WHY ALWAYS BALO? – SUPERMARIO, IMMARCABILE ANCHE FUORI DAL CAMPO: RIFIUTA IL RUOLO DI SIMBOLO ANTI-CAMORRA E POI LITIGA CON UN OPERATORE MEDIASET

Alessandro Bocci per "Il Corriere della Sera"

Immarcabile. In campo e, purtroppo, fuori. Mario Balotelli, sempre lui, il più mediatico tra gli azzurri, nel bene ma spesso nel male. Sabato, dopo la gastroenterite acuta con vomito, febbre e diarrea, sembrava uno straccio. Ieri mattina sullo stesso campo di Coverciano è entrato dentro la partitella a ranghi contrapposti come una furia: ha subito recuperato palla con un tackle in scivolata e al secondo tocco, con un tiro angolato, ha fatto gol a Marchetti. «Sta meglio, è in ripresa», ha sorriso Prandelli.

Ma quello che ha fatto prima di scendere in campo non è stato altrettanto divertente. Alle 10 del mattino, dopo la colazione, ha postato un tweet che ha scatenato un polverone. Non è stato un cinguettio d'amore, come quelli degli ultimi giorni. Balotelli ha pubblicato la foto della prima pagina della Gazzetta dello Sport con il titolo «Mario sta male, ma è un simbolo e a Napoli ci sarà». Il commento, accanto all'immagine, è stato asciutto e crudo.

«Questo lo dite voi, vengo perché il calcio è bello e tutti devono giocarlo dove vogliono e poi c'è la partita». Come dire: non sono un simbolo di questa battaglia, di nessuna battaglia. Come si sentiranno i ragazzi della Nuova Quarto per la legalità, la squadra anti camorra, che oggi abbracceranno la nazionale e stringeranno la mano al campione? La linea della difesa è semplice: Mario non intendeva fare un assist ai camorristi (ci mancherebbe altro), ma ribadire che il suo mestiere è quello di calciatore e che non vuole essere usato per questioni più grandi di lui.

Anche così fosse, perché quel tweet, sbagliato nei tempi e nei modi? Oggi la nazionale visita un paesino che porta i segni della criminalità e ne paga ancora le conseguenze. Nella migliore delle ipotesi quella di Balotelli è una grave leggerezza. Diciamo che, in attesa dell'Armenia, ha fatto un altro gol nella porta sbagliata. Non si vive di sole Ferrari e creste. Serve di più. Specialmente dopo quel blitz a Scampia 17 mesi fa, a fianco dei camorristi. Una leggerezza, fu detto. Un fardello. Ora aveva l'occasione di farsi perdonare.

Quel tweet invece alimenta solo nuove polemiche. C'è chi dice che abbia risposto così per paura dei vecchi amici. Un'ipotesi, magari sbagliata, ma giustificata dal suo messaggio.
Resta il fatto che Napoli non evoca al campione ricordi graditi. Ieri, salendo sul Frecciarossa alla stazione di Firenze, non solo era l'unico in maniche di camicia (non il massimo per chi è stato ammalato), ma sembrava più rabbuiato del solito. Oggi lo aspetta la visita a Quarto, domani sera la partita al San Paolo con il rischio di sfottò. Non solo.

All'arrivo, nonostante l'accoglienza di circa 500 tifosi entusiasti che hanno paralizzato la stazione mettendo in difficoltà le forze dell'ordine, Balotelli si è fatto notare per qualcosa di negativo. Forse innervosito per la ressa e gli spintoni, se l'è presa con un operatore di Mediaset. Gli è andato contro, ha tentato di buttare a terra la telecamera aggrappandosi alla cinghia e poi ha rotto il microfono.

Sembrava volesse proprio litigare. Poi è intervenuta la Digos e tutto si è calmato. Napoli è anche la città di Raffaella Fico, la sua ex fidanzata, la madre della piccola Pia, la bimba che il campione non ha riconosciuto. Il calcio, in questa storia, è quasi un dettaglio. Ma lui deve ripartire proprio dal campo. Prandelli vorrebbe che si concentrasse sulla partita. Se sabato le possibilità che il milanista recuperasse per l'Armenia erano minime, ora sono considerevolmente aumentate.

Balo è tornato ad allenarsi in gruppo. Due gol in partitella sono il suo biglietto da visita. Non ha ancora i 90 minuti sulle gambe, ma se anche oggi migliorerà, la sua presenza non sarà in discussione. In preallarme c'è Osvaldo, l'altro bad boy, che in Danimarca ha fatto bene la sua parte. Sgomita pure Gilardino. Ma c'è voglia di Balotelli anche per verificare come ha reagito agli ultimi giorni tumultuosi, dagli insulti all'arbitro Banti alla fine di Milan-Napoli sino alle uscite sguaiate in nazionale.

 

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