beccalossi califano

“CALIFANO? FACEVAMO L’ALBA ALL’AUTOGRILL. OGNI DUE GIORNI DICEVA: HO TROVATO LA FIDANZATA GIUSTA” – L’EX INTER EVARISTO BECCALOSSI RACCONTA IL SUO RAPPORTO COL "CALIFFO" (“SI PORTO' LE MIE FOTO IN CARCERE”) E IL FINTO INFORTUNIO PER CORRERE DAL SUO IDOLO VILLENEUVE – I DUE RIGORI SBAGLIATI CON LO SLOVAN BRATISLAVA E ALTOBELLI "VESTITO DA FIGLIO DEI FIORI“ - HANSI MÜLLER’ PARAGONATO A UNA SEDIA (“LUI ERA BELLOCCIO E LA SERA SFRUTTAVO LA SUA SCIA”) - LA STORIA DEL GATTO NERO CHE GLI ATTRAVERSÒ LA STRADA E LUI… - VIDEO

 

Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

evaristo beccalossi

Evaristo Beccalossi, ma davvero dopo che un gatto nero le attraversò la strada a Campitello Matese, lei fermò l’auto e aspettò un’ora che ne passasse un’altra?

«Ero in anticipo e sono rimasto lì a fumare e a guardare il panorama. Dopo un’ora è arrivata un’Ape e sono potuto ripartire. È un classico esempio del mio non-ragionare».

 

(...)

Il nome da dove arriva?

«L’ho ereditato da un nonno. Quando sono arrivato a Milano avevo il complesso del nome strano e del cognome lungo. In mezzo ai monumenti mi dicevo “ma dove vado?”. Però Corso, Suarez, Mazzola mi hanno adottato».

 

In amichevole fece in tempo a sostituire Mazzola.

«Non ci eravamo lasciati bene, ma di recente l’ho ringraziato per avermi portato all’Inter: mi sono tirato via le negatività e sentito meglio».

 

Era una sua specialità?

«Sì, ancora oggi mi butto nei progetti, ho fiducia nel futuro e nei giovani che devono sfruttare le opportunità. Io sono partito dal paesello, pensavo di tornarci ma dopo quarant’anni sono ancora qua a Milano e lasciato il calcio ho lavorato quindici anni alla Sony. Questa città mi ha aperto il carattere, mi dà gioia».

evaristo beccalossi

 

La sua prima Milano?

«Era quella del Derby, inteso come il locale, quella di Gaber, Jannacci, Paolo Rossi e poi Beppe Viola: gli dicevo di parlarmi lentamente, io avevo la terza media».

 

«È meglio giocare con una sedia che con Hansi Müller» lo ha detto davvero?

«Sì. Poco tempo fa lui mi ha telefonato: “Sono il tuo cucumer ”, mi ha detto, perché lo chiamavo così. Grande personaggio, ma non tutto funzionava in campo. Però andavamo d’accordo: era un bel ragazzo e sfruttavo la sua scia».

 

Ricorda ancora il primo incontro con Altobelli?

evaristo beccalossi

«Come no? Terrificante. Era vestito da figlio dei fiori. Ma poi è stato troppo bello: vivevamo in simbiosi, mai provato uno schema, eppure ci studiavano per capire i nostri scambi».

 

È vero che Bersellini la tenne in ritiro, da solo?

«Io, lui e il preparatore. Uscivo in cerca di cibo, oliavo la porta della cucina, perché non cigolasse. Ma una sera mi ritrovo una torcia e una pistola puntate addosso: era il custode, ma che spavento».

 

Le multe fioccavano?

«Sì, ma almeno per un paio ne valeva la pena. Ho detto che avevo un dolorino e sono andato a Monza per conoscere il mio idolo Villeneuve, sono entrato nella sua Ferrari, ho pranzato con lui. I motori erano la mia passione, ho anche incontrato Enzo Ferrari: accanto a questo omone con gli occhiali scuri e un alone di carisma c’ero io, coi capelli alla Cocciante/Branduardi. Mi vengono ancora i brividi».

