ARTSPIA - ARTISTI AFRICANI, GALLERIE OCCIDENTALI PIU' IL SUPPORTO DI SAATCHI. L'AFRICA E' PRONTA A CONQUISTARE IL MERCATO E A LONDRA HA VOLUTO UNA FIERA TUTTA SUA
Alessandra Mammiì per Dago-art
Londra. Non c'è che dire, 1:54 (come i cinquantaquattro stati che sono qui rappresentati) ,la fiera tutta africana nella locationtutta inglese (Somerset House) colpisce parecchio l'immaginazione del visitatore e del collezionista. Il quale, se è accorto, ha già capito che il margine di crescita delle opere qui è alto, che il prodotto è già lanciato e che Saatchi non per caso ha messo in scena nella sua galleria di King's Road quella bella mostra "Pangea" dove gli africani son parecchio più potenti dei latini.
In più, a nessuno sfugge che la prossima Biennale guidata dal nero militante, politico e ben informato Okwui Enwezor avrà un occhio attento su la scena artistica del continente e che da allora ( maggio 2015) gli artisti africani più giovani avranno il loro posto al sole nell Art system globale.
E poi basta gironzolare per la fiera. Ci sono gallerie che arrivano dal Kenya e dal Sud Africa, ma la maggior parte degli stand parla francese, inglese, tedesco e persino italiano (Primo Marella ad esempio o i bresciani di A Palazzo ).
Del resto c'è tanta di quella vitalità e invenzione, ironia insieme a denuncia politica, talento artigianale e progetto concettuale che non è difficile capire che molti di questi artisti hanno già spiccato il volo.
I bollini rossi non mancano. I collezionisti in giro neanche. E la fiera non ha affatto un sapore etnico. Anzi dal layout firmato (allestimento dell’archistar britannica di origini del Ghana David Adjaye) alla direzione artistica (Koyo Kouoh, che ha lavorato per Documenta) fino all'ideazione (Touria El Glaoui, figlia del celebre artista marocchino Hassan El Glaoui) trasuda professionalità e strategia. Nel firmamento del mercato internazionale non è nata una stella, ma una costellazione.