C’E’ LO STRESS DIETRO L’ARITMIA DI MALAGÒ? “PER QUALCHE SETTIMANA SONO STATO A RISCHIO DI ICTUS MA ORA SONO FUORI PERICOLO” – E’ STATO UN BIENNIO DURISSIMO PER MEGALO’ CONSIDERANDO LA GUERRA CON SPORT E SALUTE, LE SPEDIZIONI OLIMPICHE E I PROBLEMI LEGATI ALLA PANDEMIA – LA LETTERA DEL CAPO DELLO SPORT ALLA VEZZALI: "LE SOCIETA' ASPETTANO UN AIUTO"
Gianluca Cordella per "il Messaggero"
«Ho rischiato l'ictus, ora per fortuna sono fuori pericolo. Non potevo non dirvelo: siete la mia famiglia». La verità di Giovanni Malagò scuote il Consiglio e la Giunta nazionale del Coni. A poco più di due settimane dal via delle Olimpiadi di Pechino, il presidente ha raccontato a Palazzo H i momenti di paura trascorsi durante le festività natalizie.
Motivo: una complicazione cardiaca scoperta per caso e che avrebbe potuto generare una serie di complicazioni pericolose. «La sera del 24 dicembre sono andato a fare un piccolo intervento programmato in day hospital all'occhio e i medici hanno scoperto che avevo un'aritmia atriale.
È una fibrillazione molto comune, che normalmente si sente ma siccome io sono brachicardico non l'ho mai sentita - ha raccontato il numero uno dello sport italiano - Mi hanno detto che per qualche settimana sono stato a rischio di trombo, di ictus, l'ho capito quando al termine mi hanno fatto elettrocardiogramma a raffica. Mi hanno prescritto dei farmaci, sono tornato dopo qualche giorno di riposo a Sabaudia e la diagnosi è stata confermata».
Da allora il presidente è stato tenuto sotto osservazione, l'ultimo controllo sabato scorso. «Mi è andata bene, sono fuori pericolo» ha annunciato Malagò, sottolineando come adesso sia importante capire l'origine del problema. «Al 75% è un sovraccarico di stress, al 24% può essere un problema di coronarie, all'1% poteva essere una miocardite da vaccino ma è stata esclusa dagli esami. Quindi ho fatto bene a fare la terza dose».
L'ALLARME Percentuali a parte, la pista dello stress ha una forte base di razionalità, considerando il biennio durissimo affrontato dallo sport tutto, che come tanti altri settori è stato fortemente provato dalla pandemia mondiale. Una crisi che qualche mese fa sembrava poter mollare un minimo la presa e che, al contrario, adesso si sta riproponendo in tutta la sua veemenza.
Ragion per cui ieri lo stesso Malagò ha annunciato la volontà di inviare una lettera alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali per chiedere sostegno, alla luce del «grido di dolore e di allarme di società professionistiche e di base che si aspettano un supporto coi ristori e che si trovano sul baratro con il rischio di non farcela».
«Tutti hanno bisogno di aiuto, più grande sei e più problemi hai, a cominciare dalle squadre di calcio - ha spiegato Malagò -. Si devono dare criteri e vincoli sul supporto e l'aiuto. Oggi c'è oggettivamente la possibilità per ottenere sgravi fiscali che è già qualcosa. C'è poi il tema caro bollette, molte società o non riaprono o rischiano di chiudere».
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In questo clima l'Italia si appresta a vivere le Olimpiadi invernali di Pechino, con obiettivi importanti e ricordi - quelli di Tokyo - che lo sono ancora di più. L'obiettivo è fare meglio di Pyeongchang dove gli azzurri chiusero con 10 medaglie, tra cui 3 ori. «Sul numero mi sento tranquillo, sugli ori non è preventivabile perché parliamo di gare che si vincono o si perdono sui centesimi», ha spiegato il presidente, che guiderà una spedizione anche numericamente simile: 122 atleti in Sudcorea, contro i 119 attuali, «aspettando le quote di riallocazione, tra Covid e infortuni». Già, quel Covid che anche in Cina vieterà l'ingresso agli spettatori. «Era preventivabile, ma quello che conta è che le Olimpiadi ci saranno».
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