 

E l’altra multa?

«Ero al Giro d’Italia nell’ammiraglia che seguiva il mio amico Visentini: pioveva e dovevo controllare i numeri dei corridori, che li nascondevano».

evaristo beccalossi

 

Come convinse Radice a far allenare con l’Inter il suo amico Enrico Ruggeri?

«Pura incoscienza. Come quando ho firmato il primo contratto in bianco con l’Inter, vedi mai che ci ripensassero. Comunque Ruggeri se la cavò, segnò pure un gol: ancora oggi vuole sapere se lo abbiamo lasciato fare o no. La verità? Non me lo ricordo».

 

Ha rimpianti?

«No, anzi. Mi dicevano sei il più forte di tutti, fai vita sana, conservati. Ma per me era tutto bello: battere la Juve, sfidare grandi campioni, andare dal salumiere interista dopo il derby per farmi dare il prosciutto buono, il benzinaio milanista da sfottere».

 

Anche dai famosi due rigori sbagliati con lo Slovan ricavò qualcosa di bello, grazie a Paolo Rossi, l’attore.

«Pensi che avevo paura di perdere l’affetto dei tifosi, che con me erano speciali, invece sono tornato a San Siro dopo 15 giorni e mi hanno accolto come se non fosse successo niente. Indimenticabile».

selfie enrico ruggeri abatantuono beccalossi

 

Lei coccolava il pallone come diceva l’avvocato Prisco?

«Sì, ma i compagni spesso sacramentavano perché non correvo: io preferivo i leader silenziosi come Oriali. Comunque nelle difficoltà mi esaltavo, ho fatto fuori due psicologhe prima di capirlo: a Genova era tutto perfetto e per questo non rendevo».

 

Ha visto nascere la coppia Vialli-Mancini. Com’erano?

«Con Luca ho vissuto un anno a Bogliasco, poi non ci siamo mai persi di vista e ci siamo ritrovati in azzurro. Mi manca molto, ma i messaggi che ci scambiavamo preferisco tenerli per me. Mancio era già carismatico, ma meno sgamato e più simile a me: io tenevo i capelli lunghi per timidezza, quasi un modo per nascondermi».

 

Una fragilità da artista: fu anche quello il punto di incontro con Califano?

«Quando ci siamo conosciuti mi disse che aveva le mie foto in carcere. Veniva a trovarmi a Brescia e voleva sempre tirare mattino, ma l’unico locale aperto era l’autogrill di Dalmine, quello sopraelevato: guardavamo le macchine che passavano fino all’alba».

 

E i momenti di festa?

franco califano

«Ogni volta, anche a distanza di pochi giorni, mi presentava una fidanzata diversa e mi diceva “Becca questa è quella giusta”. Ho saputo della sua morte da Edoardo Vianello: il Califfo aveva lasciato un biglietto in cui diceva di avvertirmi».

 

È stato in Cina per la Figc e agli ultimi due Mondiali con la Fifa. Cosa le manca?

«Il sogno sarebbe fare qualcosa alla casa madre: l’Inter».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

salvini romeo

DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI FINE 2024 - EX FEDELISSIMO DEL “CAPITONE”, È STATO L’UNICO A ESPORSI CONTRO IL SEGRETARIO, E OTTENERE LA LEADERSHIP IN LOMBARDIA – DOPO LA SUA SFIDA VINTA, ANCHE FEDRIGA È USCITO ALLO SCOPERTO CANNONEGGIANDO CONTRO L’EVENTUALE RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE - CHE SUCCEDERÀ AL CONGRESSO? NIENTE: SALVINI HA IN MANO LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI, E L’ASSEMBLEA AVRÀ CARATTERE PROGRAMMATICO. MA LA DISSIDENZA CRESCE…

trump musk bitcoin

DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE DI TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE -NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…