"MI DISPIACE PER FONSECA. HA CERCATO DI RISOLVERE PROBLEMI CHE NON HA PORTATO LUI. E CHE CI SONO ANCORA" - ANDRIY SHEVCHENKO PUNZECCHIA LA DIRIGENZA E I GIOCATORI DEL MILAN PER GLI ALTI E BASSI DELLA SQUADRA: "CONCEIÇAO HA DATO UN'INIEZIONE DI ENERGIA. MA LA SQUADRA NON HA CONTINUITÀ. LEAO? NON È UN LEADER: LO PUÒ DIVENTARE SE SI PRENDE LA RESPONSABILITÀ. IL PUNTO È: LA VUOLE?" - "I DERBY VINTI QUEST'ANNO? IL MILAN HA POTENZIALITÀ MA MANCA QUALCOSA…"
Estratto del'articolo di Giulia Zonca per “la Stampa”
Burrata e pomodori, sul piatto di Andriy Shevchenko c'è un pezzo di Italia pure a migliaia di chilometri e di pensieri di distanza. Visto da Kiev, il nostro campionato è il pezzo di un'altra vita, ma il calcio è una risorsa per il presidente della Federcalcio ucraina che è anche consigliere di Zelensky e guardare altrove, al prossimo derby di Milano, è una piccola tregua.
Il Milan di Ibrahimovic vive un campionato confuso.
«So poche cose, da persona che vuole bene al Milan mi spiace per Paulo Fonseca, un uomo che conosco e che ha sempre dimostrato grande correttezza, un interprete di valori, come si è ben visto. Qui, in Ucraina, ha fatto bene e credo che pure al Milan abbia lasciato l'idea del suo lavoro. Mi pare abbia cercato di dare il meglio per risolvere problemi che non ha portato lui. E che ci sono ancora».
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Quindi lei non lo avrebbe esonerato?
«Qualcosa non ha funzionato e la pagina ormai è stata girata, guardiamo avanti. Mi auguro che la svolta serva. Conceiçao in Supercoppa ha dato un'iniezione di energia, ha fatto leva sulla grinta, ma il Milan, come si è visto anche in campionato con la Juve e poi in Champions, non ha continuità. Anche Fonseca ha vinto casa del Real Madrid, senza riuscire a stabilire un livello».
[…] Un giocatore di talento come Leao può davvero essere un problema?
«Sempre le stesse cose... Se Leao vuole essere un giocatore importante e segnare la storia del Milan deve dare tanto di più. La qualità non si discute, ma non è un leader: lo può diventare se si prende la responsabilità. Il punto è: la vuole?».
I derby milanesi di recente hanno definito le traiettorie di Inter e Milan, probabilmente hanno deciso il destino di Pioli e in questa stagione due successi dello scostante Milan contro un'Inter sempre più convinta. Cortocircuito?
«Significa che adesso il Milan ha la potenzialità di una squadra forte, due derby così non li porti a casa per fortuna. Eppure, lì sopra non si è costruito. Manca qualcosa».
Il carattere?
«No, senza non batti questa Inter. Servono la determinazione e l'abnegazione. L'impegno a prescindere e la capacità di soffrire in certi confronti».
Fonseca ha cercato di punire i giocatori per coinvolgerli. Ha senso?
«Ogni tecnico ha un'impostazione, discuterla è sempre inutile. Resta che il calcio è semplice».
Ha ragione Allegri?
«Sul gioco non so, su ciò che c'è intorno di sicuro. È ancora più semplice se giochi per il Milan e la passeggiata in partita non è accettabile, la pressione esiste ogni volta che scendi in campo e dovresti desiderare solo quello che hai davanti. Al Milan, all'Inter, alla Juve hai l'attenzione, il contesto migliore, lo stadio pieno che aspetta te. Che cosa vuoi di più? È la bellezza assoluta. Se sei un campione, è la condizione perfetta: gioca e dimostra. Basta. Semplice».
Davvero ci sono situazioni in cui le squadre intere giocano contro l'allenatore o è solo una frase vuota che si ripete?
«Se veramente succede, allora significa che proprio non va. Ma si dirà sempre così, è il riassunto più facile. L'unica certezza è che se ci sono i risultati questa definizione non esce. Ancora: semplice». […]
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