BOLT E’ UN LAMPO ANCHE NEI 200 METRI - MAI NESSUNO COME LUI: DECIMO ORO MONDIALE - MA BASTA UN CAMERAN SU UN SEGWAY PER SEGARGLI LE GAMBE PER FARLO RUZZOLARE
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Curioso episodio sulla pista dei Mondiali di Pechino. Usain Bolt, mentre festeggiava il successo nella finale mondiale dei 200, è stato urtato da un cameraman che viaggiava su un monopattino elettrico tentando di riprenderlo. I due sono volati a terra, Bolt si è poi rialzato facendo una specie di capriola e, sorridendo, è andato a sincerarsi delle condizioni dell’altro, che era dolorante. Poi i due si sono stretti la mano.
Giulia Zonca per Lastampa.it
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Decimo oro mondiale per Usain Bolt. Ribatte Gatlin nei 200 metri e stavolta per distacco: il giamaicano firma un 19”55 contro il 19”74 del rivale. Questo è il quarto titolo consecutivo sulla distanza. Non ci sono più aggettivi per descriverlo, tranne quelli che stanno nel suo nome. Lettera per lettera.
Unico. Non esiste un altro atleta come lui e di certo ha tutto il diritto di stare sul podio dei migliori sportivi di sempre. Ha stravolto il tempo, la velocità, il concetto stesso di record ed è andato oltre ogni scenario possibile. Quando lui corre, semplicemente, può succedere di tutto. Ed è già successo parecchio.
Spavaldo. Sa da sempre di essere forte. Prima Olimpiade nel 2004 e già si qualificava come futura stella. Con ogni diritto. Dopo il record del mondo nei 100, quello di New York, nel 2008, ha subito avvertito: «Non sarà l’unico primato». Lo ha ritoccato, meglio spremuto, due volte. E siamo arrivati a 9”58. Operazione ripetuta anche nei 200 con due record che lo hanno portato a uno stratosferico 19”19. Eppure è proprio questo il tempo che vorrebbe limare prima di chiudere la carriera.
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Alternativo. Un tizio alto che corre, un ragazzo che fa ridere il pubblico invece di mostrare i muscoli. Ora è semplice vedere in Bolt la descrizione del velocista ma all’inizio nessuno lo considerava tale tranne il suo allenatore.
Invincibile. Ci provano dal 2008 e non lo fermano mai. Ai Mondiali e alle Olimpiadi ha mancato un solo oro, nel 2011, però lo ha fermato una falsa partenza. Nessuno lo ha battuto nelle grandi competizioni e un paio di sconfitte nei meeting non fanno testo.
Nuovo. E’ aria fresca e speriamo resti pura o si finisce tutti intossicati.
Banale. Non si può chiedere all’uomo più veloce del mondo, alla leggenda dell’atletica, di dire anche frasi da ricordare. E’ talmente straordinario quello che fa che non c’è bisogno di aggiungere parole.
Ozioso. Non pigro, non può permetterselo e poi qui ha fatto capire che è disposto a faticare parecchio per ottenere i risultati che vuole, ma gli piace staccare la spina. Entra in modalità riposo totale tra un’impresa e l’altra e forse è così resta carico. L’unico rischio è prenderci gusto e faticare a riattivarsi, sembrava che fosse questo il problema del 2015 ma si è ritrasformato in fenomeno nel momento ideale.
Lampante. Giusto per giocare con il suo nome: Bolt, lampo, Lightning Bolt l’etichetta. E per traslare a un vocabolo italiano anche lampante, evidente, naturalmente brillante. Talento puro.
Tosto. A Pechino lo davano per battuto e ha fregato Gatlin. Due volte. A Londra lo davano in calo e ha vinto tre ori con tempi straordinari e sempre facendo leva sulla testa prima che sui muscoli.