1. LA JUVENTUS E I SUOI AGNELLINI. PERDONANO SOLO FUORI DAL CAMPO E SOLO QUANDO NON COSTA NIENTE FARLO (LUCIANONE MOGGI È COSTATO MOLTO QUANDO ERA IMPERDONABILE) 2. ALLEGRI E COMPAGNI SI LIBERANO DELLA LAZIO CON IL MINIMO INDISPENSABILE, CHE È POI IL LORO MASSIMO, PAUL POGBA E CARLOS TEVEZ. DUE FENOMENI CHE NON RIPOSANO MAI 3. ALLA ROMA BASTA MEZZ’ORA DI CALCIO, UN MANOLAS LESTO DIETRO, UN NAINGOO ARRAPATO IN MEZZO E UN LJAJIC ISPIRATISSIMO DAVANTI, CON NONNO COLE CHE STA NELLA BOLGIA SANGUE E ARENA DI BERGAMO, COME L’AVESSE INVITATO LA REGINA PER UN THÈ A BUCKINGHAM PALACE, PER RIMONTARE E PORTARE A CASA TRE PUNTI AL PLATINO CONTRO UN’ATALANTA CHE È POCA ROBA, NON APPENA SI ESTINGUONO I DUE ASSATANATI NANETTI DAVANTI 4. PER ENTRAMBE SI ASPETTANO CONFERME, TRA MARTEDÌ E MERCOLEDÌ, TRA RUSSIA E SVEZIA

Giancarlo Dotto per Dagospia

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La Juventus e i suoi Agnelli. Perdonano solo fuori dal campo e solo quando non costa niente farlo (Moggi è costato molto quando era imperdonabile). Arrivano all’Olimpico e sanno di avere la Roma addosso. Ma panico zero. Si liberano della Lazio con il minimo indispensabile, che è poi il loro massimo, Paul Pogba e Carlos Tevez. Due fenomeni che non riposano mai. E’ più che mai, nella testa e dunque nelle gambe, al di là dei moduli, la Juve di Antonio Conte. Max Allegri, volpe di campagna, arriva con la sua faccia un po’ così, come già aveva fatto con il Milan di Ancelotti, sfruttando la scia del Leccese Furioso. Insomma, solo e sempre Juventus e Roma. A dividerle c’è solo l’exploit torinese del Rocchi Horror Show.

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Bene anche la Roma. Ci si consegna meglio al freezer di Mosca, meno dieci, lasciando alle spalle Bergamo alta e pure quella bassa che impreca. E sì che le cose s’erano messe subito male per la banda di Garcia. Da non crederci. Sei mai stato quel tipo di bastardo che invece di aiutare il nonnino ad attraversare la strada lo passa in tromba per arrivare prima di lui allo sportello che regala il pacco dono per Natale e dopo gli fa pure la pernacchia?

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L’infame, nel senso manzoniano, è Raimondi, mica Ronaldo, con nonno Cole, il trombato, che sta nella bolgia sangue e arena di Bergamo, come l’avesse invitato Elizabeth Queen per un thè a Buckingham Palace. Alla Roma basta mezz’ora di calcio, un Manolas lesto dietro, un Naingoo arrapato in mezzo e un Ljajic ispiratissimo davanti per rimontare e portare a casa tre punti al platino contro un’Atalanta che è poca roba, non appena si estinguono i due assatanati nanetti davanti.

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La buona notizia è che puoi farcela, anche senza avere sette titolari su undici, perché tali sono Maicon, Balzaretti, Castan, Strootman, Keita, Gervinho e Totti, e che dunque c’è tanta rosa per le tante spine.  

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Per entrambe si aspettano conferme, tra martedì e mercoledì, tra Russia e Svezia, oltre il cortile di casa.

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