sceneggiare i match, con meno azione e più parole, ma anche l’invasione di droghe e sostanze illecite. Diventato commentatore televisivo, aveva ingaggiato una dura battaglia contro i vertici della Federazione, ricomposta solo nel 2013.

 

Sammartino, dopo tanti rifiuti, accettò di entrare nella Hall of Fame della Wwe, presentato dal suo grande amico Arnold Schwarzenegger. «È la cosa più importante della mia vita — disse commosso in occasione della cerimonia —. Qui al Madison Square Garden ho lottato per più di duecento volte e ho sollevato Haystacks Calhoun, un gigante di 280 chili».

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